
Indagine sull’Arte Europea
Progetto Artistico Internazionale ideato e diretto da Carlo Franza
Mostra promossa dalla FONDAZIONE ATM
Via Farini 9 – MILANO
COMUNICATO STAMPA
RACCONTI DEL QUOTIDIANO
In mostra sono presenti opere di Marisa Settembrini
Luogo: Fondazione ATM – Via Farini 9 – 20159 Milano
Curatore: Prof. Carlo Franza, Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea
Giornalista e Critico de “Il Giornale” fondato da Indro Montanelli
Comunicazione: Francesco Franza
Inaugurazione: venerdì 28 febbraio 2025 ore 16.00
28 febbraio 2025 – 6 maggio 2025
Da lunedì a venerdì ore 10 – 17 (previo appuntamento allo 02/631196443)
Chiusura: sabato e domenica
Interverranno
Francesco Viola Presidente della Fondazione ATM
Francesco Caroprese Vicepresidente Ordine Giornalisti della Lombardia
Prof. Carlo Franza Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, Giornalista e Critico de “Il Giornale”
La mostra dal titolo “Racconti del quotidiano” dell’artista MARISA SETTEMBRINI che rientra in un progetto
artistico internazionale, “NUOVO ATLANTE DELLE ARTI”, ideato e diretto dal Prof. Carlo Franza (Storico dell’Arte
Moderna e Contemporanea e Critico de Il Giornale fondato da Indro Montanelli) per la FONDAZIONE ATM di
MILANO, istituzione attestata internazionalmente, che focalizza l’attenzione su talune figure in progress della
nuova stagione artistica europea. L’esposizione curata dal Prof. Carlo Franza, illustre Storico dell’Arte di piano
internazionale, che firma anche il testo, riunisce un certo numero di opere, capaci di campionare il percorso
singolare di questa illustre artista italiana. All’inaugurazione ci saranno i saluti del Presidente e una prolusione
del Prof. Carlo Franza, curatore della mostra, unitamente alla partecipazione di intellettuali italiani e
stranieri e di numerosi collezionisti.
Scrive Carlo Franza: “L’arte di Marisa Settembrini persegue la ricerca di un ideale millenario che la nostra civiltà ha
sempre considerato una delle sue espressioni più alte, la bellezza tradotta da una certa concezione del corpo umano.
Da Fidia e Prassitele a Rodin, passando da Michelangelo e Canova, eppoi verso taluni contemporanei come Mimmo
Rotella e Jacques Villeglè, la sua pittura esprime, tramite la perfezione dell’architettura umana, la presenza del mistero.
Le sue opere si snodano attorno alla riconquista di una forma di bellezza considerata desueta da quei modernisti. Fin
dai suoi esordi, negli anni Settanta, il lavoro della Settembrini si è mosso ai margini di correnti dominanti quale l’arte
concettuale, l’arte minimalista o i diversi approcci dell’arte astratta. Ella può essere associata da una parte ai
Nouveaux realistes per una affinità stilistica o generazionale per via degli strappi cartacei, i decollages, dall’altra alla
Poesia Visiva o meglio alla Poesia Visuale. Poi quando negli anni Ottanta abbiamo assistito a un ritorno alla figurazione, alla
rivalorizzazione del passato e della mitologia, scopriamo che la sua opera sfugge a precise tendenze e, per contrasto, rivela
tutta la sua specificità. A prima vista l’opera sorprende per il suo sviluppo organico, per la sua apparente immobilità, per la sua
costante epurazione, seminando nuove basi, aprendo nuove piste. Ecco spingere l’arbitrarietà del segno al punto di
dissoluzione segnalato da Jameson, e cioè al punto in cui i significanti, lettere, numeri e così via, sono diventati letterali “liberati
dal fardello dei loro significati”. La Settembrini attinge dal mondo classico e dal mondo contemporaneo i valori che insuffla nelle
sue creazioni. La serie di “mitografie” (vedi Divus e Diva) e di “liturgie romane” hanno un’efficacia barocca,caratteristica questa ancora presente nelle recenti espressioni figurative. Le immagini vivono un’autentica valenza,una sublimazione creativa che ostenta la storia, la cronaca, l’arte, l’estetica, la narrazione del grande o piccolo frammento; la citazione iconica della grande immagine è costruita in un fotomontaggio che fa leggere sia la lingua figurale che l’impianto verbale che incornicia, solleva, innalza, pone, illumina il senso della visione, ipernova, perchè si porta oltre la bellezza artificiosa. Anche le altre immagini -ridotte- catturate dai media, e dal cartaceo, o fotografate dalla originaria culla urbana (vedi le “liturgie romane”) sono dilatate, oltre lo slabbramento dei margini in un paradiso di forme che vivono un happening della memoria. La figura umana, o meglio quelle parti di volto e di sguardo, strappate, ritagliate, vere finestre visive, ne escono altamente valorizzate poiché portano in sé l’impronta dello sforzo per superarsi. Il suo sguardo, rispetto al passato, non è nostalgico, bensì basato sulla scommessa di insufflare l’ideale di bellezza nell’ambiente quotidiano. La sua ricerca interroga l’atteggiamento modernista, il nostro rapporto con le fonti della nostra civiltà, il ponte che ci ricollega con il fondo comune dell’identità occidentale. La Settembrini pone in scena una teoria estetica ed etica del volto, ben ricordando le riflessioni di Emmanuel Lévinas. Di fronte al volto altrui l’io comprende l’alterità e la trascendenza dell’altra persona, in quanto dietro a quel volto si nasconde la vita intera di un essere umano che ha provato sensazioni, emozioni, che possiede ricordi e aspettative e sogni verso il futuro. E’ acclarato che il volto dimostra la sua grande evocatività filosofica evedremo anche artistico-letteraria soprattutto perché si tratta della parte del nostro corpo più personale e più differente di individuo ad individuo. Esso viene scelto quale mediatore tra l’anima e il corpo. Nel volto non vi sono tracce del nostro vissuto, ma idealmente il volto è colui che ci fa comprendere i valori del rispetto di un’individualità differente dalla nostra. Tutto appartiene a una partizione delle voci “volto” e “sguardo”, voci, termini che rimandano a quanto diceva G.A. Becquer: “L’anima può parlare con gli occhi e baciare con lo sguardo”. Il ruolo esistenziale del volto, la magia di esso, assume del tutto una dimensione che coinvolge il valore del ricordo che è stato caro a Marcel Proust come al poeta italiano Eugenio Montale del “Non recidere forbice quel volto”; il volto della donna amata, Clizia, una sorta di donna angelo venuta in terra per fornire un segno di una possibile donazione di senso al mondo. Così avvicinarsi al passato non può essere che un atto mutilato e frammentario. Queste piccole “finestre” che ricreano la superficie dell’opera sono decorazioni o forse i frammenti di un’altra opera? Ogni frammento rimanda a un’opera che ci sfugge nella sua totalità ma la cui probabile esistenza ci viene indicata dall’immaginario. In questo modo ogni frammento evoca altro e così via, all’infinito. L’uso della frammentazione e del collage è una pratica moderna, porta ad assemblaggi insoliti. Il gusto di fabbricare storie ci ricorda i romantici e la loro passione per le rovine, per le tracce delle intemperie e i segni del tempo trascorso. Ancora una volta ciò che è in ballo è il nostro rapporto sempre mutilato con il passato e la sua abilità di artefice. Il frammento rivela la mano e l’abilità dell’artista, non il talento aleatorio del tempo. “Con modernità intendo l’effimero, il fugace e il contingente” scriveva Charles Baudelaire nel 1863, “la metà dell’arte di cui l’altra metà è l’eterno e l’immutabile”.
Biografia dell’artista
Marisa Settembrini è nata nel 1955. Dopo aver frequentato l’Accademia di Brera e la Kunst Akademie di Monaco di Baviera, è stata Titolare
della Cattedra di Pittura al Liceo di Brera. La sua attività parte dal 1976 con l’invito alla mostra “La nuova figurazione italiana” al Palazzo dei
Congressi di Roma, per conto della Quadriennale Romana. Numerose le mostre personali in Italia (Roma, Firenze, Venezia, Alcamo, Lecce,
Todi, Milano, Erice, San Vito Lo Capo, Pavia, Brescia, Sondrio, Loreto, Teglio, Mantova, Recanati, Matera, Genova, Napoli, ecc.) e all’estero
(New York, Monaco di Baviera, Berlino, Dusseldorf, Praga, Londra, Parigi, ecc.), e le partecipazioni a importanti rassegne. Presente in vari
Musei stranieri e italiani. Ha vinto il Premio Lyceum per la grafica nel 1984, per la pittura nel 1994 il Premio Cortina, nel 1995 il Premio Saint
Vincent, nel 1996 il Premio Bormio e il Premio Milano, il Premio Turris Magna- Città di Tricase, il Premio delle Arti- Premio della Cultura nel
2000 e nel 2003, il Premium International Florence Seven Stars-Grand Prix Absolute nel 2017, nel 2018 il Premio Artecom per la Cultura a
Roma alla Biblioteca Vallicelliana e insignita dell’onorificenza di Ambasciatrice dell’Arte a Firenze. Nel 2011viene invitata a partecipare alla
54ma Edizione della Biennale di Venezia. Nel 2019, promossa dalla Regione Marche-Assessorato alla Cultura e dal Comune di Recanati-
Assessorato alla Cultura tiene una personale dedicata al poeta Leopardi per la ricorrenza dei 200 anni dell’Infinito; e poi a Matera capitale della
Cultura 2019. Nel 2021 tiene una personale a Roma per il Ventennale della Collezione Farnesina, promossa dal Circolo Esteri del Ministero
degli Esteri. Nel 2022 è invitata in un Progetto/Biennale di Venezia 2022 dal titolo “Monumentalmente”. Della sua arte hanno scritto critici e
scrittori italiani e stranieri, da Giulio Carlo Argan a Luigi Carluccio, da Antonio Del Guercio a Enzo Fabiani, da Ferguson a Carlo Franza, da
Virgilio Guzzi a Domenico Montalto, da Elisabetta Muritti a Nello Ponente, da Franco Russoli a Roberto Sanesi, da Walter Schonenberg a
Marco Valsecchi, e ancora Fulvio Papi.
Biografia del curatore
Carlo Franza è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Nato ad Alessano (Lecce) nel 1949, è vissuto dal 1959 al 1980 a
Roma dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Sociologia e Filosofia); dal 1980 è a Milano dove
tuttora risiede. Allievo e Assistente Ordinario di Giulio Carlo Argan all’Università La Sapienza di Roma. Professore Straordinario di Storia
dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano,
nell’Università della Slesia e in altre numerose Università Estere. Docente nell’ Executive Master “Diplomatic, Economic and Strategic
Perspectives in Global Scenarios” alla School of Management dell’Università LUM nella Villa Clerici sede del Campus di Milano, Docente nel
Master di Fotografia (ARD&NT Institute di Milano – Accademia di Belle Arti di Brera e Politecnico di Milano) dell’Accademia di Brera e Politecnico
di Milano e nel Master Universitario in Management dei Beni Culturali allo Ied di Milano. E’ Consulente Tecnico del Tribunale di Milano per l’Arte
Moderna e Contemporanea. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci critici d’arte più importanti d’Europa. Giornalista, Critico d’Arte dal 1974 a “Il
Giornale” di Indro Montanelli, poi a “Libero” fondato da Vittorio Feltri. Nel 2012 riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari
dell’arte”. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più
importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le
Attività Culturali. E’ fondatore e direttore del Mimac della Fondazione Don Tonino Bello. Fa parte del Comitato Scientifico di importanti Archivi
per l’Arte (Archivio Arturo Vermi- Milano, ecc.). Dal 2022 è nel Comitato di indirizzo della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi presso l’Università
di Milano. E’ Giudice aggregato (dal 2022 al 2025) in Corte d’Assise d’Appello di Milano. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte il Premio
Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, il Premio delle Arti Premio della Cultura
nel 2000 (del quale è oggi Presidente di Giuria) e il Premio Città di Tricase nel 2008. Nel 2013 ha vinto il Premio “Berlino” per il Giornalismo e la
Critica d’Arte. Nel 2016 ha vinto a Roma-Sala Vanvitelliana il Premio ARTECOM-onlus per il Giornalismo, la Docenza Universitaria e la Critica
d’Arte. Nell’ottobre 2020 gli viene assegnato a Roma nella Biblioteca Vallicelliana il Premio Artecom-onlus come Protagonista della Cultura.