È sempre più forte la morsa dei talebani sul Panshir, ultima sacca di resistenza rimasta in Afghanistan. La valle circondata dalle montagne a Nord-Est di Kabul è ora assediata da migliaia di combattenti inviati per soffocare la rivolta.
Dopo un’altra giornata di duri combattimenti, con decine di vittime su entrambi i fronti, i sedicenti studenti coranici hanno rivendicato di essere riusciti a entrare nella provincia dei ribelli, facendo circolare la notizia di una fuga verso il Tagikistan dei loro leader, Ahmad Massoud, il figlio del leggendario ‘Leone del Panshir’, e l’ex vicepresidente del governo spodestato, Amrullah Saleh.
La ricostruzione dei talebani è però stata subito smentita dal Fronte nazionale della resistenza. “I Talebani hanno bloccato l’accesso degli aiuti umanitari nel Panshir, tagliato collegamenti telefonici ed elettricità e non permettono neppure l’arrivo di medicine”, ha poi accusato Saleh, che si è unito alle milizie tagike con i reparti dell’esercito nazionale afghano che non hanno disertato.
“I talebani stanno commettendo crimini di guerra”, ha denunciato l’ex vicepresidente, chiedendo “alle Nazioni Unite e ai leader mondiali di prendere atto di questo chiaro comportamento criminale e terroristico”.
Intanto a Kabul i sedicenti studenti coranici lavorano ancora al futuro esecutivo. L’annuncio, che molti attendevano simbolicamente il 3 settembre, a margine della prima preghiera islamica del venerdì dopo il ritiro americano, è slittato di nuovo. Forse al giorno successivo, cioè il 4 settembre.
Sembra però certo, indicano fonti talebane, il ruolo di capo politico affidato al co-fondatore Abdul Ghani Baradar, braccio esecutivo della guida religiosa, il leader supremo Hibatullah Akhundzada. Posti di primo piano andranno anche a Mohammad Yaqoob, figlio del mullah Omar, e ai capi-negoziatori con gli Usa a Doha.
Nel frattempo, sono ripresi i voli interni della principale compagnia locale, la Ariana Afghan Airlines, e il Qatar ha inviato un emissario a Kabul per accelerare sulla riapertura dell’aeroporto, auspicando l’avvio di corridoi umanitari entro 24-48 ore, dopo l’arrivo dei primi rifornimenti del Programma alimentare mondiale a Kandahar e Mazar-i-Sharif. La comunità internazionale da Washington a Bruxelles pone i suoi paletti ma ribadisce la necessità di discutere con i nuovi padroni di Kabul in ottica umanitaria e di lotta al terrorismo.
Sul terrorismo però si addensano nuove ombre, in particolare sulle complicità con le reti islamiste combattenti. La newsletter online del sedicente Stato islamico ha riferito che il kamikaze della loro branca locale Isis-Khorasan che lo scorso 26 agosto si è fatto esplodere all’aeroporto di Kabul, provocando 170 vittime, tra cui 13 soldati americani, era stato appena liberato da una prigione afghana dopo il crollo dell’esecutivo filo-occidentale di Ashraf Ghani.
Secondo questa ricostruzione, l’attentatore Abdul-Rahman al-Logari e “diversi suoi fratelli” sono fuggiti dal carcere e “si sono precipitati a raggiungere” i compagni jihadisti per compiere l’attacco suicida. Una conseguenza, questa, del caotico assalto alle prigioni dei Talebani.