
La Turchia è una repubblica presidenziale. Lo sancisce il referendum indetto dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan che, seppur di misura, strappa il consenso per acquisire completamente tutti i poteri del governo. La campagna referendaria del “sultano” è stata martellante, assidua, costante e senza sosta, basata sull’insistente replica giudicando tutti quelli che avrebbero votato NO “traditori e terroristi” nemici della Turchia.
Dunque prende forma la linea politica del presidente Erdogan, la sua volontà è quella di restare al timone della Turchia più allungo del suo predecessore e di operare con il pieno potere in tutte le funzioni governative dettando tempi e metodi in perfetta autonomia. Ma l’opposizione socialdemocratica Chp ha già presentare ricorso in quanto ci sarebbero il 37% di schede non vidimate ma che sono state conteggiate ugualmente.
Una referendum viziato dal fantomatico golpe avvenuto dieci mesi fa a Istanbul, dove persero la vita 248 sostenitori del presidente e 104 golpisti. Un azione che ha determinato l’ipotesi di abbandonare il sistema parlamentare sostituendolo con il sistema presidenziale. Con questo risultato referendario Erdogan resterà in carica a pieni poteri fino al 2034, sebbene la Turchia sia la porta d’accesso per l’Europa, resta da capire come intenderà gestire la questione curda e i rapporti diplomatici con l’occidente. Nonché i parametri interni di democrazia e libertà riguardo alla pena di morte.