Parla il papà de #lepiubellefrasidiOsho. Romano, classe ’73, Federico Palmaroli racconta a Il Format un’intuizione geniale che ha rivoluzionato il modo di fare satira.
Come nasce #lepiubellefrasidiOsho?
L’idea è nata nel 2015 in maniera del tutto casuale. Non avevo ovviamente aspirazioni da web star, è stato forse un sussulto di noia. Era il periodo in cui girava su Facebook la figura del carismatico santone indiano, con una pagina dedicata alle sue massime: si chiamava ‘le più belle frasi di Osho’. Da lì mi è venuto in mente di farne la parodia secondo il mio modo di vedere la realtà. Ho pensato che le foto di Osho ritratto in diverse situazioni si potessero declinare in ogni circostanza della vita quotidiana.
Vignette diventate presto virali. Come sei passato dalla parodia di Osho alla satira politica?
Lo switch in realtà è stato un atto costretto, perché la fondazione che detiene i diritti di Osho ha cominciato a farmi battaglia. Ho dovuto cancellare tutte le foto, è stata una corsa contro il tempo: in una notte ho eliminato tutto. Su Instagram non ho fatto in tempo, infatti me l’hanno bloccato. Fatto sta che da questo episodio ho iniziato a fare la stessa cosa che facevo con Osho, usare il romanesco di uso comune però legandolo a fatti e personaggi di attualità politica e sociale. E devo dire che questa è stata una scelta vincente che mi permette di stare ogni giorno sul ‘pezzo’.
Come prende forma la vignetta, parti da una frase o da una foto?
Cerco di seguire sempre un principio guida: la coerenza della frase con il personaggio ritratto. Questo è, se vogliamo, il mio ‘talento’: riuscire a cogliere una espressione adattandola ad una frase.
Dopo due anni dal debutto hai vinto il ‘Premio satira politica’ per il web
Sì, è arrivato nel 2017 sull’onda di Osho ma avevo già cominciato a fare satira politica, che ovviamente colpisce più l’attenzione di giornali e tv. Da una parte è stata una scelta vincente, dall’altra sono più esposto a critiche perché è ovvio che la politica è argomento caldo, soprattutto sui social. E, chiaramente, vieni anche etichettato. Io ho detto apertamente, e se vogliamo ingenuamente, che non sono di sinistra. E da lì è cominciata una battaglia. Che poi la satira io la faccio su tutti, a 360 gradi…
Come vivi il rapporto con i social?
Bisognerebbe rimanere sempre distaccati, non intervenire e rispondere di getto, ma non sempre ci riesco. Ogni tanto mi parte la vena. Mi è capitato di dover bloccare un po’ di persone e una volta mi è toccato fare denuncia per commenti troppo pesanti. Quando mi occupavo solo di Osho nessuno mi rompeva le scatole. Con la politica il discorso è diverso. Sui social ti muovi in un campo minato. È innegabile che ci sia maggiore informazione, perché prima certe cose le venivi a sapere solo da un tg o da un quotidiano. L’altra faccia della medaglia è che gira anche tanta disinformazione. Bisogna avere la capacità, e non tutti ce l’hanno, di distinguere e verificare le notizie perché il web è pieno di fake news che molti prendono per buone.
E sugli haters?
Purtroppo aveva ragione Umberto Eco: tutti hanno la possibilità di esprimersi e questo ha risvolti sia positivi che negativi.
La tua è un’evoluzione dalla satira tradizionale in vignetta, un salto dalla carta al web.
Non sono mai stato un appassionato di vignettismo tradizionale, senza nulla togliere alla genialità di alcune matite. Mi sono ispirato più all’espressività del fotoromanzo, alla maniera del vecchio settimanale ‘Grand Hotel’. Secondo me un’immagine vera, una foto è più efficace rispetto a un disegno.
Però anche nella tua arte c’è un richiamo alla tradizione, ad esempio con la valorizzazione del romanesco
Beh, diciamo che il romanesco funziona ed è apprezzato anche a livello cinematografico in tutta Italia. Ma nei testi lo forzo volutamente per farlo arrivare in modo più fluido e comprensibile anche a chi non è romano. Perché, se ti inceppi nella comprensione, va da sé che il messaggio perde di efficacia. Poi ogni tanto nelle frasi ci metto anche qualche parolaccia; sono politicamente scorretto ma non è nelle mie corde essere offensivo.
Come vedi oggi lo scenario politico?
Credo che poco o nulla sia cambiato, come ai tempi di Berlusconi. E’ lo stesso giochino della contrapposizione tra i depositari del bene assoluto contro il male assoluto. Al di là delle appartenenze politiche, penso che le prossime Europee saranno un banco di prova decisivo. Secondo me i 5 Stelle andranno giù e il Pd recupererà consensi. Comunque il governo dovrebbe tenere anche se c’è lo scoglio Tav che vedo un po’ complicato. Quanto alla Lega, credo che Salvini stia facendo quello che gli hanno chiesto gli elettori. Si può essere d’accordo o meno, ma questo un politico deve fare. Certo, nei limiti del consentito.
Stiamo sull’attualità: Greta e il vento ambientalista. La tua vignetta ha fatto discutere
Io quella vignetta l’avrei fatta comunque, a prescindere dalla malattia di Greta sulla quale certo non ho ironizzato. L’ho ‘fatta parlare’ per smontare il solito giochetto, in questo caso sul clima. Ho voluto metterne in evidenza i luoghi comuni e la necessità di trovare un paladino mediatico intoccabile. Ho ironizzato anche sulla piazza, su chi ha manifestato con consapevolezza e chi per moda. Mi spiego: ai miei tempi anch’io facevo ‘sega’ a scuola, ma non raccontavo a mia madre che andavo a salvare il mondo.
Il cammino di Osho, c’è qualcos’altro all’orizzonte?
Sì, c’è un progetto in incubatrice: una serie tv in romanesco ispirata al primo personaggio in stile Osho. Una romanità basica che assurge a saggezza prendendo vita in una forma diversa, animata. Ma per ora non posso dirti altro…