
Daniel Pennac sarà invitato ad Empoli. La scelta ha fatto subito discutere, poiché proprio in queste lunghe giornate è stato arrestato Cesare Battisti , l’ex terrorista dei PAC (Proletari Armati per il Comunismo).
Ma che c’entra Daniel Pennac con Cesare Battisti? C’entra, eccome.
Difatti, nel 2004, il celeberrimo scrittore francese fu tra coloro che firmarono l’Appello per la Liberazione dello stesso Battisti; inoltre, inviò una lettera all’ex terrorista.
Può destare scandalo che la democratica cittadina di Empoli inviti uno scrittore, di fama internazionale, che in passato ha espresso una sua propria posizione, non in merito alle espresse azioni di violenza dell’ex terrorista dei PAC, ma riguardo ad un atto legittimo oggettivamente e soggettivamente?
Evidentemente, la risposta a questa domanda è: “Sì”.
I primi a protestare, ad Empoli, son stati Andrea Poggianti (consigliere comunale dello stesso comune, area centro-destra) e il Movimento Cinque Stelle.
Certamente, protestare è legittimo. In un qualsiasi paese democratico il diritto alla protesta è di fondamentale importanza, affinché non si instauri il più brutale dei dispotismi, cioè la dittatura della maggioranza.
La protesta è un diritto fondamentale. Ed il consigliere comunale Andrea Poggianti (cdx) ha voluto esprimerla attraverso la sua pagina Facebook, con le seguenti testuali parole: “Il Sindaco Barnini (Sindaco di Empoli, ndr) è caduta dalla sedia dalla felicità per la notizia, a me cadono le braccia. Lo scrittore scriveva al terrorista rosso: “Coraggio dunque, sperando di vederla presto, libero.” O l’intellettuale si ricrede o come Centrodestra ci opporremo alla presenza in pompa magna e sotto il vessillo del Comune di Empoli di uno che difese il terrorista comunista che uccise 4 italiani innocenti”.
E Poggianti non è stato il solo a protestare contro questa iniziativa. Il Movimento Cinque Stelle dell’Empolese ha avviato una raccolta firme per impedire che Pennac giunga sul suolo della Valdelsa.
Sulla pagina Facebook del Movimento Cinque Stelle di Empoli si legge: “Un assassino con un carico di due condanne all’ergastolo non può averle scontate con 37 anni di latitanza in paesi che lo hanno ospitano, protetto e gli hanno dato pure la cittadinanza. Non è per vendetta, ma sia fatta giustizia e quindi proprio per questo prendiamo le distanze da chiunque dimostri, con più o meno sollecitudine e/o coinvolgimento, l’intenzione di chiedere per lui riduzioni di pena, ne prenda le difese oppure ne dimostri comprensione o empatia. Non è concepibile avere empatia per un assassino. La nostra è una presa di posizione che travalica le ideologie, è una posizione dettata dall’obiettività. All’amministrazione comunale comunichiamo che questi bei ‘regali’ di natale andrebbero restituiti al mittente e nemmeno estratti dalla loro bella carta. Anzi, proprio ‘scartati’. I bei regali son altra cosa. Per noi Battisti non è un perseguitato ma un terrorista. Non possiamo né vogliamo accogliere nella nostra città chi lo considera una vittima e che, quindi, lo vorrebbe libero. E’ una vergognosa mancanza di rispetto per chi è morto per mano sua, uomini in divisa durante il compimento del proprio dovere, artigiani e commercianti, tutti padri di famiglia, persone uccise in nome del PAC (Proletari Armati per il Comunismo). Lui, sbeffeggiando con arroganza e senza mai dimostrare il minimo pentimento. Ci dissociamo dalle ideologie violente e da chi ostinatamente, in nome di una certa ideologia, le difende. Ci dissociamo da questa amministrazione che accoglie chi difende un criminale”.
E ora ecco il testo della lettera che Pennac scrisse a Cesare Battisti: “Caro Cesare Battisti, non la conosco, non l’ho mai letta e certamente non l’avrei seguita nella sua giovanile partecipazione alla lotta armata. Questo mi lascia tanto più libero di dirle la vergogna che provo per ciò che il mio governo le sta facendo e che, attraverso di lei, minaccia, probabilmente altri rifugiati italiani. Il 10 luglio 1880, nove anni appena dopo la Comune di Parigi (insurrezione che fece più di 30.000 morti!), i condannati vennero graziati e amnistiati. Siamo nel 2004, i fatti che le vengono imputati (i più gravi dei quali non sono stati provati), risalgono a quasi trent’anni fa, e lei è di nuovo gettato in prigione, tradito dal paese (che le aveva garantito asilo), e consegnato a quello che le rifiuta il perdono. Come spiegare alle giovani generazioni una tale regressione del costume politico? E come far capire a coloro che ci governano, che agendo in tal modo essi creano il clima di disperazione che ha spinto alla lotta armata l’adolescente che lei era negli anni `70? Certo, i ministri passano e il sostegno che molti le stanno dimostrando durerà più a lungo dei nostri rispettivi governi; ma è una magra consolazione, se pensiamo a quale società può nascere da comportamenti in cui si può tradire la parola data da un capo di stato, e in cui la giustizia si apparenta alla vendetta – se non viene addirittura imbavagliata. Naturalmente, spero con tutto il cuore di sbagliarmi e che il mio governo, sensibile agli argomenti che gli sono stati presentati, resterà fedele alla garanzia di protezione che le è stata data. Coraggio dunque, sperando di vederla presto, libero.”
Si nota subito, leggendo la lettera del famoso scrittore, come Pennac si distacchi completamente dalla posizione di violenza assunta dall’ex terrorista e che la condanna dello scrittore vada piuttosto ad una mancanza di coerenza interna nelle promesse che vengono fatte dall’alto, dalle poltrone governative.
Che stavolta M5S e Poggianti di Empoli abbiano preso un abbaglio?