L’industria del petrolio russa, nonostante le varie limitazioni cui è stata sottoposta, non ha subito il calo che era stato previsto. Rimane stabile la produzione dei giacimenti e torna a crescere anche l’export: ad aprile si contano 8,3 milioni di barili al giorno tra greggio e derivati secondo l’Aie, l’Agenzia internazionale dell’energia. Si tratta del miglior mese a partire dall’inizio della guerra.
Per l’80% si tratta di volumi venduti in Asia, in seguito smistati altrove: incluse Europa e Paesi del G7, che non dovrebbero mettere le mani sul petrolio russo. Si è diffuso perciò il sospetto che ci sia stata la mediazione di alcune società.
Un modo per aggirare l’embargo, spiega il quotidiano economico, potrebbe essere il trasbordo di carichi in alto mare. Mosca però sottolinea un punto: i carburanti prodotti con greggio russo possono essere venduti e comprati ovunque purché siano stati raffinati al di fuori dai confini russi.
Alcuni Paesi stanno facendo affari grazie a questa opzione: tra questi l’India, criticata anche dall’Alto rappresentate per la politica estera Ue, Josep Borrell.
I barili di petrolio partono quasi tutti dal porto di Vadinar, nel Gujarat, molto vicina alla raffineria Nayara Energy, controllata da Rosneft (azienda pubblica russa attiva nel settore dell’energia). Tra l’altro, nei mesi scorsi la quota del 24,5% è passata ad Hara Capital sarl, società lussemburghese di proprietà di Mareterra Group Holding spa, italiana.
Secondo l’ong Global Witness sono almeno cinque i Paesi coinvolti in questa operazione a favore di Mosca: Cina, Turchia, Emirati arabi e Singapore (oltre all’India). Importano grandi quantità di greggio russo, lo raffinano e in seguito lo forniscono all’Europa e ai Paesi che aderiscono all’embargo.
Per proteggersi, alcune società coinvolte in questo processo dall’inizio della guerra hanno aperto nuove sedi nelle zone franche di Dubai, Honk Kong e Singapore. Sono tutte aree più sicure rispetto alla Svizzera, allineata con l’UE.
Ad Hong Kong è stata costituita la Nord Axis, fra i maggiori distributori di barili russi. Qui operano anche Bellatrix Energy e Concept Oil Services. A Dubai invece Tejarinaft FZCO, QR Trading DMCC e Coral Energy DMCC: insieme, scrive il quotidiano economico che cita Bloomberg, hanno commercializzato 1,4 milioni di barili al giorno di greggio nel quarto trimestre del 2022. I nuovi distributori del petrolio russo sono misteriose: non se ne conoscono gli azionisti.