L’impeachment richiesto dal M5S nei confronti del Presidente della Repubblica, mesi fa, definito come una “battutina”.
“Noi dovremmo riformare la figura del Presidente della Repubblica, togliere questi poteri, […], capo delle forze armate, capo del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura), […], nominano 5 senatori a vita; queste cose non vanno più col nostro modo di pensare, non vanno più assolutamente col nostro modo di pensare”. Queste le parole di Beppe Grillo, fondatore del M5S, durante l’evento Italia a 5 Stelle, tenutosi a Roma, che ha visto la partecipazione di esponenti di spicco del Movimento Cinque Stelle e di migliaia di simpatizzanti del movimento stesso.
Dopo queste affermazioni sul palco, durante l’evento, numerose son state le risposte dal mondo politico, alcune provenienti anche dal Movimento 5 Stelle.
Da più parti si sono alzati cori contro le parole di Beppe Grillo; da Forza Italia al PD di Martina: “Nessuno tocchi il PdR e le sue prerogative”.
Eh sì, perché come tutti noi sapremmo il Presidente della Repubblica funziona da garante della politica italiana. O perlomeno, questo è il ruolo che gli è stato attribuito in questi anni dalle varie forze politiche.
Esautorando il Presidente della Repubblica dei suoi poteri si andrebbe contro ad uno dei principi cardini della democrazia, quello della divisione dei poteri e del giusto equilibrio che permette ad una democrazia di funzionare. Ed è da ritenere che Montesquieu e Locke non si sbagliassero affatto, quando parlavano, nelle loro opere, di pesi e contrappesi in una democrazia liberale.
Un sistema democratico liberale, affinché possa esser definito tale, si basa essenzialmente sul gioco di tre poteri, e ciascuno interviene “a bilanciamento dell’altro”.
Questo solenne principio, Grillo, se lo deve essere dimenticato, durante il suo attacco al Presidente della Repubblica Mattarella.
A pensarci viene in mente un certo periodo storico, il periodo degli anni bui della democrazia italiana: allora era in auge una monarchia parlamentare ed il signor Benito Mussolini, forte dell’appoggio (almeno iniziale) dell’allora monarca, aveva preso il potere. Man mano che questo potere avanzava (il potere del Presidente del Consiglio), aumentavano le leggi (direttamente scritte ed emanate dal PdC ed approvate dal parlamento, a composizione esclusivamente fascista) che esautoravano il Re di allora delle sue prerogative e dei suoi poteri.
Ma il Re non fu il solo ed unico ad essere colpito da questa esautorazione; anche il Parlamento (l’organo legislativo per eccellenza ed il sistema grazie al quale una moderna democrazia si regge), aveva cominciato a perdere potere. In sostanza, si andò verso un autoritarismo vero e proprio, la democrazia si sfasciò e l’allora P.d.C. ebbe poteri in tutti i campi della vita sociale, politica, legislativa e pubblica.
E tutto questo vien scritto per far capire come sia importante, in un sistema democratico, una figura come può essere quella del Presidente della Repubblica. Qualunque sia la fazione politica che governa (destra, sinistra, centro o altro), il Presidente della Repubblica rappresenta colui che effettua una sorta di controllo sull’operato dello stesso governo (ma anche del Parlamento).
Dopo le pesanti parole di Grillo, le reazioni dello stesso Movimento 5 Stelle non tardano a farsi sentire: ” La riforma dei poteri del Capo dello Stato non è nel contratto di governo. Fiducia in Mattarella: Beppe non ha ruoli”.
La cosa che desta scalpore è proprio la risposta che viene fornita dagli stessi esponenti del Movimento 5 Stelle; non viene, infatti, affermato che “Il Presidente della Repubblica sia un garante della democrazia” ma che “questa riforma non sia presente nel contratto di governo”.
Movimento Cinque Stelle, da che parte stai? Sei un partito dalle diverse anime e sfaccettature, ma prima o poi da qualche parte dovrai schierarti!