
Il gioco della Cina e la Russia.
Almeno per un giorno, il Venezuela si è ritrovato nel default. Maduro lo ha sempre negato ma ci hanno pensato le agenzie di rating (Standard & Poor’s e company) a farglielo capire. Subito dopo, la Cina ha concesso l’ennesimo prestito al regime e a sua volta la Russia ha dato il via al rifinanziamento del debito scommettendo sulla permanenza del Madurismo al potere nei prossimi 10 anni. Ma questo salvataggio è una semplice mostra di solidarietà politica? Oppure c’è un interesse nascosto? Per saperlo, dobbiamo guardare agli interessi di queste due potenze in Venezuela.
La Cina.
Nel caso della Cina, il Venezuela rappresenta oltre ad essere un partner commerciale, un territorio spianato nel quale investire deliberatamente. Negli ultimi anni il paese sudamericano ha subito una progressiva deindustrializzazione come risultato di una politica economica totalitaria spesso materializzata in espropriazioni. Monopolizzata ogni attività industriale, il regime ha dato carta bianca alla Cina per lo sfruttamento delle risorse che arricchiscono il sottosuolo venezuelano. Dal petrolio all’uranio, dall’oro al coltan, minerali che potrebbero costituire la maggior fonte di produzione per la nazione – oltre al petrolio – vengono sfruttati da diversi gruppi di interessi tra i quali convergono alcune multinazionali, la criminalità organizzata e membri del governo. L’estrazione avviene soprattutto nell’est venezuelano, particolarmente in una zona battezzata come “arco minero” dove le aziende importano anche la propria forza di lavoro e nei pochi casi in cui impiegano lavoratori locali, abusano pesantemente dei loro diritti.
La Russia.
C’è un altro tipo d’interesse. I russi guardano al Venezuela piuttosto in senso geopolitico. Decenni dopo il crollo dell’URSS e l’indebolimento del regime di Fidel Castro, la Russia è tornata da protagonista su uno scenario multipolare, ma per mantenere il proprio ruolo ha bisogno di posizioni strategiche oltreoceano. La posizione geografica del Venezuela, nel nord del Sudamerica e con le coste verso i Caraibi, consente a Putin un’influenza militare alle porte degli Stati Uniti. Lo stesso Maduro afferma di aver istituito una potenza militare insieme alla Russia permettendo anche la costruzione di basi nel proprio territorio. Soltanto negli ultimi 17 anni il Venezuela ha avuto una spesa militare complessiva di 5,6 miliardi dei quali 4.005 milioni di dollari investiti nell’acquisto di armamenti russi.
Una Neocolonia.
Sia la Cina che la Russia trovano nel Venezuela e particolarmente nel regime Maduro, un partner fondamentale. I loro interessi di natura espansionistica convivono nello stesso territorio. Mentre i russi tengono in pugno le forze militari venezuelane e manipolano il paese nello scacchiere geopolitico, per i cinesi invece il Venezuela è una loro fonte di materie prime. Mentre il debito cresce, le concessioni diventano piuttosto cessioni territoriali che estinguono quel che resta di sovranità. Infine, il risultato delle politiche “imperialistiche” di Maduro è stato uscire dall’orbita americana per svendersi all’Impero Cinese e inginocchiarsi davanti al nuovo Zar.