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Covid 19 e lockdown: Ecco come un Virus ha fermato proteste e venti liberali

| 20 Aprile 2020 | ATTUALITÀ

Gaza sembra una città come tutte le altre. Tel Aviv impone il lockdown e pensa alla digitalizzazione della preghiera, ma anche alla protesta di oltre seicentomila cittadini israeliani che fanno sentire la loro voce attraverso l’universo dei social, dimostrando il dissenso nei confronti del Premier israeliano Benjamin Netanyahu. Saliamo ancora più a Nord, nella silenziosa Beirut, anche qui nel regno degli Hezbollah, la Jihad contro lo stato di  Israele sembra non ci sia mai stata. I venti liberali della Primavera Libanese nel 2019, sembrano un lontano ricordo e a Beirut tutto tace in un silenzio surreale, ordinato non dai politici, ma da un microscopico essere che da mesi sta dettando legge; la sua legge.

Gli effetti del Lockdown su scala planetaria, si vedono eccome. Nell’aria del Mediterraneo che alla fine dell’anno 2019 è diventata una polveriera, non si sente e non si vede più nulla. La politica dei potenti continua inesorabile il suo lavoro, ma il più importante supporto, ossia il tessuto socio economico, tace e non scende più nelle piazze. Teheran è silenziosa, l’Ayatollah non grida più dall’alto dei minareti per richiamare i fedeli alla preghiera e alla santa jihad contro i nemici giurati con in cima alla lista, la secolare Stella di Davide. Il nemico occulto che ora tace nelle sue stanze, costretto e rintanarsi a causa di un piccolo essere che ha fatto tacere di colpo i cannoni, così come ha ridato ai palestinesi e agli israeliani un cielo più limpido e di un azzurro vivo, senza razzi e senza lanterne incendiarie.

Tutto avviene così, in un presente dove tutti i cittadini del mondo rimangono a bocca aperta pensando agli effetti dell’emergenza sanitaria su scala planetaria. Istanbul, sembra quell’enorme gabbia per un leone che non è ancora sazio. Anche i turchi devono fare i conti con quella che ormai sembra la peste del secolo. Il neo ottomanesimo tanto caro al Sultano Recep Erdogan, si è fermato di colpo, così come le operazioni militari in Siria nell’aria curda hanno subito una battuta d’arresto. E sì, la tensione e il livello di guardia rimane sempre alto in tutti i paesi alle prese con problemi di assetti geopolitici e con conflitti eterni a cui non si è riusciti a dare mai una soluzione.

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Il conflitto arabo israeliano è uno dei casi spinosi nel panorama mediterraneo e la politica è solo riuscita tramite l’arbitrato internazionale a ottenere solo una tregua, ma mai una fine, mai la proposta di un trattato di pace internazionale che sancisce definitivamente la libertà dei popoli e la pacifica coesistenza. Lontano dai meccanismi politici, il Covid 19 non ha fermato il tempo, ma è riuscito a fermare i conflitti interni ed esterni in ogni singolo stato del mondo. Il lockdown in qualche modo ha fermato le guerre, ma ha anche causato un altro fenomeno: Lo spostamento delle proteste di tutti i cittadini dalle piazze ai social. La digitalizzazione del pensiero umano nell’universo social, ora più che mai diventa sempre più insistente in quei grandi Cortili Multimediali che sono i social media. 

La forza d’urto delle proteste di piazza ha perso la sua identità da due mesi circa, quei venti liberali delle primavere arabe hanno perso la forza di coesione data dalle masse che si radunavano in piazza e di conseguenza il Lockdown ha causato la digitalizzazione della protesta che alcuni governi hanno già pensato a ridimensionare, senza ricorrere allo schieramento di ingenti forze corazzate supportate da altrettanti militari in assetto antisommossa. Dall’Algeria, al Libano, passando per il Sudan e arrivando nella culla dell’antica civiltà: Iraq e Iran, tutto si è azzerato, la paura del contagio ha messo le masse, ma anche i potenti in condizioni estreme di tutela della salute. L’imperativo è quello che ormai ogni cittadino del mondo ha quasi recepito: Restare in casa.

La Cina, finalmente può vedere i manifestanti di Hong Kong chiusi in casa e con una ordinanza ferrea che vieta gli assembramenti. Questo sicuramente non ha fermato la politica di espansionismo commerciale e militare attuata da parte dei poteri forti di Pechino e i fatti lo dimostrano con la lenta colonizzazione commerciale che la stessa Cina sta attuando in Africa conquistando la porta d’ingresso delle rotte commerciali che dal Mare Arabico, dall’Oceano Indiano, portano verso il Mar Rosso e precisamente nel Golfo di Aden, dove il porto della Repubblica di Gibuti diventa per la Cina un importante testa di ponte militare e commerciale. Nel Corno d’Africa-teatro di scorribande dei pirati somali contro il naviglio commerciale di qualsiasi bandiera- sono diminuiti gli attacchi pirati e aumentati i traffici di merci verso il Mediterraneo, con una Cina sempre più orientata a sfidare le economie globali. 

Tutto cambia, e tutto avviene così in modo non spontaneo, ma in adeguamento ai criteri del Lockdown pensato e imposto dai governi planetari. I social – visto il congelamento delle proteste di piazza – diventano il motore sociale che veicola la digitalizzazione delle proteste e non solo. Anche i terrazzi delle case diventano il luogo dove ogni singolo cittadino critica le scelte dei governi, sbattendo pentole sui muri e gridando ad alta voce dai terrazzi delle proprie case. La digitalizzazione del dissenso diventa l’arma preferita dei dissidenti e i governi rispondono limitando l’accesso a internet. L’India di Narendra Modi ha disposto la chiusura delle reti internet nelle regioni del Kashmir, tra India e Pakistan dove l’accesso alla rete per i cittadini è limitato a soli 2G. Di fatto i facebook live non possono essere visualizzati dalla stragrande maggioranza dei cittadini e il governo di New Delhi si trova a gestire un emergenza sanitaria che potrebbe compromettere l’intera nazione, viste le condizioni igienico sanitarie in cui versa da sempre la popolazione.

Il Gigante d’oltre oceano, il simbolo del potere globale occidentale e dell’industrializzazione legata all’emporio del capitalismo non gode di un buon periodo. Wall Street la piazza del capitalismo americano è vuota e il Lockdown sta provocando seri problemi alla moderna democrazia statunitense. Donald Trump osserva da lontano gli aiuti che in Italia arrivano dalle super potenze come Cina e Russia e la propaganda cinese, non tarda a mostrare a tutto il mondo come la Cina si è offerta di aiutare la piccola Italia alle prese con l’emergenza sanitaria. Quali scenari in futuro per quanto riguarda la politica internazionale e come si muoverà la diplomazia italiana, quando tutto finirà? 

I Gillet Gialli a Parigi tacciono, in Germania mostrano il loro orgoglio con lo slogan Tutto sotto controllo, mentre l’Europa discute sui Coronabond e sul Mes assistendo alle deleterie divisioni della politica italiana. Nella vecchia e piccola Europa, non ci sono dissidenti o proteste eclatanti in piazza, ovviamente anche nelle principali capitali europee il Lockdown è operativo. I social diventano lo sfogo dei politici italiani sulla questione sanitaria ed economica in Italia. La Germania mostra la sua arroganza e il suo cinismo senza digitalizzare il suo pensiero, ma portandolo fino ai banchi dell’euro parlamento di Bruxelles. Allora i social media mostrano una funzione più incisiva in quali paesi? 

Brasile, Cile, Ecuador, Colombia, Venezuela, Argentina e Perù sono quelle nazioni che protestano vibratamente contro i governi a cominciare dalle proteste di Santiago del Cile prima ancora dello scoppio della pandemia, per finire nelle proteste di Rio De Janeiro, dove i cittadini hanno sbattuto pentole  a padelle fuori dai balconi, contro il Presidente Bolsonaro accusato di aver gestito male l’emergenza del Corona Virus. Purtroppo, la digitalizzazione della protesta e del dissenso non sortisce nessun effetto che sia paragonabile alla forza d’urto delle proteste in piazza.

La militarizzazione imposta dell’emergenza sanitaria, rischia di imporsi anche nel post emergenza con un riferimento ai fatti di Hong Kong. In ultima analisi il post emergenza sarà la dimostrazione chiara ed evidente di quello che ha provocato il Lockdown nel tessuto sociale di qualsiasi paese. Nel lungo periodo, il timore sarà quello di assistere ai controlli seriali sui cittadini tramite le applicazioni sui telefonini, per tracciare le persone. Israele, Corea del Sud e la Cina stanno già pensando a questi sistemi di controllo della Privacy dei cittadini. La Russia si sta già attrezzando con misure tecnologiche d’avanguardia per il riconoscimento facciale anche se l’individuo possiede la mascherina. Il Post emergenza avrà i suoi effetti, per il momento, assistiamo all’imposizione del Lockdown aspettando una graduale ripartenza del tessuto socio economico. Torneremo ad inquinare, a sviluppare nuovi sistemi in alta definizione e magari colonizzeremo Marte, sperando di non trovare un cinese nascosto tra le rocce marziane. Tutto questo sperando che il nemico numero uno, il Virus, verrà sconfitto(?).

TAG: Cina, coronavirus, Europa, USA
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