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La sindrome della capanna. Cos’è e come fronteggiarla al meglio

La sindrome della capanna o del prigioniero è un misto di paura e insicurezza, tristezza e ansia per il cambiamento che dobbiamo affrontare. È la paura di uscire di casa e riprendere la normalità. Non è un disturbo vero e proprio ma un malessere temporaneo, da tenere però sotto controllo.
| 17 Luglio 2021 | ATTUALITÀ, SALUTE

Questa pandemia ci ha cambiato, è inutile negarlo. Chi più chi meno, certamente, ma  siamo stati tutti sottoposti a divieti e a strategie comportamentali che hanno limitato i nostri spostamenti e per alcuni hanno prodotto dei veri cambiamenti di stile di vita, lavorativa e non.

Molti di noi sono piano piano riusciti a riprendere una normalità, ma secondo gli esperti l’effetto collaterale comune alla maggior parte delle persone è quella che è stata definita “sindrome della capanna o del prigioniero”.

Vediamo insieme come si manifesta, le cause e i consigli degli esperti per fronteggiarla al meglio.

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La sindrome della capanna è la paura di uscire e lasciare la propria casa, il luogo che fino ad ora ci ha fatto sentire al sicuro, protetti da contatti sociali e soprattutto dal virus.

Come si manifesta?

Attraverso ansia, depressione, angoscia, diminuzione della motivazione, disturbi del sonno e tendenza all’irascibilità. Ovviamente non in tutti, ma soprattutto in persone che hanno difficoltà a gestire i cambiamenti, persone già prima ansiose o ipocondriache e persone che in generale soffrivano di altri disturbi psichiatrici. In più si aggiunge una sorta di timore legato al pensiero di non riuscire a riprendere il ritmo e le sembianze della normalità. Anche se, nella mia pratica clinica quotidiana di psicoterapeuta, ho visto manifestarsi questa sindrome in persone che non avevano mai presentato alcun sintomo simile prima d’ora.

Le cause

Le cause le conosciamo bene: smart working, chiusura forzata, limitazioni delle relazioni sociali esterne. Quando ci si abitua a una routine, ci si culla in quella che viene definita “zona di comfort” che garantisce tranquillità e sicurezza. Il dover uscire da questo rifugio, invece, genera sensazioni di incertezza, che la nostra mente tende ad evitare.

Come fronteggiarla

Ecco alcuni rimedi:

1. Uno dei rimedi per contrastare la Sindrome della capanna è considerarla una risposta normale ad una situazione eccezionale che abbiamo vissuto e a cui non eravamo affatto preparati.

2. Riprendere ad uscire ed esporsi gradualmente alle situazioni temute, seppur con delle attenzioni, usando le mascherine ove previsto e necessario, può rappresentare un utile aiuto a tornare alla normalità.

3. Ripensare le proprie paure e preoccupazioni. La paura è un’emozione comprensibile, ma quando è eccessiva, alla base ci sono considerazioni non sempre realistiche. Un’attenzione ai propri pensieri, dunque, può aiutarci ad uscirne. Attenzione senza giudizio o critica, ma anzi con un atteggiamento di cura e maggior compassione verso se stessi. Annotare anche le proprie preoccupazioni  e rileggerle è un modo per aumentare la consapevolezza e riportarci al momento presente (qui ed ora) invece di pre-occuparci di qualcosa che deve ancora accadere e non sappiamo se davvero accadrà.

Riporto uno studio della Boston University School of Public Health (pubblicato da Jama) che ha evidenziato un aumento significativo nel numero di adulti americani con sintomi depressivi dall’inizio della pandemia negli Stati Uniti (dall’8,5% iniziale al 27,8 di metà aprile).

Quindi bisogna fare attenzione ai sintomi e se persistono, non esitare a contattare uno specialista per affrontarli insieme prima che diventino un disturbo vero e proprio.

Uscire dalla capanna sì, ma consapevoli di essere diversi da prima, e consapevoli che quello  che vedremo intorno a noi non sarà più lo stesso. Far finta di niente non ci aiuterà a star meglio.

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