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L’altro punto di vista della trattativa: quel terzo livello da piu’ parti negato

| 29 Aprile 2018 | ATTUALITÀ

“Ci troviamo di fronte a menti raffinatissime che cercano di orientare certe azioni della mafia. Esistono forse punti di collegamento tra i vertici di cosa nostra e i centri occulti di potere che hanno altri interessi. Ho l’impressione che sia questo lo scenario più attendibile se si vogliono capire davvero le ragioni che hanno spinto qualcuno ad assassinarmi”. Così, parlava Giovanni Falcone dopo il fallito attentato dell’Addaura nel giugno 1989. Quelle menti raffinatissime sono rimaste a tutt’oggi ancora nell’ombra.

Parlare di terzo livello è come toccare un nervo scoperto che causa numerose reazioni, ma l’unica ragione che prevale è la convinzione che sia tutta fantasia quello di voler cercare qualcosa di occulto. Può la trattativa Stato-Mafia essere stata diretta solo dai carabinieri? Sono davvero loro le menti raffinatissime? Il dialogo tra i viddani analfabeti corleonesi e queste menti raffinatissime era realmente possibile? Domande ricorrenti che difficilmente troveranno risposte risolutive.

In questo quadro si inseriscono le dichiarazioni di Elio Ciolini, personaggio ambiguo legato ai Servizi Segreti come alla massoneria, le cui parole lette dopo gli eventi suonano come profetiche: “Nuova strategia, tensione in Italia periodo marzo-luglio 1992. Nel periodo Marzo-Luglio di quest’anno avverranno fatti intesi a destabilizzare l’ordine pubblico come esplosioni dinamitardi a colpire quelle persone “comuni” in luoghi pubblici, sequestro ed eventuale omicidio di esponente politico PSI, PCI, DC, sequestro ed eventuale omicidio del futuro presidente della Repubblica. Tutto questo è stato deciso a Zagabria (settembre 1991) nel quadro di un coordinamento politico della destra europea e in Italia riferito ad un nuovo ordine generale con i relativi vantaggi economici finanziari dei responsabili di questo nuovo ordine deviato massonico politico culturale, attualmente basato sulla commercializzazione di stupefacenti.” Elio Ciolini 4 marzo 1992

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Parole farneticanti di un folle fatte pervenire al giudice Grassi. Un pazzo per molti, un depistatore che però, evidentemente, qualcosa sapeva. Di lì a pochi giorni, il 12 marzo, verrà ucciso Salvo Lima esponente politico della DC legato ad Andreotti, il 23 maggio la strage di Capaci ed il 19 luglio quella di Via D’Amelio. Allora sorge un dubbio: o Ciolini era un veggente oppure qualcosa realmente sapeva, quindi non può passare il tutto come il delirio di un pazzo. La strategia prosegue nel 1993 con le bombe di Milano, Firenze e Roma.

Una strategia volta a consentire al terzo livello composto da oligarchie economiche in alleanza con alcuni politici, di portare avanti loschi traffici che comprendevano il traffico d’armi con le zone di guerra, traffico di stupefacenti dall’est Europa e il traffico di rifiuti tossici gestiti da imprenditori legati ad alcuni partiti europei e che, quindi, godevano di una copertura politica e logistica. Sono gli anni della guerra nei Balcani e quella in Somalia e, giocoforza, gli interessi economici e politici rientrano nel grande riordino mondiale. È vero che per creare un nuovo ordine bisogna prima causare il disordine e, in quest’ottica, si muovono quelle menti raffinatissime che hanno grossi interessi finanziari in entrambi i campi di battaglia.

Infatti, tracce del traffico di droga tra la Sicilia e l’est Europa emergono nel 1994 durante l’inchiesta sulle navi dei veleni. Il traffico d’armi era gestito con l’appoggio del Centro Scorpione, base di Gladio, dove si incrociano i destini di Rostagno, Alpi e Li Causi, ma anche quello di Giovanni Falcone. Pare che Rostagno avesse avuto il tempo di parlare con il giudice Falcone di quanto accadeva al centro Scorpione e il 19 dicembre 1990 Falcone scriveva sul suo pc: “Piero Giammanco Procuratore Capo di Palermo non ha più telefonato al Procuratore Capo di Roma e così viene meno la possibilità di inconterare i colleghi romani che si occupano di Gladio”.

Un groviglio, quindi, di interessi economici, politici e militari che si mischiano alla volontà di un braccio armato con l’intento di eliminare i “colpevoli” delle condanne del maxiprocesso. Un progetto eversivo che non si può fermare a tre carabinieri che invece va molto oltre e che giunge fino a quel terzo livello che, per opportunità, molti negano.

Per coprire i grossi intrallazzi dei partiti politici, meglio trovare nei carabinieri i colpevoli di turno, poi tutto il resto si occulta.

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