Come da ordine del giorno, la seduta odierna del Senato si è principalmente concentrata sull’informativa resa dalla Ministra del Turismo Daniela Santanchè. La Ministra è stata chiamata a fare chiarezza dopo esser stata al centro di alcune inchieste televisive e giornalistiche che hanno coinvolto le sue società.
L’immagine di copertina dell’articolo è tutto fuorché casuale: la gogna mediatica, come spesso accade, tende a prevenire ogni esito giudiziale. Su questo punto, la Ministra è stata chiara nell’affermare di non essere mai stata raggiunta da alcun avviso di garanzia. Anzi, per estremo scrupolo, ha richiesto ai propri avvocati di fugare ogni dubbio a riguardo. Lo afferma mentre, con una mossa di berlusconismo puro, brandisce il proprio certificato dei carichi pendenti immacolato.
La notizia circa un’indagine a suo carico risale al Novembre scorso. Nello stesso periodo i legali della Ministra hanno effettuato una richiesta ai sensi dell’art. 335 del codice di procedura penale per verificare effettivamente che ci fosse un’indagine aperta, anche se all’esito di tale richiesta non era emerso nulla. Ma questo, secondo alcune testate, non poteva portare ad alcuna conclusione, visto che si tratterebbe di un caso di indagini “segrete”.
A meno di 24 ore prima dell’intervento della Ministra in Aula, il giornale “Domani” ha affermato che Daniela Santanchè sarebbe indagata “segretamente”, costringendo la Ministra a prendere posizione anche su quest’intervento e a “fare nomi e cognomi”. Non è mancata una – sacrosanta – frecciatina all’Ing. De Benedetti, patron del sopra citato giornale.
Il giorno dopo dell’intervento, in un editoriale meno moderato del solito (com’è strano a volte il caso), il Corriere della Sera ha invece ricostruito la vicenda e ha chiarito i contorni dell’ipotizzata indagine. Di particolare rilevanza il passaggio secondo cui dopo i 6 mesi dall’iscrizione del registro degli indagati (scaduti il 30 marzo) la richiesta di proroga delle indagini deve essere comunicata dal gip alla persona sottoposta ad indagini. Circostanza che, nel caso di specie, non si è ancora verificata, perché, sempre secondo il quotidiano milanese, sarebbe in atto una notifica cartacea.
Al momento, quindi, la verità è una e indiscutibile: la Ministra Santanchè non ha ricevuto formalmente alcuna notizia di un’indagine a suo carico. In ogni caso, sarebbe gradito che fosse lei in prima persona a saperlo e non dai giornali, possibilmente. A meno che la Riforma Cartabia non abbia istituito un nuovo grado di giudizio e che questo particolare mi sia sfuggito.
Come prevedibile, all’esito della discussione in Aula il M5S ha depositato una mozione di sfiducia. Le altre opposizioni definiscono invece non pienamente soddisfacenti (per usare un eufemismo) i chiarimenti nel merito forniti dalla Ministra Santanchè. In questo senso, l’unico gruppo ad aver agito coerentemente con la propria posizione è Italia Viva. Matteo Renzi, come anche ricordato in Aula dal Sen. De Poli, si era già espresso sulla vicenda ribadendo che non si tratta di una questione politica e cioè non un terreno di scontro. Il tutto, ovviamente, condito dalla retorica del “Noi siamo stati garantisti con Voi, anche se Voi non lo siete stati con Noi”. Ma questo è bastato per mettere ancora di più in crisi i già tesi rapporti interni al Terzo Polo.
Il discorso di fondo è semplice e serve anche da promemoria per il centro-destra: il garantismo non può, come le automobili, circolare a targhe alterne. Già solo la circostanza di dover riferire in Aula, anch’essendoci un’indagine in corso, è fuori da ogni logica. Figurarsi le dimissioni della Ministra.