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Nella pandemia in molti danno i numeri: è il trionfo scialbo della quantofrenia

| 24 Marzo 2021 | ATTUALITÀ

L’avvicinarsi del weekend è caratterizzato, in via generale, dal sorgere di una sorta di momentaneo oblio della mente dalle fatiche lavorative dei giorni cosiddetti feriali. A tale attesa speranzosa del bene, ottimamente cristallizzata nell’endecasillabi del Sabato del Villaggio di Leopardi, si è sostituita ultimamente quella angosciante dei numeri della pandemia.

Così per qualche ora, dismessi i panni dei simpatizzanti della virologia (ore ed ore passate davanti alla tv saranno pur servite a qualcosa), indossiamo con leggiadria quelli degli esperti di statistica. Tiriamo fuori dalla nostra “boite à outils” qualche parametro ben affilato: partono così ragionamenti sull’Rt, disquisizioni sulle misure di dispersione o sui coefficienti di variazione; il tutto prima di accorgerci, a malincuore, che sarà un altro fine settimana di zona rossa o arancione e di lievito da impastare.

Al di là di queste sfumature, il ragionamento credo si debba concentrare su quanto possa aiutarci a superare la pandemia questo volerci ubriacare continuamente di numeri. Nei mesi scorsi, per citare un esempio, ho assistito a uno scambio di battute neanche troppo amichevoli su internet tra tuttologi di cui sopra riguardo l’incidenza dei casi in un comune del Lazio.

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Accuse reciproche di manipolare i numeri a proprio piacimento, mostrando così dell’epidemia il lato più o meno drammatico. In realtà, per farla breve, nessuno si era accorto dell’assurdità di calcolare l’incidenza sulla popolazione (numero di positivi su 100.000 abitanti) in un comune che conta meno di 300 anime. Da queste diatribe non sono esenti (e non poteva essere altrimenti) neanche i vaccini; il caso AstraZeneca ne è la dimostrazione più evidente.

Ha senso, allora, tutta questa spasmodica ricerca del dato? Nei decenni scorsi a metterci in guardia dalla mania dei numeri, cosiddetta quantofrenia, era stato il sociologo Sorokin. Quantificare i fenomeni sociali è certamente indispensabile per conoscerli e studiarli; soprattutto in una pandemia, un’attenta analisi dei numeri è fondamento della prevenzione.

Non si può però rinunciare alla garanzia di procedure corrette, alle puntuali verifiche e alle interpretazioni non ideologicamente orientate. In sostanza, per usare le parole di Sorokin, bisogna smitizzare l’illusione che i numeri parlino da sé o possano essere decontestualizzati per poggiarci sopra astruse teorie.

Situazioni come quelle che ci si presentano ogni giorno davanti, da un anno a questa parte, obbligano i media alla chiarezza delle informazioni certe, senza strizzare l’occhio al sensazionalismo o tirare i numeri per la giacchetta. Anche così, con un approccio più sobrio e partendo dal senso di responsabilità di tutti, si potrà fare un ulteriore passo per vincere questa battaglia.

TAG: #pandemia, quantofrenia
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