Quando il genere è una condanna, libertà per Basmah bint Saud.
Dalla prigione di massima sicurezza dell’ Al-Ha’ir si leva forte la richiesta d’aiuto della principessa saudita Basmah bint Saud.
Detenuta nel carcere di massima sicurezza, la voce della donna evade attraverso drammatici tweet dove si dice seriamente preoccupata per la sua salute.
“Non sono stata curata e la mia salute si sta deteriorando così tanto che potrei morire.”
Se la paura della morte si concretizza ogni giorno di più la consapevolezza della propria innocenza è una bandiera da sventolare orgogliosamente.
“Sono reclusa nella prigione di Al Ha’ir senza che sia stata formulata un’accusa. Non ho fatto nulla di male.”
In questi disperati appelli Basmah bint Saud si rivolge allo zio, il re Salman ed al principe ereditario, suo cugino, Mohammed Bin Salman.
Una domanda sorge spontanea: come mai la principessa saudita è trattata così duramente dalla sua stessa famiglia?
Per rispondere dobbiamo fare alcuni passi indietro.
Secondo l’indagine condotta dalla Deutsche Welle, l’epopea di questa donna è iniziata il 1 marzo 2019: giorno in cui venne portata via, nella sua casa vicino la costa del Mar Rosso, dagli uomini della sicurezza del Saud.
Da quel fatidico momento non si ebbero più sue notizie.
Interessante poi sapere che poco prima della cattura Basmah Saud sarebbe dovuta recarsi in Svizzera per dei controlli medici relativi all’osteoporosi ed alla cardiopatia; disturbi di cui soffre.
Ultima di 115 figli dell’ex sovrano Abdallah bin Abdulaziz, la principessa nacque poco dopo il colpo di Stato che costrinse il padre ad abdicare in favore del fratello Salman.
Dopo la morte del padre Basmah Saud si trasferì a Londra, dove si allontanò nettamente dal regime e dalle scelte politiche della sua complessa famiglia.
Attiva sostenitrice dei diritti umani, la principessa saudita propugna la libertà per uomini e donne, denunciando le disuguaglianze economiche vigenti nella sua terra d’origine e mostrandosi favorevole alle riforme costituzionali.
Adesso appaiono chiari i motivi del dissidio nei suoi riguardi, nonché la diversità di trattamento riservata.
A complicare la situazione il suo essere donna.
Ufficialmente le autorità saudite non rivelano i motivi della carcerazione ma i disperati appelli lanciati dalla principessa manifestano un’autentica condizione di malessere, fisico e psichico.
Il ruolo scomodo rivestito da Basmah bint Saud è comprovato anche dal fatto che circa un mese fa vennero arrestati sia il fratello del re Salman, Ahmed bin Abdulaziz al Saud, sia suo nipote, Mohamed bin Nayef; entrambi accusati di aver tentato un colpo di stato.
Un colpo di stato per provare a cambiare il corso delle cose ed i soprusi che da troppo vanno avanti.
La storia di questa principessa e di molte altre come lei, non è una favola.
I pregiudizi di genere non vengono scalfiti da altisonanti titoli nobiliari.
Quella raccontata è infatti una delle troppe testimonianze di donne costrette a pagare sulla propria pelle il prezzo della loro femminilità.
Essere dissidente ed essere una donna è doppiamente pericoloso, come se la naturale appartenenza di genere fosse un’ineliminabile aggravante.
Quanto dovremo aspettare per vedere finalmente libera Basmah bind Saud?