Nella giornata di ieri l’Iran è stato sconvolto da un terribile attentato. Durante una parata militare nella città di Ahvaz, un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco contro i militari che sfilavano e la folla di civili che assisteva all’evento. Il bilancio, ancora provvisorio, è di 29 morti e circa 70 feriti, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa pubblica Irna. L’attacco è avvenuto mentre sfilavano le truppe dei Guardiani della Rivoluzione (pasdaran), un corpo delle forze armate iraniane molto numeroso ed altamente ideologizzato che negli ultimi anni si è reso protagonista dell’intervento di Teheran nella guerra civile siriana. I terroristi, quattro in tutto, travestiti da soldati, hanno aperto il fuoco uccidendo militari e civili. Tra le vittime vi sarebbe un giornalista e pure alcuni bambini. I quattro terroristi sono stati uccisi in seguito a uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza iraniane.
L’attacco di Ahvaz, uno dei più sanguinosi della storia recente del paese, colpisce duramente l’orgoglio nazionale della Repubblica Islamica. La parata che si stava tenendo nella città aveva infatti un forte valore simbolico per la storia dello Stato teocratico iraniano. La manifestazione veniva celebrata per commemorare il 38° anniversario del 22 settembre 1980, giorno in cui scoppiò la sanguinosa guerra Iran-Iraq, di cui quest’anno ricorre pure il 30° anniversario della fine. Quella guerra riveste un significato molto importante per l’attuale regime iraniano. Nata in seguito alla rivoluzione khomeinista del 1979, la Repubblica Islamica dovette immediatamente difendere con i denti e con il sangue la sua stessa esistenza, minacciata dall’invasione militare dell’Iraq di Saddam Hussein. La vittoriosa resistenza all’invasione irachena permise alla nuova classe dirigente iraniana di consolidare e legittimare il proprio potere.
Anche la città in cui si stava svolgendo la parata ha un forte valore simbolico legato alla guerra del 1980-88. Ahvaz è il capoluogo della regione del Khuzestan, situata all’estremo sud-ovest del paese, al confine con l’Iraq, affacciata sul Golfo Persico. Il Khuzestan è una regione dall’importante valore strategico ed economico per l’Iran in quanto vi si trovano le maggiori risorse petrolifere del paese. Ma il Khuzestan è anche una regione fragile caratterizzata da una grande varietà di etnie e lingue. Tra queste spicca la componente araba. Nel 1980 Saddam Hussein fece leva proprio sulla presenza araba nel Khuzestan per giustificare la sua invasione dell’Iran. La regione divenne quindi il principale teatro di battaglia della guerra e perciò subì gravissimi danni in termini umani ed economici.
In poche parole, l’attentato di Ahvaz non è stato deciso a caso. Esso è stato pianificato per colpire le fondamenta che fungono da legittimazione e simbolo della Repubblica Islamica, pasdaran compresi, ovviamente.
Il ministro degli esteri iraniano Javad Zarif ha individuato in un attore straniero il mandante dell’attentato di Ahvaz. “Terroristi reclutati, addestrati, armati e pagati da un regime straniero hanno attaccato Ahvaz” si legge in un tweet del ministro degli esteri. Naturalmente, Zarif vede l’ombra dell’Arabia Saudita e degli Stati Uniti dietro l’attentato terroristico, i quali sono considerati dal governo iraniano sponsor del terrorismo sunnita finalizzato a destabilizzare il paese.
Che l’Arabia Saudita sponsorizzi movimenti integralisti in Medio Oriente e non solo è cosa nota. Per fare ciò il regno adotta principalmente due strategie: finanziamenti e leva sull’ideologia religiosa. Come è risaputo, l’Arabia Saudita è una monarchia assoluta in cui la religione è legge. Ma la casa dei Saud appartiene a una delle sette più integraliste dell’Islam sunnita, il wahhabismo. Istruendo e finanziando imam oppure aprendo scuole religiose di impronta wahhabita, l’Arabia Saudita esporta il suo credo estremista ai quattro venti. Inoltre, Arabia Saudita ed Iran stanno combattendo una guerra per procura su diversi fronti del Medio Oriente e Riad soffre di una sorta di iranofobia che la porta a vedere in Teheran un’autentica minaccia esistenziale.
È bene precisare che pure Arabia Saudita e Stati Uniti, insieme ad Israele, considerano l’Iran uno sponsor del terrorismo. Infatti, un documento del Dipartimento di Stato americano redatto pochi giorni fa ha individuato nell’Iran il principale sponsor del terrorismo a livello mondiale.
Ad ogni modo, non è chiaro se ci sia l’Arabia Saudita dietro questo attentato. In realtà, al momento non è nemmeno dato sapere a quale organizzazione appartenevano i terroristi che hanno eseguito l’attacco.
L’agenzia di stampa pubblica iraniana Irna ha dichiarato che un gruppo separatista sunnita del Khuzestan, il Movimento Arabo Democratico e Patriottico di Ahvaz (Padmaz), avrebbe condotto l’attacco ma successivamente l’organizzazione ha rifiutato le accuse. Secondo la Cnn, un portavoce dell’organizzazione, attraverso un comunicato pubblicato su profili Facebook e Twitter non ufficiali, ha dichiarato che “Padmaz è un movimento civile e politico che non ha niente a che fare con quanto avvenuto oggi (ieri, nda) durante la parata militare di Ahvaz”. In seguito pure l’Isis ha rivendicato l’attacco, sottolineando che l’obiettivo era eliminare il presidente Hassan Rohani. Peccato che Rohani si trovasse a Teheran. Lo scorso anno l’Isis si rese protagonista di un attentato nella capitale iraniana che causò 18 morti. Yacoub Hor al-Tostari, portavoce del Movimento della Lotta Araba per Liberare Ahvaz ha rivelato all’Associated Press che i terroristi dell’attentato appartenevano a un gruppo collegato alla sua organizzazione il cui scopo è quello di liberare la regione dal dominio persiano.
Insomma, è evidente che la situazione è ancora troppo caotica e confusionaria e perciò non è al momento possibile stabilire con certezza chi vi sia dietro questo attentato. Ciononostante, si può affermare che l’attacco alla parata militare di Ahvaz destabilizza ulteriormente una regione in cui Teheran ricopre un ruolo di primaria importanza come mai prima d’ora e infiamma ancora di più lo scontro verbale tra l’Iran e i suoi arcinemici regionali e non.