
Nel confusionario e mutevole scacchiere mediorientale sono cambiate molte cose negli ultimi anni. Il parziale disimpegno americano dalla regione e le vicende geopolitiche che ruotano attorno alla guerra civile siriana hanno portato alla formazione di nuovi paradigmi ed alleanze tra nazioni. In particolare, la seconda fase della guerra di Siria, iniziata con l’intervento militare russo nel 2015, ha cambiato radicalmente le carte in tavola. Il morente regime siriano del presidente Bashar Al-Asad ha ripreso il controllo della quasi totalità del paese grazie all’intervento degli alleati russi ed iraniani. Proprio l’alleanza tra Russia ed Iran è uno dei nuovi paradigmi fondamentali per comprendere la geopolitica mediorientale.
Ma è corretto dire che russi ed iraniani sono alleati? Innanzitutto, che cosa si intende precisamente con questo termine? Di certo Russia ed Iran non sono alleati come lo sono gli Stati Uniti con l’Italia o con qualsiasi altro paese Nato. Per essere chiari, Russia ed Iran non sono vincolati da un’alleanza militare di mutua difesa consacrata da un trattato. L’alleanza tra questi due paesi, se così si vuole definirla, dipende da una convergenza dei rispettivi interessi nazionali in Siria, ovvero sia Teheran che Mosca vogliono la sopravvivenza dello Stato siriano e per questo sono intervenuti militarmente al suo fianco. Tuttavia, piuttosto che di alleanza, sarebbe più corretto parlare di intesa tattica. Russia ed Iran hanno dimostrato di essere dalla stessa parte anche durante il recente summit di Teheran tra Putin, Rohani e il presidente turco Erdogan e proprio dal dialogo tra questi tre paesi dipenderà il futuro post-bellico della Siria.
Eppure quella tra Russia ed Iran è una strana coppia perché la loro relazione è caratterizzata da un certo grado di diffidenza di fondo, principalmente da parte iraniana, mentre i due paesi fanno a gara a chi esercita la maggiore influenza sul regime siriano, con la preferenza di quest’ultimo per la Russia. Per ragioni storiche la classe dirigente e l’opinione pubblica iraniane nutrono diffidenza e dubbi nei confronti della Russia la quale, insieme al Regno Unito, fino alla metà del XX secolo, è stata il più acerrimo nemico dell’ex Persia. Un accenno ai punti salienti delle relazioni russo-iraniane degli ultimi 200 anni aiuterà a comprendere meglio.
La diffidenza iraniana nei confronti della Russia ebbe origine nel primo quarto del XIX secolo quando la Persia, attraverso i trattati di Gulistan (1813) e Turkmenchay (1826), concesse all’impero Russo numerose province caucasiche ad essa appartenute per secoli e corrispondenti agli attuali Daghestan, Armenia, Georgia ed Azerbaijan. Da allora questi territori del Caucaso sono entrati stabilmente nella sfera d’influenza russa e poi sovietica. Ma durante il XX secolo i russi sono intervenuti direttamente negli affari interni iraniani svariate volte. A partire dall’accordo anglo-russo del 1907 attraverso cui russi e britannici si spartirono la Persia in sfere d’influenza. L’anno successivo i cosacchi russi, chiamati dallo Scià, intervennero nella rivoluzione costituzionale iraniana bombardando il neonato parlamento. Inoltre, nel 1941 britannici e sovietici invasero ed occuparono l’Iran con l’obiettivo di aprire il cosiddetto Corridoio Persiano finalizzato ad inviare in Unione Sovietica materiale bellico e rifornimenti per aiutarla a fronteggiare l’invasione nazista. I sovietici abbandonarono il nord-ovest dell’Iran solo nel 1946 creando una delle primissime crisi internazionali della Guerra Fredda.
Quelli sopra elencati sono solo alcuni dei tanti eventi storici che dimostrano la diffidenza di fondo che anima l’atteggiamento iraniano nei confronti della Russia. Tuttavia, a prescindere dalla storia, il rapporto tra Russia ed Iran in Siria non è tutto rose e fiori. Tra questi due paesi è in corso una competizione per esercitare la maggior influenza economica, politica e militare sul regime di Al-Assad. Inoltre, le motivazioni dell’appoggio al governo siriano differiscono tra i due paesi. La Russia sostiene la Siria per garantire l’accesso della sua Marina Militare al Mar Mediterraneo. Infatti, a Tartus si trova una base della Marina Militare russa, l’unica sul Mediterraneo e quindi di grandissima rilevanza strategica per Mosca. L’Iran appoggia il governo siriano per garantire continuità territoriale alla sua sfera d’influenza che da Teheran giunge in Libano dove si trova il partito-milizia filo-iraniano Hezbollah. In poche parole, la Siria è una pedina fondamentale per avere un canale diretto con Hezbollah. Per l’Iran il governo siriano deve continuare ad essere sciita perché Teheran fa leva sull’affinità religiosa per esercitare la sua influenza in Siria. Per la Russia questo non è un aspetto fondamentale. Ciò che importa è il controllo della base di Tartus, a prescindere dall’appartenenza religiosa dei governanti di Damasco.
Infine, elemento non secondario su cui Russia ed Iran sono divisi è Israele. L’Iran, grazie all’intervento nella guerra civile, ha aumentato la sua presenza militare in Siria. Israele percepisce questo fatto come un’ulteriore minaccia alla sicurezza nazionale siccome deve fare già i conti con la nutrita presenza di Hezbollah in Libano. L’Iran non è tanto disposto a ridurre la sua presenza militare in Siria pagata col sangue e che considera legittima in quanto concessa direttamente dal governo di Damasco. Negli ultimi mesi ci sono state diverse scaramucce tra Israele ed Iran che hanno aumentato velocemente la tensione. Gli israeliani hanno bombardato installazioni militari iraniane in Siria in risposta alla violazione dello spazio aereo israeliano da parte di un drone iraniano. In questo confronto la Russia sta nel mezzo. Mosca non è disposta a rovinare le sue relazioni con Israele per sostenere l’Iran e a Tel Aviv confidano che i russi riescano a persuadere gli iraniani per ridurre le loro installazioni militari in Siria.
Quella tra Iran e Russia è un’intesa tattica che però potrebbe non diventare strategica per via degli attriti che già si sono manifestati in Siria. Per il momento russi ed iraniani sono dalla stessa parte intenti a garantire la vittoria militare di Al-Asad ma le loro divergenze potrebbero acuirsi dopo la fine del conflitto. Mosca non è disposta ad inimicarsi Israele o l’Arabia Saudita per sostenere l’Iran. Tuttavia, l’affondamento da parte americana del Jcpoa produrrà un avvicinamento tra Mosca e Teheran, anche dal punto di vista economico. Infatti, lo scorso maggio l’Iran ha firmato un accordo di libero scambio con l’Unione Economica Eurasiatica. La cooperazione economico-commerciale tra Russia ed Iran è stata bassa finora. Nel 2015, il totale degli scambi commerciali tra Russia ed Iran ammontava a 1,5 miliardi, oltre la metà del volume d’affari registrato da Mosca con Israele ed Egitto. In definitiva, il pragmatismo più cinico sembra destinato a diventare il paradigma imprescindibile per il futuro delle relazioni russo-iraniane che rimane colmo di dubbi e con poche certezze.