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Processo ‘Gotha’: condanna a 9 anni e 4 mesi per don Pino Strangio

| 2 Agosto 2021 | INCHIESTE

Dopo quattro anni di udienze, oltre un mese di requisitoria, un mese e mezzo di arringhe difensive e 9 ore di camera di consiglio, la scure della giustizia ha tagliato le teste pensanti della ‘ndrangheta.

Dall’aula bunker del Tribunale di Reggio Calabria, presieduto dal giudice Silvia Capone, sono arrivate le sentenze di primo grado che stabiliscono i rapporti degli imputati con la ‘ndrangheta, la politica e la massoneria.

Il processo ‘Gotha’, dunque, è il primo maxi-processo alla ‘ndrangheta dai tempi dell’inchiesta ‘Olimpia’ che aveva portato, tra l’altro, alla condanna definitiva di Paolo Romeo per concorso esterno.

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Dal comune alla Regione passando per la Provincia e la Città Metropolitana, stando all’impianto accusatorio, decidevano tutto gli avvocati Paolo Romeo e Giorgio De Stefano (già condannato in appello con l’abbreviato), figure chiavi che interagiscono tra l’ambito visibile e quello occulto dell’organizzazione criminale.

I pm hanno ricostruito, tassello dopo tassello, una lunga stagione di sistematica penetrazione del tessuto politico-amministrativo locale, regionale, nazionale e internazionale. Ma non è tutto.

La condanna di 9 anni e 4 mesi a don Pino Strangio a noi de ilfomrat.info non ci ha sorpresi. Già proprio così! Ne avevamo parlato nel 2018 denunciando, attraverso un’inchiesta, l’utilità del prelato a supporto di una certa società ambigua – leggi qui -.

Infatti, don Pino Strangio è parente della famiglia Strangio tristemente nota per la faida con i Pelle-Vottari e per la strage di Duisburg del 15 agosto 2007 e gestito per circa 20 anni il Santuario di Polsi. Proprio a Polsi, guarda caso in occasione della festa della Madonna della Montagna, che si celebra il 3 settembre, si riuniscono tutti capi della ‘ndrangheta.

Dunque, se qualcuno osava ricordare la particolare e sospetta densità mafiosa della comunità di pellegrini che affollavano il suo santuario, era sempre il primo a insorgere. E quando qualcuno faceva notare quelle pesanti parentele che forse non facevano di lui la persona più adeguata a gestirlo, non ha mai esitato a rispondere per le rime.

Don Pino Strangio: “Che mandino un maresciallo a predicare, così la facciamo finita una volta per sempre” ha detto nel ‘99 con una durezza quanto meno inusuale per un ‘servo di dio’, sulla carta disponibile a svolgere il proprio apostolato in ogni angolo del globo ma servo don Pino non lo è mai stato.

Superlativo, quindi, il lavoro svolto dalla Dda concretizzando tutte le indagini portando alla luce scenari che innescavano il supporto da parte di esponenti della chiesa dando forza alle nostre tesi; come, appunto, il rapporto di don Pino Strangio a cui tocca difendersi dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e partecipazione ad un’associazione segreta in odor di ‘ndrangheta.

Contestazioni pesanti ma più che giustificate per i magistrati perché della terra di mezzo in cui si mischiano borghesia e clan, don Pino Strangio era e forse è un fondamentale punto di riferimento.

TAG: don Pino Strangio, ndrangheta, processo Gotha, tribunale di Reggio Calabria
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