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L’armata israeliana vuole sopprimere la Palestina sotto gli occhi del mondo

| 11 Maggio 2021 | EDITORIALE

E’ l’apocalisse di un disastro annunciato quello che la Palestina è costretta a subire da più di trequarti di secolo. Un livellamento di demagogica ingerenza da parte dei partner occidentali, nonostante le urla di un popolo che rivendica la propria casa con il sangue, gira le spalle per non vedere.

Israele non è una terra, la Palestina invece sì! Ma il valore che può dare uno dei più grandi corrotti come Netanyahu, molto probabilmente, è più indispensabile di un popolo che chiede di essere lasciato in pace nella sua terra. Non mancano le perplessità che possono degenerare nello stigmatico appoggio irresponsabile dei paesi amici di Israele.

Sebbene i palestinesi non indosseranno mai il kippah, resta il fatto che l’imperialismo dei coloni è inaccettabile tanto quanto non più tollerabile. Israele manca di democrazia sottraendosi al valore dei diritti umani, gli stessi diritti che gli stati occidentali, i media mondiali si fregiano di condannare solo a piacimento; tutto questo deve essere fermato.

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Fa sorridere quando il segretario stampa della Casa Bianca, Jen Psaki, dice che gli Stati Uniti stanno monitorando gli scontri violenti di questi ultimi giorni. Come appare ancor più ridicolo il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che pur sapendo dei soprusi da parte di Israele nei confronti dei palestinesi, chiede moderazione a Gerusalemme; patetico!

Sostanzialmente gli accordi di Oslo, e l’UE farebbe bene a rendersene conto in fretta prima che diventi del tutto complice, devono essere riformati. Le Nazioni Unite da un lato ogni anno certifica con rapporti puntuali la condizione dei palestinesi e dall’altro non traduce tutto questo lavoro in posizioni e politiche forti nei confronti di Israele.

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu è uno strumento poco efficace. I palestinesi sono diventati ostaggio della diplomazia internazionale che nel loro caso non prende le decisioni che dovrebbe mentre lo fa in altre situazioni. L’obiettivo di ‘una vita in isolamento’, uno degli ideatori della serie di rapporti, è contribuire a una attività di sensibilizzazione presso le varie parti internazionali, incluso il governo italiano, affinché prendano iniziative a favore dei diritti dei palestinesi. Su ciò, e alcune Ong lo hanno registrato in venti anni di lavoro nei Territori occupati, insistono con forza i palestinesi.

Oggi abbiamo una guerra. Creata nell’intendo di sterminare i veri proprietari di queste terre sotto il segno della Stella di Davide, sottraendo loro la dignità bombardando e uccidendo donne, uomini e bambini innocenti.

Si ha quasi la sensazione che gli eventi nella città occupata di Gerusalemme negli ultimi giorni, sia dovuta alla crisi politica e l’incapacità di formare un governo israeliano.

Da condannare l’aggressione della polizia israeliana contro i palestinesi e l’intercettazione degli autobus dei fedeli diretti alla moschea di Al-Aqsa. L’intercettazione della polizia degli autobus dei fedeli diretti alla moschea di Al-Aqsa per contrassegnare Laylat al-Qadr, e i fedeli che continuano il loro cammino a piedi, come un grave danno alla libertà dei cittadini di Israele.

Le scene della polizia che ha preso d’assalto il Monte del Tempio, venerdì, calpestando tappeti da preghiera e lanciando bombe sonore, hanno avuto un effetto peggiore sul quadro della situazione. Queste sono scene che hanno innescato un’ondata di violenza più intensa all’interno.

E se la dignità della polizia è presa di mira, allora il dubbio è che il modo per coprirla sia danneggiare i sentimenti religiosi dei musulmani sul Monte del Tempio. Questa chiara prestazione della polizia israeliana in questi giorni sia il risultato dettato dai politici diretti.

Al netto di tutte le considerazioni, mi sorge una domanda amletica che potrebbe aprire delle considerazioni affascianti se penso che l’accordo del secolo si basava sull’ambizione di sviluppare le relazioni tra Israele e i paesi arabi e normalizzare le relazioni tra di loro sulla base del quadro politico dell’accordo per realizzare la visione sionista di Trump.

E’ inutile giraci intorno, il sionismo esiste e chi appoggia il Golia Israele è complice del terrorismo che i Palestinesi sono costretti a subire da uno stato costruito a tavolino. Complici non solo gli stati che appoggiano questo assedio incontrastato, ma anche i media del globo che ‘con una botta al cerchio ed una all’incudine’ non evidenziano, obbiettivamente, uno dei più grandi disastri di democrazia e di libertà.

TAG: Israele, Palestina
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