Un’altro paladino della giustizia, quella giustizia che dovrebbe perentoriamente essere subordinata all’irrazionalità diventa impeccabilmente un arma a doppio taglio per chi cerca di accecarla.
E’ quello che ha tentato di fare Mario De Michele, direttore della testata giornalistica online ‘Campania Notizie’, sotto scorta per aver ricevuto gravi intimidazioni da parte di presunti camorristi.
E’ quanto si apprende dall’ottimo lavoro svolto dagli investigatori della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli che seguono le indagini su De Michele, i quali hanno scoperto che quei colpi di pistola contro la sua casa li aveva sparati da solo. Come pure l’attentato del 14 novembre dove denunciò di essere stato inseguito da uomini armati che gli avevano sparato contro, mentre era in auto nelle campagne di Gricignano di Aversa. Nella sua auto furono trovati almeno 10 colpi di arma da fuoco.
Un altro paladino, dunque, che si unisce alle vicende analoghe a quelle del noto giornalista Paolo Borrometi, anch’egli sotto scorta, il quale dichiara da sempre di essere minacciato con intimidazioni da parte di mafiosi di cui non c’è mai stato un riscontro e mai nessuno ha mai indagato approfonditamente.
De Michele ha ricevuto un avviso di garanzia e una perquisizione presso la sua abitazione, dove furono sparati tre colpi di pistola nel corso della nottata. I reati contestati dalla Dda di Napoli sono quelli di calunnia e detenzione di armi da fuoco in concorso con un certo Pasquale Ragozzino, avvocato di Orta di Atella che avrebbe fornito una delle armi usate nell’occasione.
Ad aprire le indagini sono stati i carabinieri di Aversa, al servizio del Colonnello Donato D’amato che seguono attentamente tutti gli avvenimenti. L’indagine pone all’esame i colpi di pistola per capire se è stata la stessa arma a sparare nelle due occasioni. Intanto sabato scorso si è riunito il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica e ha già stabilito di proporre all’Ucis di togliere la scorta a Mario De Michele, assegnata in occasione del primo attentato.
Come Borrometi anche De Michele fu ospitato in numerose trasmissioni televisive, raccontando la sua vita di “giornalista anticamorra e sotto scorta”. Una prassi che mette in luce l’illusione di purezza di certi uomini, ma che in realtà dietro la maschera della giustizia nascondono il volto di Caino.
Ora, come già dimostrato dai carabinieri di Aversa, la svolta sta proprio nella continua ricerca della verità. Lo si deve alle vittime delle mafie, lo si deve alle loro famiglie, e non per ultimo, lo si deve a tutti quelli che quotidianamente rischiano la propria vita per la libertà.