
È questo l’appello di Erdogan al popolo turco nel tentativo di difendersi ‘dall’attacco perpetrato da parte degli Stati Uniti’. I fatti invece ci mostrano tutto il contrario: la lira turca è in caduta libera e continuerà a crollare – in buona parte – grazie agli stessi turchi.
Dopo aver affermato che «I mercati non esistono», il presidente turco si ritrova a fare i conti con le forze che aveva negato in precedenza. Il colpo di grazia è arrivato con un articolo del Financial Times nel quale si espongono i rischi e l’inaffidabilità dell’economia turca, la quale potrebbe trascinare con sé le economie dei partner europei.
In un mondo interconnesso gli effetti sono immediati. Le borse europee hanno evidenziato un netto calo dopo l’annuncio, la lira turca si svaluta di 35% di fronte al dollaro (e continua in caduta libera), l’inflazione raggiunge l’undici percento mentre lo Spread è in costante aumento.
In un economia dove i prezzi aumentano per l’inflazione e di conseguenza i cittadini hanno meno potere d’acquisto, dove la sicurezza degli investitori è sottoposta al rischio d’intervento da parte di un regime che tende a violare a capriccio la libertà economica e personale dei cittadini, l’arrivo della crisi finanziaria era qualcosa di inevitabile.
La pretesa del regime di monopolizzare tutti gli aspetti della vita dei cittadini (compresa l’economia) soltanto per garantire la propria permanenza al potere – e non per garantire il bene comune, la giustizia sociale e tutte le cose belle che i tiranni dicono per giustificare le loro misure liberticide – spaventa senz’altro i mercati esteri, i quali, di fronte alla mancata liberalizzazione dell’economia decidono di spostare i loro investimenti altrove.
Per quanto riguarda i risparmi, l’appello nazionalistico di Erdogan invitando i propri concittadini a «…vendere l’oro e le valute estere in possesso per salvare la lira» rimarrà inascoltato. Neanche il più patriota dei turchi venderà le valute che mantengono al sicuro i loro risparmi per vederli sparire con una valuta in caduta libera.
Anzi, se Erdogan pensa di risolvere il problema a base di annunci sovranisti e religiosi, invocando Allah come mezzo di scambio alla pari del dollaro, i turchi faranno tutto il contrario, e cioè, correranno ad acquistare i dollari e le valute estere a disposizione per assicurare i loro risparmi. Sarà un attacco speculativo dal quale la lira turca non potrà più riprendersi.
Erdogan, da buon decisionista, insiste nell’ignorare tutte queste implicazioni. Nel frattempo, i turchi faranno fatica a seguirlo: loro, a differenza del tiranno di Ankara, il pane se lo devono guadagnare e sanno bene che di sovranismo non si vive né si mangia…