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Turchia: Sempre più insistente la presenza turca nel Mediterraneo Orientale

| 10 Febbraio 2020 | ESTERI

A distanza di un mese  dalla conferenza di Berlino cos’è cambiato? Qual’è la situazione attuale in Libia? Ormai si sa nel panorama internazionale il Mediterraneo sta diventando oggetto di contese per quanto riguarda gli assetti geopolitici. La questioen libica ha interessato diverse nazioni tra cui spicca  la Turchia di Erdogan e nonostante i proclami di Berlino fatti dai paesi europei che a detta di Fayez Al Serraj – Premier del Governo di Accordo nazionale di stanza a Tripoli  e riconosciuto dall’ONU – sarebbero sterili e poco inclini a gestire la situazione libica. I fatti parlano chiaro vista la volontà del governo di Ankara che è sempre stata quella di appoggiare militarmente il Governo di Al Serraj inviando truppe e materiali a Tripoli.

Eppure a Berlino si era parlato di una soluzione politica e non militare e il cessate il fuoco era di natura fondamentale per iniziare un progetto politico serio per la nazione libica, Italia e Germania erano sicure su questa linea di provvedimenti, Erano sicure la Merkel e il Premier italiano Giuseppe Conte, ma le certezze, i fatti arrivano da tutt’altra parte. Secondo gli analisti la crisi libica sarebbe benefica per il presidente turco Erdogan, in effetti Ankara avrebbe tracciato una rotta precisa per quanto riguarda le zone economiche esclusive ZEE.  Un rotta che va da Cipro fino a Tripoli dove  nel lungo periodo le manovre di Ankara potrebbero portare ad un geopolitica diversa nell’area del Mediterraneo orientale fino ad arrivare nell’area libica. Ma cos’è una ZEE?

La ZEE o Zona Economica Esclusiva è un’area che va  dalla costa di uno stato e che si estende per 200 miglia dove lo stesso ha diritti sovrani in materia di ricerca scientifica, istallazione e prelievo di risorse energetiche dai fondali marini (gas, idrocarburi). L’obbiettivo principale del sultano Erdogan sono proprio le ZEE a cominciare dall’area marittima compresa tra la costa Nord della Repubblica turco cipriota e la Turchia stessa. Lo scorso Ottobre la nave Yavuz battente bandiera turca e scortata da naviglio militare turco  ha iniziato le operazioni di ricerca nel tratto di mare comprendente la ZEE cipriota e dove il governo di Nicosia avrebbe concesso regolare licenza di perforazione e prelievo dal fondale marino alla francese Total,all’italiana ENI e ad altre società straniere come Exxon, Mobil etc.  Il tutto condito dalla presenza di unità navali francesi e italiane inviate sul posto per manovre congiunte con la flotta cipriota. Il resto lo si può immaginare benissimo, in effetti sembra una Spy Story da cinema Hollywoodiano, ma la presenza militare truca e la politica aggressiva di Ankara pare che lasci poco spazio alla diplomazia e apra un triste spiraglio ai venti di guerra.

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Alla conferenza di Berlino il presidente Erdogan aveva ribadito il pieno appoggio al governo libico di Al Serraj a Tripoli, secondo Ankara lasciare nelle mani del guerrafondaio Haftar  la nazione libica sarebbe  un grosso errore di cui  l’Unione Europea si sarebbe macchiata. La soluzione politica per la Libia  momentaneamente perde fondamento di fronte  alla forza militare turca presente a Nord di Cipro dal 1974, con la conseguente politica economica aggressiva intenzionata a  sfruttare, pur violando le norme di diritto internazionale la ZEE nell’area cipriota irritando la vicina Grecia e costringendola a rafforzare i rapporti diplomatici con il Generale Haftar. Allo stato attuale il Mediterraneo risulta tagliato in due dalla spessa linea di espansione tracciata dal governo turco  che va dall’area cipriota dove lo sfruttamento delle risorse energetiche nel mare settentrionale di Cipro  secondo Ankara è un diritto del popolo turco per arrivare infine alla ZEE libica dove lo stresso Erdogan avrebbe già annunciato l’intenzione dell’agenzia petrolifera turca di sfruttare un’area dove già sono presenti diverse compagnie straniere.

Secondo gli analisti Ankara è forte del prestito elargito nei confronti del governo libico di Tripoli che  secondo le stime ammonterebbe a 2,7 miliardi di dollari. Strano tutto ciò, qualche anno fa dopo il fallito Golpe l’economia turca aveva perso credibilità ed era quasi in default e ora all’improvviso saltano fuori accordi con i governi dell’area mediterranea, ma anche dispute per lo sfruttamento delle ZEE? L’insofferenza greca potrebbe portare disequilibrio nel Mediterraneo Orientale e non solo, anche Francia e Italia non staranno a guardare l’espansionismo turco che richiama alle antiche pretese degli ottomani. In ultima analisi ci sarebbe da riflettere sulla presenza turca con basi militari in Somalia e Sudan, si quel Sudan che qualche anno fa secondo Washington era responsabile di aver appoggiato gli attacchi terroristici in Europa.

Dal Bosforo al Mar Nero, dal Mediterraneo al Mar Rosso fino al Corno D’Africa la presenza turca diventa un problema se non una minaccia? L’oneroso prestito fatto da Ankara  al governo libico senza dubbio permetterà al primo di controllarne la politica interna ed estera per uno scopo ben preciso. Nel frattempo la nostra Italia e il resto dell’unione Europea continua a barcamenarsi con la soluzione politica per la questione libica. Ma a Cipro così come in Grecia cominciano a pensare che la minaccia turca con il tempo sarà ancora più reale e molte guerre sono cominciate così, con quella logica imperialista che ha sempre messo in evidenza quell’espansionismo arrogante dove le moderne democrazie sono insofferenti a questa logica o quasi? Resta da capire chi sono i buoni e chi i cattivi e vista la situazione, tutto sembra un bel rebus ma non del tutto. Lo sfruttamento delle risorse energetiche è la chiave di volta degli equilibri politici internazionali nello scenario globale, dove la diplomazia a volte fallisce.

TAG: Medio Oriente, presidente Erdogan, Turchia
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