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La sedentarietà killer uccide 88 mila persone l’anno in Italia

| 15 Novembre 2018 | IL FORMAT

La sedentarietà fa male, anzi, fa molto male alla salute, e può persino essere una causa di morte. I dati riportati nel Rapporto Istisan “Movimento, sport e salute: l’importanza delle politiche di promozione dell’attività fisica e le ricadute sulla collettività”, realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), dal Ministero della Salute e dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) e presentato ieri in un convegno all’ISS dedicato all’argomento, parlano da soli: la sedentarietà è responsabile del 14,6% di tutte le morti in Italia, pari a circa 88.200 casi all’anno, e di una spesa in termini di costi diretti sanitari di 1,6 miliardi di euro annui per le quattro patologie maggiormente imputabili ad essa (tumore della mammella e del colon-retto, diabete di tipo 2, coronaropatia).

Un aumento dei livelli di attività fisica e l’adozione di stili di vita salutari determinerebbero un risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) pari a oltre 2 miliardi e 300 mila euro in termini di prestazioni specialistiche e diagnostiche ambulatoriali, trattamenti ospedalieri e terapie farmacologiche evitate. Solo un italiano su due tra gli adulti raggiunge i livelli raccomandati di attività fisica e un bambino su quattro dedica al massimo un giorno a settimana (almeno un’ora) allo svolgimento di giochi di movimento. Inoltre, circa un italiano su tre pratica sport nel tempo libero, anche se tale pratica interessa maggiormente le fasce d’età più giovani. “La promozione dell’attività fisica – sottolinea Walter Ricciardi, Presidente dell’ISS – è sicuramente importante a livello del singolo, ma anche e soprattutto in una visione societaria con il coinvolgimento di diversi settori (educazione, trasporti, ambiente, politiche fiscali, media, industria, autorità locali), affinché l’attività fisica possa diventare direttamente integrata nella quotidianità di ognuno e affinché il singolo individuo possa farsi promotore della propria salute adottando uno stile di vita attivo”.

Un’altra ricerca pubblicata sulla rivista Circulation, a opera del dottor David Dunstan del Diabetes Institute di Melbourne, ha scoperto che chi rimaneva seduto dalle quattro ore in su al giorno davanti alla tv aveva più rischi di mortalità del 46% rispetto a chi di tempo ne passava la metà per una qualsiasi causa. Mentre per le malattie cardiovascolari la percentuale di rischio in più di morte saliva all’80%. Questo nonostante i partecipanti facessero attività fisica circa mezz’ora al giorno: ma il punto della ricerca è quello di dover interrompere la sedentarietà alzandosi ogni tanto, passeggiando, facendo le scale o qualsiasi altra cosa che metta in moto l’organismo.

Anche i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) parlano chiaro: si stima che nel mondo un adulto su quattro non è sufficientemente attivo e che l’80% degli adolescenti non raggiunge i livelli raccomandati di attività fisica. In particolare, in Europa oltre un terzo della popolazione adulta e due terzi degli adolescenti non sembrano svolgere abbastanza attività fisica.

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