
Nonostante la cancellazione a sorpresa dello storico meeting, decisa dal presidente americano Donald Trump, la Corea del Nord ha continuato a mostrare la sua ferma volontà di stabilire un dialogo serio e convinto, il cui scopo è quello di normalizzare le relazioni con l’Occidente in modo da portare una volta per tutte la pace nella penisola coreana dopo decenni di rivalità.
Pyongyang non ha reagito malamente alla decisione di Trump. Le dichiarazioni dei funzionari nord-coreani, sebbene sorpresi dalla cancellazione dell’incontro all’ultimo momento, sono state concilianti e hanno testimoniato la forte convinzione di cominciare a dialogare seriamente con gli Stati Uniti per porre fine a decenni di tensione. A dimostrazione del fatto che Pyongyang vuole fare sul serio, sabato Kim Jong-Un e il presidente sud-coreano Moon Jae-In si sono incontrati a sorpresa nella zona demilitarizzata. È la seconda volta che i leader delle due coree si incontrano in un mese. Pure il primo meeting tra Kim e Moon avvenne nella zona demilitarizzata, la quale segna il confine tra i due paesi.
La possibilità che lo storico incontro tra il dittatore nord-coreano e il presidente americano abbia effettivamente luogo, c’è ancora. Pure da parte americana vi è apertura al dialogo, nonostante la decisione presa dal presidente appena giovedì scorso. In un tweet postato venerdì, proprio Donald Trump dichiara che Washington sta “avendo colloqui molto produttivi con la Corea del Nord per ripristinare il summit” che dovrebbe avvenire comunque il 12 giugno a Singapore ma, “se necessario, verrà posticipato oltre quella data”.
Inoltre, una delegazione di funzionari americani si è diretta in Corea del Nord per preparare l’incontro tra i due leader. In un altro tweet, Trump annuncia l’arrivo della delegazione americana a Pyongyang per “organizzare il summit”. I diplomatici americani sono arrivati nella capitale nord-coreana domenica.
Quindi, sebbene Trump abbia ufficialmente cancellato il meeting, le diplomazie stanno lavorando a pieno regime per fare in modo che l’incontro possa effettivamente avvenire. Invece che far crollare il dialogo, la rinuncia del presidente americano ha ridato, paradossalmente, linfa vitale ai canali diplomatici tra i due paesi. Viene da chiedersi se la decisione di Trump di annullare il meeting sia stata una mossa strumentale, finalizzata a valutare se la Corea del Nord fosse davvero disposta a sedersi attorno al tavolo delle trattative. Nonostante la decisione unilaterale da parte di Washington di tirarsi fuori, Pyongyang ha continuato a sottolineare il suo impegno volto ad organizzare e realizzare il summit di Singapore.
Secondo alcuni esperti di Corea, come il politologo americano Ian Bremmer, presidente e fondatore della società di consulenza politica Eurasia Group, il motivo che ha spinto Trump a rinunciare all’incontro sarebbe dovuto al timore di stabilire trattative inconcludenti che infine si sarebbero concluse con un accordo che non avrebbe soddisfatto l’interesse americano, ovvero la denuclearizzazione unilaterale della Corea del Nord. Strategia totalmente irrazionale perché stabilirebbe una chiara gerarchia nelle trattative, dove una parte (gli Stati Uniti) impone la sua volontà in modo unilaterale all’altra, la quale (Corea del Nord) si trova in una posizione di sottomissione perché può solo accettare o rifiutare in blocco la proposta, senza aver alcun potere reale di negoziazione. Per raggiungere un accordo duraturo e condiviso, bisogna stabilire un dialogo alla pari, senza proposte unilaterali né precondizioni.
Ad ogni modo, nonostante la rinuncia di Trump, la speranza che l’incontro con Kim avvenga non è morta. Infatti le diplomazie di Stati Uniti e Nord Corea stanno lavorando e discutendo per fare in modo che questo storico summit diventi realtà, e questa è una ottima notizia.