Non tutti i bambini hanno la stessa importanza. Del resto non tutte le patologie portano soldi. E’ brutto da dire, ma rimane difficile capire perché l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) è in prima fila per la lotta all’obesità, mentre rimane nell’indifferenza per quanto riguarda la malnutrizione di un’altra parte di bambini.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), nata nel 1946 è l’autorità globale più importante per quanto concerne la salute, il contrasto alle malattie e la tutela di corretti stili di vita. Per il biennio 2016-2017, ha utilizzato un budget da quasi 4 miliardi e mezzo di dollari.
Tuttavia, come scrive La Verità, esso è stato per l’87% finanziato da contributi di aziende private che hanno coperto la graduale ritirata dei finanziamenti degli Stati ma sono stati in larga misura vincolati alla realizzazione di progetti commissionati dagli stessi donatori. Si parla di finanziamenti earnmarked, ovvero condizionati al rispetto di una precisa agenda. E come scrive il quotidiano milanese, citando dati del British Medical Journal, “nel 2017 l’ 80% dei fondi ricevuti dall’ agenzia Onu era earmarked“.
Tra i finanziatori dell’Oms, “a fare la parte del leone è la creatura di Bill Gates: la Bill & Melinda Gates Foundation (che vanta un patrimonio da 40 miliardi di dollari) ha destinato all’Oms quasi 444 milioni nel 2016, di cui circa 221 vincolati e quasi 457 milioni nel 2017, di cui 213 vincolati a programmi specifici”. Risultando il secondo donatore singolo dopo il governo degli Stati Uniti e davanti al Regno Unito.
Secondo uno degli ultimi rapporti di ‘Save the Children’, nel mondo, ogni giorno, 7.000 bambini sotto i cinque anni muoiono per cause legate alla malnutrizione. Cinque ogni minuto. Bambine e bambini che, a casa loro, in Paesi colpiti da carestie e siccità, afflitti dalla povertà estrema, continuano ad essere privati di cibo adeguato, acqua pulita e cure mediche e perdono irrimediabilmente l’infanzia alla quale hanno diritto. Lontano dalle luci dei riflettori. Rimane così difficile portare una tazza di latte a questi bambini? Ma viene data importanza invece all’obesità.
Nel 2018 proprio l’Oms lanciava l’allarme obesità: nel 2016 oltre 1,9 miliardi di adulti e 124 milioni di bambini erano obesi con un forte aumento di incidenza delle patologie non trasmissibili. Nel 2016, infatti, secondo l’Oms circa 41 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni erano in sovrappeso o obesi. Adottata dall’Assemblea mondiale della sanità nel 2004, la “Strategia globale dell’Oms su dieta, attività fisica e salute” descrive le azioni necessarie per sostenere diete sane e attività fisica regolare. La strategia invita tutte le parti interessate ad agire a livello globale, regionale e locale per migliorare le diete e i modelli di attività fisica a livello di popolazione.
L’Oms ha anche sviluppato il “Piano d’azione globale per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili 2013-2020” che mira a raggiungere gli impegni della Dichiarazione politica delle Nazioni Unite sulle malattie non trasmissibili (NCD), approvata dai capi di Stato e di governo nel settembre 2011 il “Piano d’azione globale” contribuirà al progresso su 9 obiettivi globali della NCD da raggiungere entro il 2025, compresa una riduzione relativa del 25% della mortalità prematura da NCD entro il 2025 e un arresto dell’innalzamento dell’obesità globale per adeguarsi ai tassi del 2010.
Secondo uno studio del 2015, dal 1980 la prevalenza dell’obesità è raddoppiata in più di 70 paesi. Il numero di persone obese è pressoché triplicato dal 1975. E nel 2016 più di 1,9 miliardi di adulti, dai 18 anni in su, erano sovrappeso (ovvero con IMC compreso tra 25 e 29,99). Di questi oltre 650 milioni erano obesi. Già oggi sarebbero però oltre 700 milioni. E anche l’obesità infantile è in aumento. Le case farmaceutiche non rimangono alla finestra a guardare, anzi… Uno scenario globale preoccupante visto che la persona obesa ha un rischio più elevato di sviluppare malattie croniche come il cancro al seno, dell’endometrio, del colon, il diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari e soffrire di disturbi muscoloscheletrici.
Un problema per l’individuo, naturalmente, ma anche per la collettività, se si pensa che secondo l’American Heart Association solo gli USA spendono circa 190 miliardi di dollari l’anno in spese mediche legate al peso. Tant’è che diverse grandi aziende farmaceutiche stanno sviluppando nuovi farmaci anti-obesità. Cioè sostanze o associazioni di sostanze che aiutano a ridurre la massa corporea, perlopiù inibendo il senso di fame o aumentando il consumo di calorie.
Secondo la società di analisi del mercato GlobalData sarebbero ben 253 quelli nelle varie fasi di sviluppo. I giganti di Big Pharma dovrebbero lanciarne sei entro il 2026 sugli otto mercati principali, ovvero gli Stati Uniti, i “magnifici cinque” in Europa (Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito), il Giappone e la Cina. Attualmente i farmaci approvati dai principali organismi autorizzativi competenti non sarebbero che una manciata: sei dalla FDA (Food and Drug Administration) sul mercato statunitense, due dall’EMA (European Medicines Agency), uno solo dalla Pharmaceuticals and Medical Devices Agency in Giappone e due farmaci dalla China Food and Drug Administration.
Dal punto di vista economico, si parla di previsioni di crescita che – sempre per quanto riguarda i mercati principali – vedrebbero un incremento straordinario del valore delle vendite. Da poco più di 400 milioni di dollari l’anno nel 2012 a una stima vicina agli 8,5 miliardi di dollari nel 2022.
Stando alle analisi del rapporto di previsione 2017-2023 di Analytical Research Cognizance, il mercato globale dei farmaci contro l’obesità registrerà un tasso annuo di crescita composto (CAGR) del 20,9%. Una corsa al profitto con i soliti noti a spartirsi la torta: Sanofi, AstraZeneca, F. Hoffmann La Roche, GlaxoSmith Kline, Orexigen Therapeutics, Boehringer Ingelheim, Merck & Co, Novo Nordisk, Pfizer. Forse ho capito il perché…..