Siria armata. Cosa è successo?
Il 17 settembre la Fregata francese Auvergne di stanza vicino Cipro e una troupe di F16 israeliani, senza mandato ONU né Nato, sferrano un attacco alle postazioni militari alleate nella fascia costiera siriana.
Una mossa abbastanza consueta per quanto poco ortodossa, che però questa volta ha avuto un riscontro molto più complesso del solito. Se infatti questo genere di attacchi, obiettivamente illegali per quanto politicamente giustificabili, hanno sempre avuto luogo (se ne sono contati oltre 200 negli ultimi anni), stavolta vi è stato un insolito imprevisto.
Infatti nella notte, il pattugliatore Il-20 russo decolla da Hmeimim per ispezionare e di lì a poco la contraerea siriana, allertata dell’imminente attacco, lancia gli S200 anti-aereo contro la troupe israeliana, la quale però riesce molto abilmente a innestarsi nella scia radar del pattugliatore Il-20.
E proprio questo è lo snodo cruciale: gli S200 indirizzati verso gli F16, abbattono l’aereo amico che era da poco decollato dalla stessa base, mentre gli F16 riescono a svincolarsi.
Leggi il precedente articolo sulla guerra in Siria
http://ilformat.wwwnl1-ss17.a2hosted.com/abbattuto-aereo-militare-russo-sale-la-tensione-fra-russia-e-israele/
(Il quadriturboelica Ilyushin, Il-20 abbattuto sopra i cieli di Latakia)
Cosa accadrà ora?
La tuonante risposta della Russia non si è fatta attendere. Mentre Israele ha negato ogni responsabilità puntando il dito contro il materiale esecutore dell’abbattimento, cioè l’esercito siriano, la Russia ha tenuto a precisare che a prescindere dal fuoco amico, se non fosse stato per le scorribande franco/israeliane, tale incidente non si sarebbe potuto verificare.
Come reazione, Putin e Assad hanno ripreso un importante accordo militare che era stato interrotto per volere di Israele. Tale accordo prevedeva la vendita alla Siria del sistema di difesa anti-aerea S300: una avanzatissimo sistema di difesa a rete che avrebbe dato filo da torcere agli incursori.
La Russia acconsentì all’interruzione di tale accordo per avere in seguito qualcosa con cui ricattare/punire Israele e sembra che ora stia facendo proprio così.
Il ministro degli esteri Sergej Lavrov ha dichiarato che il sistema militare è già in fase di installazione.
Gli spokesman della Casa Bianca avvertono che questa mossa potrebbe portare una forte escalation nella regione.
Quello che è sicuro è che in una tale circostanza di giustizia internazionale self-made si sente più che mai la necessità di una ONU forte e multipolare che riesca a garantire uno svolgimento legale del conflitto. Conflitto che altrimenti rischia di esplodere.
Si vis pacem para bellum