Nuova bufera e nuovo polverone politico in Gran Bretagna. Nel mirino ancora il premier Boris Johnson, accusato di aver violato le restrizioni da Covid-19 organizzando con il suo staff una festa in giardino a maggio del 2020 in pieno lockdown.
Ora i politici dell’opposizione chiedono di fare luce dopo che è trapelata una mail inviata da Martin Reynolds, segretario privato del primo ministro a decine di persone, almeno 100. Tutti invitati al party nel giardino di Downing Street. Ai partecipanti si chiedeva di portarsi da bere.
“In tutto il paese sono oltre 150 mila le persone decedute per il Covid dall’inizio della pandemia, ha dichiarato il ministro della Salute Edward Argar, sottolineando di comprendere l’indignazione e la rabbia delle persone di fronte a questi comportamenti. Ecco perché è giusto che il premier abbia chiesto di accelerare nelle indagini.”
Il primo ministro Boris Johnson ha insistito sul fatto di non aver infranto alcuna regola ma l’opinione pubblica non crede a questa versione. Scettici anche molti britannici che in quel periodo, con gli ospedali sotto pressione e le terapie intensive al collasso, hanno perso persone care a causa del virus. Lindsay Jackson che fa parte di Bereaved Families for Justice, un’associazione che riunisce i familiari dei morti di Covid, racconta la sua storia.
“In quel periodo a maggio del 2020 avevo perso mia madre. Per le norme sanitarie non sono potuta starle accanto quando è mancata. Non sono riuscita a tenerle la mano. Potevo solo stare nel mio giardino seduta a guardare il sole e a pensare, aspettando che morisse e aspettando il suo funerale. Mentre veniva inviata la mail per la festa del premier io non ho potuto organizzare un funerale vero per mia madre, una donna molto conosciuta. Eravamo solo in sette e non in 100.”
Ora gli occhi sono puntati sull’indagine in corso. Quei drink bevuti, forse per dimenticare per un attimo l’emergenza, potrebbero costare molto al premier britannico.