COME LE E’ NATA LA PASSIONE PER LA PITTURA?
La passione per i colori penso sia nata fin da quando ero piccolo. Da bambino mi fermavo stupito di fronte a un negozio di Caravaggio – la cittadina dove sono nato e in cui ho sempre vissuto – che esponeva in vetrina una gamma variopinta di colori.
CHI HA SCOPERTO PER PRIMO LA SUA PREDISPOSIZIONE ARTISTICA?
Prima di tutti sicuramente i miei genitori. Ho poi avuto la fortuna di avere come mio primo maestro Trento Longaretti, che fu il mio insegnante di educazione artistica negli anni delle scuole medie. Pur avendo sempre apprezzato la sua pittura ed aver mantenuto fino all’ultimo i contatti con lui, tanto che gli feci visita nel suo studio di Bergamo anche pochi mesi prima della sua scomparsa, devo dire che fin dagli inizi ho sempre perseguito una mia dipendenza creativa: a pensarci bene non mi sono mai sentito affine a niente e a nessuno. Come molti artisti della mia generazione, ammetto che inizialmente anch’io ero attratto dall’epopea e dai colori dei grandi impressionisti di Parigi; ma più dei soggetti dei loro quadri, era proprio l’uso che quei maestri facevano del colore ad affascinarmi. La mia produzione di quegli anni giovanili consisteva quasi esclusivamente in composizioni con frutti e nature morte, peraltro molto apprezzate.
OGGI CHI FA VISITA A UNA SUA MOSTRA SI TROVA AL COSPETTO DI OPERE BEN DIVERSE DA QUELLE DI ALLORA
Il tempo scorre e ci cambia. A me è sempre piaciuto sperimentare, specie col colore. Per me, in fondo, il soggetto di un quadro è di secondaria importanza; è quasi solo un pretesto per dar vita ad una nuova opera. Che io dipinga una composizione floreale, piuttosto che un paesaggio o una natura morta, la sola cosa che mi preme è di far parlare il colore; esternare tramite esso, il mio stato d’animo del momento. Per un colorista convinto come me, persino la dicotomia fra arte figurativa e arte informale non ha ragione di esistere: se uno pensa e crea solo in termini di colore, la forma prende comunque vita anche quando concettualmente non ci dovrebbe stare.
COSA PENSA DEL MERCATO DELL’ARTE?
Il mercato dell’arte non c’entra proprio un bel nulla con l’arte. Il mercato ragiona in termini di prezzi, l’arte di valori. L’arte, la poesia e le idee per nostra fortuna non sono mercificabili, perché sono le preziose e indissolubili materie prime del nostro spirito. Se per assurdo bruciassimo la “Guernica” di Picasso, il suo ipotetico prezzo immediatamente svanirebbe con lei; il suo valore al contrario no, perché il suo messaggio di denuncia rimarrà con noi per sempre.
CHE RAPPORTI HA CON L’AMBIENTE DELL’ARTE IN GENERALE?
Sono per natura piuttosto riservato e ciò ha influito anche nel mio percorso artistico. Naturalmente non disdegno il salutare confronto con gli altri artisti; sono infatti convinto che il progresso artistico sia una questione preminentemente collettiva. L’ambiente artistico milanese, che è quello in cui prevalentemente mi muovo e di cui posso quindi parlare, è piuttosto vivace e multiforme. Per un certo numero di anni ho affinato la mia tecnica di pittura ad olio frequentando i corsi del maestro Maggi; e ho poi collaborato attivamente con gli artisti che ruotano intorno al gruppo del quartiere Garibaldi. Questa più che ventennale presenza nell’ambiente milanese mi ha permesso di entrare in contatto e di confrontarmi con parecchi soggetti che a vario titolo in esso operano. Da tutti credo di aver appreso qualcosa, anche da chi artisticamente era molto distante da me.
CHI E’ OGGI RONDA?
E’ un artista che si impegna ad essere sempre proteso ad esplorare tutte le infinite strade dell’arte.