Africa, attualmente sono 30 mila i casi accertati di Coronavirus e 1300 i decessi.
Numeri da brividi ma che facilmente potrebbero essere molti di più.
Difatti ciò che sappiamo è solo la punta dell’iceberg, la cui parte sommersa è molto più ampia di quella in superficie.
Va da sé che i dati in nostro possesso non ci permettono di monitorare efficacemente l’andamento della pandemia né tanto meno di effettuare una stima reale delle sue proporzioni.
Per queste ragioni Matshidiso Moeti, direttrice Oms per l’Africa, chiede perentoriamente al governo di divulgare informazioni attendibili.
Ad essere maggiormente colpite le regioni del nord e del sud: 4mila i casi in Marocco, Egitto e Sudafrica.
Un centinaio di casi si registrano invece in Costa d’Avorio e Tunisia mentre in Burundi, Sud Sudan e Mauritania la situazione sembrerebbe sotto controllo.
Come non tener conto dell’estrema povertà in cui versano molti paesi del tutto privi di mezzi adeguati?
Mancano posti letto nelle terapie intensive e respiratori polmonari.
Nella drammaticità della condizione lo scenario è vario: circa 3000 i posti letto presenti in Marocco, 2500 in Algeria, 1000 in Sudafrica e solamente 15 tra il Burkina Faso e la Somalia.
I numeri dei respiratori non sono, purtroppo, migliori.
Se ne contano 11 in Burkina Faso, 5 in Niger, 4 in Togo, 3 in tutta la Repubblica Centrafricana e solamente uno in Sierra Leone.
A fronte di questi numeri il governo fa quel che può.
In linea generale si punta al lockdown, consci tuttavia dell’inapplicabilità della soluzione.
Nel continente infatti la maggior parte dell’economia è di tipo informale, basata quasi interamente su scambi che non rientrano nella contabilità nazionale, le occupazioni sono alla giornata e le tutele inesistenti.
Cosa dire poi di tutti coloro che, sprovvisti di metodi refrigeranti, devono comprare cibo fresco ogni giorno?
Ed ancora, come si può chiedere di restare a casa a chi una casa non c’è l’ha?
Domande senza risposta che documentano l’indigenza di milioni di persone costrette a vivere in baraccopoli sporche e sovraffollate.
In tali condizioni il proliferare di qualsiasi tipo di virus è all’ordine del giorno.
Africa e Coronavirus: l’emergenza nell’emergenza.
Ad aggravare la situazione e come contraltare delle misure governative l’aumento dei saccheggi nei supermercati e delle rivolte sociali.
Situazioni estreme frutto della disperazione.
Noi che viviamo sicuri nelle nostre tiepide case possiamo solo immaginare un simile disagio.
Se la fortuna di vivere nella metà panciuta del continente non è di tutti, allora il lockdown è un privilegio?