
Al momento in cui scrivo non so se quando leggerete questo articolo in Italia ci sarà un nuovo governo. Ma indipendentemente dagli sviluppi politici, ci sarà la stessa stampa a parlarne.
Un brivido lungo la schiena. Non so cosa aspettarmi: viste e sentite più o meno tutte.
Ho imparato a scrivere trent’anni fa nella redazione romana dell’Associated Press. Ero l’ultima degli “intern” (e l’unica italiana). E’ stata la miglior scuola di giornalismo che potessi avere. Li’ ho imparato la regola d’oro delle 5 W (Who, What, Where, When, Why): chi ha fatto o detto cosa, dove, quando e perché. La regola è sempre valida: sono i punti irrinunciabili che devono essere presenti all’inizio di ogni articolo come risposta alle probabili domande del lettore che si accinge a leggere il pezzo. E le regole si applicano anche ai servizi in video.
Ora ditemi voi che c’entra con le 5 W il seguente incipit: (articolo di prima pagina di un giornalone, ne prendo uno a caso): “Una girandola di incontri. Telefonate. Segnali. Per la formazione di un governo politico gialloverde, probabilmente con l’aggiunta di Fratelli d’Italia (anche se su questo c’è uno scontro nei 5Stelle)”.
Un capolavoro. Meglio guardare direttamente una soap opera.
Potrei continuare, ma vi risparmio. Passo piuttosto alle dolenti sul fronte televisivo. Siamo alle post fake news, e cioè a spericolate operazione di editing video per strumentalizzare le parole di questo o quel politico. Beh, a onore del vero, sempre i soliti due: Salvini e Di Maio, responsabili praticamente di tutto. Indipendentemente da come la si pensi, la parzialità dei giudizi balza agli occhi e alle orecchie.
Un altro triste capitolo: quello delle “pezze” per aggiustare l’inaggiustabile. Ci ha provato Bernd Thomas Riegert, giornalista di Deutsche Welle che ha intervistato il commissario Ue al bilancio Gunther Oettinger. Prima lancia su Twitter un virgolettato-shock dall’intervista: “I mercati insegneranno agli italiani a votare nella maniera giusta”, poi corregge il tiro. Ma la pezza non convince nessuno. Surreale altrimenti che Oettinger avesse nel frattempo rilanciato quello stesso virgolettato. E soprattutto, levare quelle virgolette non ha cambiato la sostanza della dichiarazione.
Pero’ i nostri giornaloni ci hanno creduto – o meglio, hanno fatto finta di crederci. Solidali con la presa per i fondelli, prolissi nell’excusatio non petita. E via via di figuraccia in figuraccia.
Quegli stessi giornaloni che poche ore dopo hanno clamorosamente ignorato (non una riga) le parole chiarissime del leader dell’EFD (Europe of Freedom and Direct Democracy, Europa della Libertà e della Democrazia Diretta) Nigel Farage che a Strasburgo ha tuonato contro l’Unione Europea. Ma cosa ha detto di cosi’ assolutamente inenarrabile il signor Farage rivolgendosi ai signori dell’UE?
“Gli Italiani si interrogano su quello che l’euro ha fatto alla loro economia. Si sentono vittime delle politiche d’immigrazione dell’Unione europea. Il risultato è che hanno votato un nuovo governo, solo per scoprire che il bullismo e l’arroganza della Commissione Europea sono stati ascoltati dal Presidente italiano. Nelle ultime 48 ore, la loro democrazia è stata tradita. In passato siete riusciti a sottomettere i Danesi, gli Irlandesi, i Greci. Sospetto che oggi con l’Italia abbiate fatto il passo più lungo della gamba. Fate altre elezioni, ci saranno più grandi vittorie euroscettiche “.
Nessuna traccia delle parole di fuoco di Farage sui giornaloni. Shhhhhhhh….
Avremo un nuovo governo. Sarà – su Twitter è un hashtag di tendenza – un #governodelcambiamento. Ma cambierà l’approccio dei giornalisti che ne parleranno?