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La fine di un’era

| 21 Aprile 2018 | ESTERI

Una delle prime immagini che saltano alla mente quando si pensa a Cuba è quella di Fidel Castro col suo volto barbuto e l’uniforme verde militare. “El Lider Maximo” guidò la rivoluzione del 1959 con la quale, assieme al guerrigliero argentino Ernesto “Che” Guevara, spodestò il dittatore Fulgencio Batista decretando la nascita di una repubblica socialista di cui divenne leader politico incontrastato. Avendo respinto nel 1961 il tentativo avvallato dalla Cia di rovesciare il suo regime (la cosiddetta battaglia della Baia dei porci), Fidel Castro divenne immediatamente un eroe, il simbolo del socialismo reale e dell’opposizione al capitalismo americano, ammirato da tutti i leader del blocco comunista.

Terminata la guerra fredda e nonostante la penuria prodotta da decenni di embargo con gli Stati Uniti, Fidel ha continuato ad essere il leader della Repubblica di Cuba fino al 2008, quando, per via dell’età, ha ceduto il posto al fratello Raul. Dopo quasi cinquant’anni la dittatura di Fidel giunse a termine. Tuttavia, la successione del fratello alla carica più alta dello stato ha segnato un chiaro elemento di continuità castrista nel governo di Cuba. Grazie a ciò, Cuba è diventata nell’immaginario collettivo immediatamente identificabile con i Castro, Fidel prima e Raul dopo.

Questa continuità si è interrotta appena due giorni fa, quando Raul ha lasciato il suo incarico di presidente. Il 19 aprile 2018 rappresenta una data simbolo per la storia recente cubana: essa segna la fine del “regno” dei Castro su Cuba. Per la prima volta dopo quasi sessant’anni, il leader dell’Isla Grande non sarà un membro di quella famiglia che, nell’ormai lontano 1959, diede inizio alla rivoluzione che infine portò all’instaurazione dell’attuale dittatura socialista.

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Il nuovo presidente della Repubblica di Cuba è Miguel Diaz-Canel, burocrate, uomo di apparato che da decenni ricopre incarichi nel partito comunista di Cuba (Pcc). Nel suo discorso inaugurale, Diaz-Canel ha rassicurato che “darà continuità alla rivoluzione”. Il neo-presidente ha ribadito la fedeltà del governo allo spirito e agli ideali rivoluzionari affermando che non c’è nessuno spazio per una restaurazione capitalista nell’isola” e “solo il partito comunista può garantire la sicurezza e il benessere del popolo cubano”. Diaz-Canel ha elogiato il presidente dimissionario Raul Castro il quale continuerà ad essere “l’avanguardia rivoluzionaria” del paese. Raul infatti rimarrà segretario del Pcc, l’unico partito presente a Cuba.

Nonostante l’era dei Castro sia giunta al termine, Cuba è destinata a rimanere, almeno nell’immediato futuro, fedele e rispettosa ai principi economico-sociali e agli ideali che caratterizzarono la rivoluzione del 1959. Ma cosa rimane, oggi, a quasi sessant’anni di distanza, di quella tanto acclamata rivoluzione?

Le gigantografie di Fidel e del Che, accompagnate dal celeberrimo slogan “hasta la victoria siempre” continuano a dominare le strade de L’Avana. Il Pcc, salito al potere nel 1959, è ancora il padrone unico ed indiscusso della scena politica e governativa. Ma la realtà di Cuba è fatta di povertà. Scarsezza di beni e mancanza di solide prospettive future alimentano una malinconia che il governo cerca di attenuare inneggiando al glorioso passato rivoluzionario. Un passato che è stato elevato al livello di vera e propria religione civile di cui Fidel e il Che sono gli dei.

La popolazione vive una perenne crisi economica esacerbata ulteriormente dal decennale embargo che chiude le porte di accesso al più grande mercato del pianeta, quello americano. Cuba e gli Stati Uniti, così vicini eppure così irrimediabilmente lontani. Il tentativo del presidente Obama di normalizzare le relazioni diplomatiche e commerciali con Cuba, il cui fine ultimo sarebbe stato quello di rimuovere l’embargo, è stato del tutto vanificato da Donald Trump, per nulla intenzionato a migliorare le relazioni con quello che considera uno “stato canaglia” potenzialmente in grado di minacciare la sicurezza nazionale americana.

L’era castrista è terminata. Si tratta di un momento storico per l’Isla, almeno in apparenza. La realtà è che la ditta del governo cubano ha semplicemente cambiato proprietario, ma la sua attività resterà immutata.

TAG: 1959, Cuba, Fidel Castro, Miguel Diaz-Canel, presidente, repubblica, rivoluzione
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