Se ne va a testa alta, perché il bilancio dei sedici mesi di sua permanenza al governo è molto positivo: «Un anno sportivo eccezionale, con l’assegnazione dei Giochi Olimpici 2024, la Coppa del mondo di Rugby 2023, molte vittorie tra cui quella ai Mondiali di Calcio in Russia».
Ce ne sarebbe di che motivare chiunque a restare saldamente a bordo. Eppure la Flessel se ne va. Ed è sintomatico che anche la seconda defezione all’interno del governo Macron non venga dal mondo politico, ma dalla società civile. E’ proprio li’ che la Flessel, che in Francia ha un indice di grandimento altissimo (46%), vuole tornare: «Voglio riscoprire gli impegni incentrati sull’uomo, sulla solidarietà e la cooperazione internazionale».
Chiarissimo il messaggio tra le righe: non è restando nel governo Macron che Laura Flessel potrà onorare questi impegni. La solidarietà – a partire dall’atteggiamente di chiusura nei confronti del problema dei migranti – non sembra essere un punto forte dell’inquilino dell’Eliseo.
Ma c’è dell’altro, che non passa invece tra le righe. Le dimissioni della Flessel arrivano in un momento di alta tensione per il bilancio delle attività sportive. Nonostante l’attribuzione a Parigi dei Giochi Olimpici 2024, le risorse di bilancio per lo sport sono scese da 520 a 348 milioni di euro dal 2017 al 2018, e la tendenza al ribasso dovrebbe accentuarsi nel 2019. E di qui al 2024, lo Stato francese dovrà investire un miliardo di euro per le infrastrutture delle Olimpiadi.
Giovedi scorso, la Flessel ha fatto appello al Comité national olympique et sportif français (CNOSF, il CONI francese) a mantenere aperto il dialogo, dopo le dichiarazioni infuocate del suo presidente, Denis Masseglia, secondo cui lo sport sarebbe «preso in ostaggio» dallo Stato dal punto di vista finanziario. La forte sensazione è che le ragioni personali pubblicamente invocate dalla Flessel siano il maquillage che cerca di nascondere una débacle attesa. Perchè se il governo non tirerà fuori le risorse necessarie, per le Olimpiadi del 2024 si faranno le nozze con i fichi secchi.
Mi viene alle labbra un sorriso sornione ripensando alle infinite polemiche in Italia per la rinuncia di Roma alla candidatura per le Olimpiadi 2024, e alle veementi accuse alla sindaca di Roma Virginia Raggi. Che lucidamente e onestamente aveva detto no alle Olimpiadi del mattone: “Stiamo ancora pagando i debiti per gli espropri di Roma 1960. Non vogliamo che lo sport sia usato come pretesto per una nuova colata di cemento in città. Diciamo no alle Olimpiadi del mattone”. Brava e lungimirante Virginia. Ora vedremo come se la caverà Parigi. Le premesse non sembrano buone.
In un rimpasto lampo, Hulot e Flessel sono stati già rimpiazzati da Macron, rispettivamente da François de Rugy, Presidente dell’Assemblea Nazionale, e dalla ex nuotatrice Roxana Maracineanu. Ma non c’è il due senza il tre. Attendiamo fiduciosi.