
Il metodo illegale è sempre lo stesso, una replica del collaudato schema delle vendite piramidali, detto anche schema Ponzi, in nome del famosissimo truffatore Charles Ponzi. E’ quello usato dalla New Financial Technology (NFT), sostanzialmente non hanno fatto alcun investimento cioè: versavano la quota, i nuovi arrivati finanziavano i ‘rendimenti’ di chi aveva già aderito; quando per qualsiasi motivo non si riescono più ad attrarre nuovi investitori il castello crolla.
In pratica oltre seimila risparmiatori sono rimasti vittime di una società con sede a Londra che, a fronte di un investimento di 10mila euro, prometteva rendimenti mensili del 10% grazie a un complesso algoritmo che investiva il denaro in criptovalute.
La società ha da poco smesso di distribuire dividendi dichiarando ‘ammanchi’ e ‘problematiche interne’ ma nel frattempo per le vittime si profila la seria possibilità di non rivedere più un euro. A posteriori, il fatto che i contratti firmati dai clienti non siano stati accompagnati da alcun prospetto informativo, obbligatorio in Italia per gli investimenti finanziari, avrebbe potuto far sorgere qualche dubbio sulla reale natura di questa operazione.
Ma con le criptovalute la New Financial Technology non c’entra proprio nulla, infatti hanno usato il Bitcoin come esca sfruttando il grande entusiasmo che c’è dietro a questo tipo d’investimenti. Sulle basi di questo entusiasmo, la NFT prometteva il 10% di interesse ogni mese, grazie a un incomprensibile schema di algoritmi in grado di comprare e vendere criptovalute su diverse piattaforme, guadagnando sulla differenza di prezzo.
Effettivamente New Financial Technology per alcuni mesi ha pagato i maxi-interessi, prima di chiudere i conti. Su Telegram gli investitori rimasti senza un soldo si sono organizzati. C’è chi era entrato solo il 22 luglio nell’investimento e sostiene di aver perso in un colpo solo 10mila euro, l’investimento minimo, chi addirittura racconta di averne bruciati 100mila.
Ma c’è di peggio, gli investitori con molta probabilità rischiano di non vedere più i propri soldi. Non esistono infatti reti di protezione automatiche e gli investimenti sono a rischio, anche perché due dei tre amministratori risulterebbero irraggiungibili a Dubai, New Financial Technology con altre società in Svezia e nella stessa Dubai, una struttura patrimoniale tutt’altro che solida e non compare tra le realtà autorizzate della Consob per fare da operatore finanziario.
Sebbene l’unico amministratore dei tre abbia promesso di restituire il denaro degli ultimi quattro mesi, gli investitori truffati si stanno muovendo per vie legali per far partire le indagini.