
Agitazioni e sindacati in agitazione sulla questione privatizzazione di Poste Italiane.
Per l’azienda di logistica e servizi, partecipata da Stato e Cassa e Depositi e Prestiti per una quota superiore al 60%, il Governo guidato da Giorgia Meloni sarebbe pronto a cedere la quota in mano al “pubblico” relegando Poste Italiane a mera società privata.
Sul tema, lavoratori e sindacati hanno sempre manifestato un certo malumore e la Silp Cisl, con il suo segretario Raffaele Roscigno esce definitivamente allo scoperto, non risparmiando critiche al governo di centrodestra.
“Con le dichiarazioni del Ministro dell’Economia On. Giorgetti, – si legge in una nota firmata dal Segretario Generale della SLP Cis, ribadite dalla Presidente Meloni durante la conferenza stampa di fine anno, è ormai ufficiale l’intendimento del Governo di procedere ad un pacchetto di dismissioni di quote societarie di aziende di proprietà del MEF, tra cui Poste Italiane.
Già negli anni passati – continua Roscigno – i sindacati di categoria del settore postale, sostenuti dalle Confederazioni
Sindacali, si sono contrapposti alle periodiche decisioni politiche di cedere sul mercato quote azionarie di Poste Italiane.
Il 12 Ottobre 2015 iniziò la fase di privatizzazione di Poste, senza grandi scontri sociali, perché fu assicurato che la maggioranza delle quote societarie sarebbe rimasta saldamente nelle mani dello Stato.
Nel 2016, con una operazione da gattopardi, il Ministro dell’Economia Padoan cedette un ulteriore 35% di azioni di Poste Italiane a Cassa Depositi e Prestiti e di conseguenza la quota di proprietà del MEF scese al 29,26%. Anche in quella occasione si affermò che la proprietà dell’Azienda postale fosse rimasta saldamente nelle mani dello Stato, attraverso le quote del MEF e di CDP.
Tuttavia, contro ogni logica di buonsenso, sempre nel 2016 il Governo tentò di collocare sul mercato il rimanente 29,26% in quota al MEF, perdendo, di conseguenza, la proprietà di Poste Italiane. Una forte opposizione sociale, guidata dai sindacati postali e confederali, riuscì a sensibilizzare le forze politiche presenti in Parlamento e l’operazione fu bloccata.
Ad ogni operazione di cessione di quote pubbliche – asserisce il Segretario – la motivazione era sempre la stessa: “Bisogna contenere e ridurre il debito pubblico troppo elevato”. Era la grande bugia degli anni passati; il debito è cresciuto a dismisura e lo Stato non ha più la proprietà dei cosiddetti gioielli di famiglia.
Non è nostra intenzione alimentare polemiche contro nessuno, ma è evidente che a favorire la svendita di Poste Italiane sono proprio quelli che in passato si sono apertamente schierati contro la privatizzazione di Poste. È cosi che si perde credibilità verso i cittadini e gli elettori che hanno la memoria lunga.
Il Segretario Cisl Roscigno, nella lettera indirizzata agli onorevoli di Camera e Senato, ricorda che “solo negli ultimi otto anni il MEF ha ricevuto da Poste Italiane quali dividendi degli utili circa 1.550 milioni di euro, mentre CDP ha ricevuto circa 1.900 milioni di euro per un totale di 3.400 milioni di euro circa. Solamente la quota di dividendi a favore del MEF si è ormai attestata a 250 milioni di euro annui. La domanda potrebbe sembrare provocatoria, ma noi la poniamo ugualmente: a chi si vuole regalare questa rendita immensa e permanente in cambio di qualche miliardo subito? E fra qualche anno, quando il debito pubblico sarà ancora cresciuto, chi parlerà ancora delle galline dalle uova d’oro regalate a investitori stranieri o a voraci fondi di investimento che cercano solo utili e profitti crescenti
a scapito di una socialità che Poste Italiane non potrà più garantire?
Noi ci mobiliteremo nel Paese durante tutta la campagna elettorale delle europee e delle regionali – conclude Roscigno – per sensibilizzare tutte le forze politiche sui grandi rischi della svendita della più grande Azienda di servizi del Paese. E mobiliteremo i 120 mila lavoratori di Poste, che con le loro famiglie costituiscono una massa critica di 500 mila persone.
E chiederemo ad ogni partito e ad ogni parlamentare di esprimersi pubblicamente sulla decisione del Governo. Abbiamo bisogno del sostegno visibile di ciascuno di voi”.