Affluenza al 34%, ben sotto la soglia del 50% necessaria a validare il referendum costituzionale per cambiare nome in Repubblica della Macedonia del Nord. Tuttavia di questo 34%, ben il 90% ha votato a favore del quesito referendario.
Attualmente infatti la piccola repubblica vantava una nozione storica come nome piuttosto che un vero nome: F.Y.R.O.M. Former Yugoslavian Republic Of Macedonia (Ex-repubblica Iugoslavia di Macedonia).
Durante il Regno di Iugoslavia, prima dello scoppio della seconda grande guerra, la regione si chiamava Vardarska, confinante con la regione greca “Makedonia”.
Dopo la guerra, nata la Iugoslavia di Tito, Vardarska divenne una regione della Serbia.
Morto Tito e iniziando le prime guerre di “successione” fratricide, la piccola regione riesce con destrezza a dichiarare la propria indipendenza senza spargimenti di sangue con Belgrado.
Era il 1991. Nel 1995 viene ufficialmente ratificato F.Y.R.O.M. come nome provvisorio.
Peccato che la sua provvisorietà dura ormai da 23 anni.
La Grecia, membro della sfera Occidentale dal 1972, fa ostruzionismo da 27 anni.
La condicio sine qua non per togliere quello che ormai sembra de facto un embargo è che la Macedonia rinunci a ogni rivendicazione ellenistica.
Esultano per questo risultato referendario lo stesso presidente Macedone, la destra conservatrice dell’ex premier Macedone, nonché la stessa destra greca alla quale nemmeno la definizione “Macedonia del Nord” andava bene.
Tranquilla la Russia, la quale aveva auspicato la neutralità dell’area balcanica, consigliando di non costringere aut-aut l’ex-Iugoslavia a schierarsi o con Mosca o con Washington.
Tutti soddisfatti? Non proprio. Tsipras e Zaev si erano giocati il jolly per questo referendum. E’ probabile che lo stesso Tsipras dovrà ricorrere ad elezioni anticipate nel 2019.
Ma cosa accadrà adesso alla Macedonia? La Grecia tornerà ad applicare il pieno embargo istituzionale? I Macedoni continueranno la propria vita da extracomunitari ed immigrare clandestinamente in Europa?
In una regione precaria dove proprio ieri le truppe kosovare ROSU hanno transitato la regione lacustre della Gazivode (importante fonte energetica fra Kosovo e Serbia), le sorprese violente possono essere molte.
Leggi il precedente articolo sulla Macedonia
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