Il processo di Mafia Capitale entra nel vivo. Tantissime sono le prove contro gli imputati, in grado di dimostrare in maniera abbastanza netta il legame tra imprenditori corrotti e funzionari pubblici. Di conseguenza, le richieste di pena appaiono piuttosto severe ed esemplari.
Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e i sostituti procuratori Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli hanno emesso le loro prime richieste. 28 anni di carcere per l’ex esponente dei Nuclei Armati Rivoluzionari Massimo Carminati. 26 anni e 3 mesi per il ras delle Cooperative Salvatore Buzzi. Il primo viene considerato come la mente di Mafia Capitale e di tutto ciò che ne è conseguito, mentre il secondo sarebbe uno dei suoi principali collaboratori. Ci sono volute quattro udienze per esaminare tutti gli elementi a carico dei 46 imputati, per un totale di ben 515 anni di carcere pre-assegnati. Tra le altre pene iniziali, da segnalare i 22 anni per l’ex manager dell’Enav Fabrizio Franco Testa, i 21 anni per l’ex ad di Ama Franco Panzironi, i 19 anni e 6 mesi per l’ex consigliere forzista del comune di Roma e della Regione Lazio Luca Gramazio e i 16 anni per l’imprenditore edile Cristiano Guarnera. Si parte dall’associazione mafiosa per arrivare all’usura, passando per corruzione e turbativa d’asta. Questi i principali capi d’imputazione per una squadra che, secondo il Tribunale di Roma, per diversi anni avrebbe condizionato la pubblica amministrazione con minacce e tangenti.
Non si sono fatte attendere le reazioni da parte dei legali dei diretti interessati. L’avvocato di Carminati Ippolita Naso si è detta “non stupita” dalle richieste e non vede l’ora di “replicare alle argomentazioni dei pubblici ministeri”, ritenendo l’entità delle pene esagerata nei confronti di vari soggetti. Anche i difensori di Buzzi, Alessandro Diddi e Pier Gerardo Santoro, sono poco convinti e parlano di “forzatura con la quale la Procura ha chiuso il processo di Mafia Capitale”. Inoltre, hanno sottolineato le vere dimensioni di “un fenomeno che non ha alcuna somiglianza rispetto a quello mafioso”.