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Tensione altissima tra Russia e Ucraina dopo l’incidente nello stretto di Kerch

| 27 Novembre 2018 | ESTERI

Tensione altissima tra Russia e Ucraina dopo l’incidente avvenuto domenica nello stretto di Kerch. Tre imbarcazioni ucraine, due motovedette cannoniere e un rimorchiatore, sono stati sequestrati dopo essere entrati nelle acque territoriali russe. Almeno questa è la versione di Mosca. Kiev rigetta ogni accusa e anzi punta il dito contro la Russia. Secondo il governo ucraino non vi è stata alcuna violazione del territorio russo poiché Kiev non riconosce l’annessione della Crimea del 2014 e quindi quelle acque è come se fossero ancora ucraine. Ma il sequestro delle imbarcazioni è stato preceduto da alcuni momenti di alta tensione che per poco non hanno fatto degenerare la situazione. Le autorità russe avrebbero più volte intimato le imbarcazioni ucraine di fermarsi ma queste hanno proceduto come se niente fosse. A un certo punto, i russi avrebbero aperto il fuoco e forse pure speronato un’imbarcazione ucraina. Sta di fatto che tutti i 24 marinai ucraini sono stati arrestati e tre di loro sarebbero stati feriti in modo non grave, mentre le imbarcazioni sono state sequestrate.

Ieri Kiev e Mosca hanno passato tutto il giorno ad accusarsi a vicenda, scaricando la responsabilità dell’incidente sull’altro. Ma fermiamoci un attimo per capire dove ci troviamo e come mai Russia e Ucraina sono arrivate a questo punto. Lo stretto di Kerch è una sottile striscia d’acqua che divide la Crimea dalla Russia continentale e il Mar Nero dal Mar d’Azov. Le relazioni russo-ucraine sono caratterizzate da uno stato di tensione latente dalla primavera del 2014, quando Mosca annesse la Crimea con un colpo di mano militare che si tentò di legittimare con un referendum. Un mese dopo, le oblast di Donetsk e Lugansk, nel sud-est del paese, dichiararono la secessione dall’Ucraina ma il governo centrale intervenne militarmente per fermare i ribelli. Iniziò così la guerra del Donbass, “la guerra dimenticata d’Europa”, che in quattro anni e mezzo ha fatto più di diecimila morti e che è ancora in corso, sebbene nessuno lo dica. Tale guerra peggiorò ulteriormente le relazioni tra Russia ed Ucraina poiché Mosca ha appoggiato, in modo più o meno diretto, i separatisti del Donbass. Dalla primavera del 2014 la Crimea è de facto parte della Russia. Tuttavia, nessuno riconosce l’annessione, men che meno l’Ucraina.

Lo stretto di Kerch ha un’elevata importanza strategica per l’Ucraina in quanto si tratta dell’unico passaggio che collega i porti che si affacciano sul Mar d’Azov con il Mar Nero. Le autorità ucraine hanno storto il naso quando la scorsa primavera il presidente russo Vladimir Putin in persona ha inaugurato il ponte stradale che collega la Crimea alla Russia continentale, passando proprio sopra lo stretto. In realtà l’Ucraina è irritata dal fatto che negli ultimi mesi la Russia avrebbe dimostrato di volersi garantire il controllo esclusivo dello stretto, estromettendo completamente gli ucraini. Con la costruzione del ponte i russi possono esercitare un controllo maggiore nella zona e da qualche mese hanno pure iniziato a controllare le navi mercantili provenienti da e dirette verso i porti ucraini. Manovre militari svolte dalle flotte delle due ex repubbliche sovietiche hanno contribuito ad accrescere la tensione. Negli ultimi giorni si sarebbe raggiunto il punto di non ritorno. I russi hanno schierato alcune navi in prossimità del ponte, di fatto bloccando il passaggio, e gli ucraini hanno deciso di forzare il blocco con tre imbarcazioni provenienti dal Mar Nero. Da qui è avvenuto l’incidente. Secondo Kiev, le azioni prepotenti dei russi avrebbero violato un accordo del 2003 che sancisce la libertà di navigazione attraverso lo stretto, sia per le navi ucraine che per quelle russe.

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In seguito all’incidente, nella notte tra domenica e lunedì il presidente ucraino Petro Poroshenko ha convocato una riunione d’emergenza del consiglio per la sicurezza nazionale in cui si è deciso di chiedere al parlamento di votare lo stato di legge marziale. Nel frattempo sono scoppiate delle proteste di fronte all’ambasciata russa di Kiev dove i manifestanti avrebbero dato fuoco a un auto e a diversi copertoni.

Ieri si è tenuta anche una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il quale ha fermamente condannato le azioni della Russia bollandole come una violazione del diritto internazionale. Diversi governi hanno chiesto la liberazione dei marinai e la restituzione delle imbarcazioni ma Mosca si è rifiutata e così si è trovata ancor più isolata. Nel frattempo la Nato ha dichiarato il suo appoggio all’Ucraina mentre le autorità russe hanno deciso di riaprire parzialmente lo stretto, consentendo il passaggio dei vascelli civili.

Ieri sera il parlamento ucraino ha votato l’introduzione delle legge marziale che rimarrà in vigore per almeno 30 giorni, a partire dal 28 novembre. La legge marziale riguarderà solo le regioni maggiormente sensibili a un eventuale attacco, ovvero quelle di confine con la Russia, quelle che si affacciano sul Mar d’Azov e sul Mar Nero e quelle al confine con la Transnistria, la regione separatista della Moldavia dove si trova un contingente militare russo. La legge marziale è il passo che precede la dichiarazione di guerra, a dimostrazione di quanto la situazione sia calda. Ciò non implica in alcun modo che venga proclamata automaticamente la dichiarazione di guerra.

Eppure il tempismo di questa crisi non può non far sorgere qualche dubbio. Il 31 marzo 2019 si dovrebbero tenere le elezioni presidenziali in Ucraina e la conferma dell’attuale presidente Poroshenko sembra poco probabile, considerando gli indici di gradimento e i sondaggi. La popolarità di Poroshenko è in caduta libera a favore degli altri candidati. Con l’imposizione della legge marziale si potrebbe arrivare a dover posticipare le elezioni. Ciò dipende da quanto durerà la legislazione straordinaria. La costituzione prevede un minimo di 30 giorni ma non è prevista una durata massima. Inoltre, individuare un nemico esterno in grado di minacciare la sicurezza nazionale proprio quando mancano pochi mesi alle elezioni potrebbe rivelarsi una buona tattica per aumentare i consensi e il gradimento popolare. Si tratta di speculazioni ovviamente, ma non si può dire che non siano prive di fondamento, specialmente in un paese che non è affatto maturo dal punto di vista democratico.

La tensione tra Russia e Ucraina ha raggiunto il suo picco più elevato dai tempi dell’annessione della Crimea nel 2014, eppure nemmeno in quel caso Kiev giunse ad imporre la legge marziale. Dire che ci troviamo alle porte di una guerra tra Russia e Ucraina è affrettato. Un conflitto del genere potrebbe non rimanere circoscritto in quanto la Nato e gli Stati Uniti a partire dalla rivoluzione di Euromaidan hanno iniziato a corteggiare l’Ucraina. In caso di guerra le conseguenze sarebbero imprevedibili e un eventuale allargamento sarebbe catastrofico. Per il momento l’unica certezza è che le relazioni russo-ucraine sono peggiorate ulteriormente e in modo molto grave. E ciò non fa presagire nulla di buono per il futuro.

TAG: annessione della Crimea, Crimea, guerra del Donbass, Kiev, legge marziale, Mar d'Azov, Mar Nero, Mosca, Petro Poroshenko, russia, stretto di Kerch, Ucraina, Vladimir Putin
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