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Gli Ebrei a Benevento e dintorni

| 7 Febbraio 2023 | CULTURA

Con l’occupazione di Gerusalemme e la sua distruzione arrivano in Italia molti ebrei prigionieri. In Italia meridionale infatti, gli Ebrei aumentano soprattutto dal 115 al 135 d. C., deportati come schiavi. 

Secondo molte fonti storiche durante la Roma repubblicana dell’Impero romano gli ebrei si stabiliscono in Puglia a Brindisi e poi in Campania a Pozzuoli, Pompei e nel Sannio. E a Pozzuoli viene confermata durante il regno di Erode una grande comunità ebraica.  Anche a Benevento viene rilevata una forte presenza ebraica che nell’Epoca romana, diventa una città cosmopolita.

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Benevento nel II secolo vive un periodo di prosperità. Intorno al V secolo molti ebrei si stabiliscono a Telesia, la città romana situata  tra Telese Terme odierno e San Salvatore Telesino. Luogo dove ancora è possibile trovare i resti della città. Per alcuni storici invece la Telesia sannitica si trova nel territorio dell’attuale Castelvenere e poi spostata verso la piana. Telesia viene citata la prima volta intorno al 217 a.C. con la conquista del generale cartaginese AnnibaleAnche due lapidi del V sec. confermano le loro tracce.

In seguito verso l’836 gli ebrei durante il regno dei Longobardi sotto il principato di Sicardo a Benevento sono noti come mercanti. La comunità ebraica si sviluppa maggiormente intorno all’anno Mille favoriti dal commercio del grano con gli ebrei pugliesi e dalla posizione strategica di Benevento. E dal XVI secolo si commercia anche il mais. I prodotti pugliesi vengono scambiati con la loro produzione di sete, drappi, tessuti e pellame. Si occupano anche di funi e della vendita di panni vecchi.

Nel 1077 quando la chiesa romana prende il controllo di Benevento impone la tassa sulle tintorie, assicurando la loro protezione. Ma intorno al 1290-1294 i Frati Domenicani diffondono il terrore con delle campagne antigiudaiche e imponendo le conversioni che ridimensiona la comunità.

A Benevento gli ebrei vivono nei quartieri che coincidono oggi con Corso Garibaldi, Porta Somma (Rocca dei Rettori), Piano di Corte e la chiesa di Santa Sofia. E nel 1165 si registrano circa 200 famiglie di ebrei. Il loro cimitero è collocato fuori delle mura, nella zona di Creta Rossa, vicino alla masseria Saberiana.

Gli ebrei sono considerati grandi esperti tintori e tessitori, tra questi il noto tessuto il Fustaneus Albus de Benevento, Drappo Beneventano.

Il declino di questa attività inizia verso il XIII secolo con l’arrivo di altri commercianti dell’Italia settentrionale. L’attività ebraica continua comunque ma intorno al XV secolo, si diffonde il prestito, a cui ricorrono personalità e persino il Comune, almeno fino al 1500 e oltre.

E sembra che prima, intorno al 1165 gli ebrei vivano principalmente a Caserta, Alife, Nocera, Eboli, Teano, Sorrento, Aversa. Questa situazione almeno prima delle conversioni imposte nel 1294.

La comunità ebraica in questi anni si ritrova coinvolta nei conflitti tra papato e impero, le guerre e le invasioni.  La loro presenza a Benevento è testimoniata dai codici, manoscritti e anche dalle tre chiese S. Nazarii a Judeca, S. Stephani de Judeca, S. Januarii de Judeca, che dal nome indicano il quartiere dove risiedono. Il loro rapporto con la comunità del luogo in alcuni periodi appare più tollerata, come ricordano le disposizioni di papa Gregorio IX, in cui vieta l’obbligo del battessimo, permettendo di festeggiare le loro tradizioni senza repressioni. Ma la comunità resta distante dai cristiani e non integrata. Vengono emanate poi  nuove disposizioni per limitare i ruoli anche pubblici. Tra i divieti quello di vestirsi in un certo modo e di non apparire durante la Settimana Santa, restrizioni usate per contrastare la loro ascesa economica.

Nel 1458 la Bolla Papale di Pio II limita ulteriormente la libertà degli ebrei e molte concessioni e privilegi vengono abrogate.

La  giudecca,  inoltre è l’area della città dove vivono e la sinagoga è il centro economico e sociale in cui si riunisce la comunità per celebrare matrimoni, affari e dove si deliberano persino le scomuniche. I sacerdoti leggono il sabato il Pentateuco ai fedeli. La giudecca quindi non è da confondere con il ghetto, che viene istituito con Paolo IV nel 1555 a Venezia e prevede le mura e la sorveglianza, pagata dagli stessi ebrei. Infatti con il Concilio di Trento e le disposizioni di Paolo IV la loro situazione peggiora ulteriormente.

Benevento accoglie anche i profughi spagnoli nel 1492, alcuni però si spostano a Guardia San Framondi dedicandosi al commercio del pellame. Da ricordare tra gli arrivi nella città alcune famiglie importanti come la Usillo.

Inoltre dal 1400 gli ebrei si dedicano soprattutto all’usura, dopo nuove disposizioni che vietano di possedere granai e viene concesso solo l’uso domestico. Le loro abitazioni sono provviste di un giardino pensile dove coltivano frutta e ortaggi per ed evitare di comprare da altri commercianti, i quali mal li tollerano.

Gli ebrei a Benevento vengono espulsi dai territori pontifici nel 1569 con le disposizioni generali di  papa Pio V del 26 febbraio. A parte alcuni luoghi come Venezia, Roma e Ancona in cui si istituiscono i ghetti.

Agli ebrei dopo l’ordinanza di abbandonare la città viene concesso solo due mesi di tempo e in caso contrario soggetti alla confisca dei beni e alla perdita della libertà. Alcuni decidono di restare e sono circa 27 le conversioni a cui si aggiungono personalità noti nel luogo come lo spagnolo ebreo Raffaele Usiglio.

In seguito gli ebrei vengono riammessi nel 1617, ma con la peste sono di nuovo colpevolizzati di esserne la causa. Bisogna aspettare al 1800 quando alcune famiglie ritornano dedicandosi all’attività commerciale.

Insomma per gli ebrei non esiste pace, in balia di editti e discriminazioni, costretti continuamente a vagare. Un popolo in fuga, disperso in tanti luoghi, mondi e usi diversi, ma sempre facilmente distinguibili e fedeli alla loro identità.

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