Rispetto alle stime del governo per il 2019, il PIL è in ribasso mentre le previsioni su deficit e debito potrebbero subire un ritocco al rialzo.
Sono le previsioni di primavera per il 2019 che la Commissione europea ha realizzato sui conti dell’Italia. La stima di crescita dell’Italia per l’anno in corso, che il Def indica allo 0,2%, dovrebbe essere rivista in calo dalla Commissione una previsione, tra l’altro, già anticipata dal vicepresidente dell’esecutivo Ue Valdis Dombrovskis a Bucarest, mentre Bruxelles potrebbe avere la mano più pesante sulle previsioni relative al debito, che già il documento di economia e finanza del governo ha certificato in crescita, e che resta sotto stretta osservazione da parte della Ue.
I dati pubblicati tuttavia non comporteranno una richiesta immediata al governo di agire: il verdetto sui conti arriverà solo il 5 giugno, quando Bruxelles pubblicherà le raccomandazioni specifiche per ciascun paese e a quel punto, come già anticipato dal commissario per gli Affari economici, Pierre Moscovici, da Bruxelle arriverà la richiesta all’Italia di ridurre il suo debito.
Intanto la situazione italiana è fonte di incertezza per tutta l’Eurozona. Infatti Moscovici, riferendosi proprio alla riduzione del debito, chiede a Roma credibilità, rispettare le regole e rispettare gli impegni presi. Tuttavia l’aria che si respira non è quella di uno scontro imminente.
La Ue parla di rapporti costruttivi con il governo italiano e il vicepresidente della Commissione, Yijrki Katainen, esponente dell’area rigorista sostiene che la situazione italiana non è peggiorata. Ma il vero nodo politico che l’Italia dovrà affrontare, non è la Commissione, con cui come è successo l’anno scorso si aprirà una trattativa in autunno in vista dell’approvazione della finanziaria per il 2020.
Molto probabilmente l’attacco piuttosto arriverà dall’altro lato, cioè dai governi. Il senso del ragionamento è che all’indomani delle elezioni europee saranno i partner dell’Italia in Consiglio, e non solamente i falchi del nord, a chiedere il rispetto delle regole e a pretendere che ogni deviazione sui conti venga punita severamente.
E l’avvertimento arrivato ieri dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz, che ha chiesto di evitare che l’Italia diventi una seconda Grecia con una politica del debito irresponsabile e ha auspicato sanzioni chiare verso i paesi membri che non rispettano le regole del Patto di Stabilità, è un chiaro segnale in questo senso.
Il tutto in un contesto in cui, se le cose andranno come prevedono i sondaggi, l’Italia sarà l’unico grande paese a essere fuori dalla maggioranza che governa la Ue, il che potrebbe costituire un ulteriore motivo di isolamento per il governo giallo-verde.
Già l’anno scorso, nei giorni caldi del braccio di ferro con Bruxelles sulla manovra, i ministri delle Finanze dell’Ecofin, senza distinzione di colore politico, avevano sposato in pieno la posizione dura della Commissione sulla richiesta al governo di rispettare gli impegni soprattutto sul fronte della riduzione del debito. E dopo il voto di fine maggio nessuno si aspetta che la linea possa cambiare.