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Manifestanti contro la guerra in Ucraina: 6.000 arresti in Russia

| 28 Febbraio 2022 | ESTERI

Sono circa 6.000 le persone arrestate dalla polizia russa nel corso delle manifestazioni di protesta contro l’invasione dell’Ucraina a partire dal 24 febbraio. Lo riporta il sito indipendente OVD-Infogruppo che si occupa della tutela dei diritti umani in Russia.

Solo nella giornata di oggi sono 2.650 le persone arrestate per aver protestato in 51città, e 1.225 nella sola Mosca. Gli agenti in assetto anti sommossa che presidiano le strade invase dai manifestanti in decine di città russe hanno trascinato via anziani, donne, ragazzi.

Dagli accademici ai giovani, passando per i personaggi dello spettacolo, aumenta il numero di cittadini russi contrari all’invasione di un Paese considerato fratello. Dai social rimbalzano le immagini di una protesta coraggiosa contro l’invasione dell’Ucraina che non si ferma e che è comunque minoranza, ma che testimonia di un disagio che nemmeno la paura del carcere riesce a fermare.

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Nelle grandi città come Mosca e San Pietroburgo, dal 24 febbraio si sono scatenate le proteste. Defezioni si sono registrate tra il personale straniero dell’emittente Russia Today, megafono del Cremlino, mentre “in segno di protesta” si è dimessa dalla carica di direttore del teatro statale Meyerhol di Mosca, Elena Kovalskaya.  “Non puoi lavorare per un assassino e ricevere da lui lo stipendio”, ha scritto su Facebook.

“No alla guerra” gridava la gente che per il quarto giorno consecutivo ha  invaso la Newsky prospekt, centralissima strada di San Pietroburgo, teatro di una protesta pacifica sgomberata con violenza dalla polizia. Elena Chernenko, la più celebre giornalista russa di politica estera che lavora al quotidiano Kommersant (di proprietà di uno degli oligarchi vicini a Vladimir Putin, Alisher Usmanov) è stata espulsa dal pool del ministero degli Esteri, dopo aver lanciato una petizione contro la guerra che ha raccolto centinaia di firme in poche ore.

Intanto ha raccolto oltre 400.000 firme in meno di un giorno una petizione online contro la guerra pubblicata sulla piattaforma Change.org e creata, secondo la testata online Meduza, dall’attivista per la difesa dei diritti umani Lev Ponomaryov. Oltre alla denuncia della guerra c’è anche la paura. E iniziano a vedersi a Mosca, a San Pietroburgo, a Khimki, le immagini dele file davanti ai bancomat per prelevare contanti. La Banca Centrale russa ha rassicurato i cittadini spiegando che “tutti i fondi” dei clienti “sono al sicuro e disponibili in qualsiasi momento”.

Il giorno dopo l’invasione, un gruppo di ricercatori e giornalisti scientifici russi ha scritto una lettera aperta di condanna dell’aggressione militare. “Si tratta di una decisione fatale che causerà enormi perdite umane e minerà le basi del sistema di sicurezza collettiva”, recita il testo firmato da oltre 2mila studiosi, “la responsabilità per aver scatenato una nuova guerra in Europa ricade interamente sulla Russia”.

Intanto sulla scena della protesta si affacciano anche nomi di insospettabili. “Serve la pace, i colloqui tra Russia e Ucraina devono iniziare il prima possibile!”, ha scritto sul suo canale Telegram l’oligarca Oleg Deripaska, molto vicino al presidente russo Vladimir Putin. Si è addirittura scusato il capodelegazione russo alla conferenza sul clima delle Nazioni Unite Oleg Anisimov definendo “ingiustificabile” l’invasione russa dell’Ucraina.

Già due settimane fa, i sondaggi indipendenti del Levada registravano un fatto inedito: la guerra era la seconda paura più grande dei russi. Sempre il Levada ha rilevato, pochi giorni fa, che solo il 45% dei russi è in favore del riconoscimento delle due repubbliche separatiste del Donbass, a cui poi è seguito l’intervento militare.

A San Pietroburgo la polizia ha sgomberando i manifestanti e arrestato numerose persone, secondo quanto si vede dalle immagini tramesse dalle televisioni internazionali.

TAG: arresti, guerra, manifestanti, russia
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