Due tesi opposte. Di più, antitetiche: una quella del Garante per le libertà, l’altra dell’amministratore di sostegno. In mezzo Carlo Gilardi, il professore in pensione di Airuno che a novant’anni, senza figli e con un patrimonio consistente, si trova ospite di una Rsa a Lecco e – suo malgrado – al centro di una vicenda approdata pure in Parlamento.
C’è chi sostiene da sempre per il suo bene e chi, al contrario, è convinto che sia lì all’Istituto Airoldi&Muzzi ci sia contro la sua volontà. Oggi si è consumato l’ultimo atto di una dolorosa vicenda umana che si trascina da tanto, troppo tempo nonostante l’intervento di numerosi enti e soggetti preposti per legge a gestire – e soprattutto risolvere – situazioni simili. Da una parte il Garante per le libertà, Mauro Palma, che proprio nella giornata di lunedì ha fatto visita al novantenne professore in pensione e dall’altra l’avvocato Elena Barra, amministratore di sostegno dell’anziano prof.
Il ruolo impone loro di prendersi cura di Carlo ma le conclusioni a cui approdano nel tentare di sbrogliare la matassa sono quanto di più opposto si possa intendere. In una parola: si contraddicono. L’ennesimo paradosso di una vicenda dove, come spesso accade nel nostro Paese, poteri e competenze sono frammentate tra mille soggetti che finiscono col sovrapporsi.
Di più: la vicenda pare essersi trasformata in un derby dove le due squadre si affrontano a suon di accuse sui campi più disparati: dai tribunali, alle piazze passando per social e media. E lui, Carlo? Chissà se gli arriva l’eco di una battaglia in cui è sempre più difficile distinguere tra professionisti seri e apprendisti, romantici paladini della libertà, amici in buonafede, mitomani in cerca di visibilità e truffatori incalliti.
Insomma il Garante è chiaro: Carlo Gilardi è stato privato della libertà e bisogna subito riportarlo a casa. Che poi è quello che sostengono amici, ex studenti e semplici cittadini che da tempo si battono – sui social ma anche con sit-in alla Rsa lecchese – per riportare l’anziano prof ad Airuno.
Lo stesso avvocato Elena Barra aveva assicurato che la permanenza nella casa di riposo sarebbe stata comunque sistemazione momentanea al fine di preservare Carlo da quanti avrebbero (lo stabilirà il tribunale) attentato al suo patrimonio. Sono passati mesi e invece nulla è cambiato ma oggi l’avvocato Barra ha tenuto a precisare la sua posizione e quella del suo assistito.
Non si può che concludere, dunque, richiamando alla responsabilità e al dovere di collaborazione che deve contraddistinguere l’operato delle Istituzioni – conclude l’avvocato Barra – ed anzi auspicando che trovi riconoscimento nelle sedi competenti l’inconsistenza delle infamanti insinuazioni e delle accuse, che oramai da troppo tempo vengono mosse nei confronti di questa Amministrazione di sostegno e dell’Autorità Giudiziaria cui essa fa capo”. La speranza è che la collaborazione porti a una soluzione stabilendo responsabilità penali (se ci sono) ma soprattutto lasciando che Carlo viva l’ultima parte del suo cammino in serenità e completa dignità.