Se le leggi vengono fatte dagli Stati e questi ne sono detentori, come può uno Stato che ancora non esiste essere legale dato che non esistendo non ha potuto decretare la propria legalità?
Lo Stato secondo la tradizione Hegeliana è l’apice della razionalità umana, è il tetto del mondo oltre il quale non ci può essere altro che Dio. Le leggi dello Stato decidono cosa sia giusto o meno.
Questa visione positivista del diritto è in realtà più viva che mai, nonostante possa suonare come antiquata. Il nostro stesso concetto del legale deriva da ciò che è posto come tale. Le prime reazioni degli esperti allo scoccare dei disordini in Catalogna furono altisonanti quanto scontati: “la secessione non è legale”.
Da qui si evince chiaramente come il diritto di voto di per sé non sia un valore benefico e assoluto, o per lo meno non per tutte le società. Vi sono sistemi istituzionali dove è giusto esclusivamente se seguendo dettagliati iter, venendo meno ai quali votare non è più lecito. Questi iter impediscono intrinsecamente l’innovazione di se stessi.
Le leggi funzionano dunque come ogni organismo vivente: sono autoreferenziali e strutturano una serie di circuiti difensivi tali da evitarne la morte. Ma come sappiamo tutti, la morte è il requisito fondamentale della vita. Uno Stato nuovo si pone sulla morte almeno parziale di quello precedente. Nonostante sia per ovvi motivi illegale, un nuovo Stato non è assenza di diritto, bensì è evoluzione del diritto. Non è detto che sia una evoluzione migliorativa, ma è senz’altro una evoluzione alla quale bisogna guardare con grande attenzione: sia per i motivi che l’hanno resa possibile, sia per i metodi con la quale si impone, sia sulle conseguenze che potrà avere.
Un serpente che cambia pelle, non sta rinunciando alla pelle, ne sta creando una nuova.
La vera domanda da porre non è se sia legale o meno creare uno Stato, ma se la legalità di tale atto sia necessaria. Perché dovrebbe esserlo se la stessa definizione di legale è intrinsecamente autoreferenziale?
La domanda potrebbe essere “è giusto creare uno Stato?” ma dato che il giusto è un concetto socialmente opinabile nel tempo e nella latitudine, il risultato è che ogni scontro fra etiche differenti sia risultato in guerra o in un nulla di fatto.
Ed è forse questa la grande sfida innovativa della Catalogna da cui probabilmente in futuro non si potrà prescindere: cercare di creare uno Stato evitando la guerra.
La contrapposizione “morale vs immorale” in politica non ha mai generato grossi risultati se non quelli appena elencati.
Forse la domanda ancora più attinente, che è poi quella che, sempre secondo Hegel, è la più pertinente di tutte è: “è necessario?”. Sarà la risposta a questa domanda a determinare se la Catalogna diventerà uno Stato indipendente o no.