
In Italia negli ultimi 20 anni l’uso di sostanze psicoattive nella fascia giovanile ha mostrato, rispetto al ventennio precedente, una differenziazione caratterizzata dalla preferenza di sostanze stimolanti (cocaina, ecstasy e anfetamine in prevalenza), dal ritorno in auge dei tranquillanti, degli ipnotici e degli allucinogeni – spesso in miscugli letali potenziati da alcolici – e da una contrazione dei tradizionali consumi di eroina.
I nuovi consumi – spiegano gli esperti – si vanno orientando verso sostanze i cui rischi non stanno tanto nella possibilità di poter generare dipendenza, ma nei danni di natura fisica e psicologica che possono produrre a medio e lungo termine, nei comportamenti a rischio che i loro effetti stimolanti e disinibitori possono indurre (su tutti la guida spericolata) e nelle situazioni di disagio che spesso certi comportamenti nascondono.
A preoccupare sono in particolare due tendenze: quella già ricordata della politossicomania – ovvero la tendenza nel mondo giovanile a consumare e mischiare più di una sostanza, andando oltre l’originaria preferenza per gli oppiacei – e la sempre più diffusa percezione di normalità nell’assunzione di stupefacenti per combattere la “noia” e vivere una consumistica quanto artificiale “euforia a tempo”.
Le nuove droghe, infatti, veicolano modelli di socialità attiva opposti a quelli dell’autoalienazione e della marginalità caratteristici dei tossicodipendenti della prima generazione. L’assunzione di droghe, pur mantenendo un significato di trasgressione, oggi non si identifica più in ideologie o specifici stili di vita. Senza considerare che – alla faccia del proibizionismo – vi è ormai la possibilità di reperire con grande facilità qualsiasi sostanza. Insomma, una stupefacente normalità.
Altro elemento imprescindibile per approfondire i mutamenti del mercato delle nuove droghe è quello dei canali d’acquisto, con la dirompente irruzione del web. Niente più piazze e muretti, sempre meno discoteche, la “roba” – in particolare quella “etnica”, con falsi richiami alla cultura orientale e africana – si acquista on-line, con consegna a domicilio. L’Osservatorio europeo sulle droghe ha puntato l’indice contro il fenomeno delle “farmacie” dei narcotrafficanti che aprono e chiudono i battenti su Internet a tempo di record. Così più facilmente entrano nuove sostanze. Come ad esempio lo “shaboo”: piccoli granelli bianchi, dall’aspetto innocuo, sciolti in sostanze alcoliche formano cocktail dagli effetti micidiali. Per molti giovani è il nuovo “crack”. Eccita, elimina qualsiasi freno inibitorio, garantisce un senso di onnipotenza anche per 36-40 ore.
E’ una superdroga che può raggiungere sei volte l’effetto della cocaina, entra nel cervello come un bisturi e, come spiegano i medici, è capace di recidere i contatti tra i neuroni. Danneggia il fegato per l’elevata tossicità, ma può anche scatenare crisi ipertensive e provocare l’ictus. Poi ci sono i farmaci usati come droghe. Dai giovani alla ricerca di un modo semplice e poco costoso di sballare. Psicofarmaci, ansiolitici, sonniferi, antidepressivi, stabilizzanti dell’umore, i farmaci oppioidi, utilizzati nella gestione del dolore che non solo lo alleviano, ma rimuovono la componente emotiva e per questo spesso usati come stupefacenti dai ragazzi: inducono euforia. Secondo i dati più recenti l’Italia quattro milioni di persone, tra i 15 e i 64 anni, hanno consumato negli ultimi dodici mesi almeno un tipo di droga tra cannabis, cocaina, eroina, droghe sintetiche, nuove sostanze psicoattive.
Al primo consumo si giunge per motivazioni banali, veicolate, come detto, dal bisogno di socializzazione, di appartenenza e d’identità. La persistenza nel consumo, l’abuso e la possibile dipendenza riguardano invece ragazzi colpiti da forme di disagio personale o relazionale, spesso cresciuti in ambienti familiari e sociali attraversati da privazioni che lasciano il segno. Situazioni acuite dalla solitudine imposta anche dal Covid. Il disinteresse della politica per le dipendenze scaturisce a mio avviso da due fattori. Da un lato il congelamento della questione droga, in quanto troppo “spigolosa” per esecutivi di unità nazionale (anche nell’attuale “contratto” di governo non è presa in considerazione); dall’altro i tagli alla spesa sanitaria e la conseguente, pesante penalizzazione del settore servizi.
È noto come la tossicodipendenza sia una “malattia” con caratteristiche tutte particolari. Il reinserimento sociale, l’attività di accompagnamento psico-educativo durante la fase di cura sono strumenti importanti quanto il farmaco e la terapia delle malattie “droga-correlate”. Se il pilastro dell’approccio psico-sociale viene meno, anche l’efficacia degli interventi sanitari rimane dimezzata. L’adesione alla cura è la prima a risentirne. Per quanto riguarda le comunità di recupero, oggi si trovano a sostenere problematiche complicate.
Le persone tossicodipendenti da eroina sono invecchiate, senza più relazioni familiari, né con la famiglia di origine né con quella eventualmente acquisita; spesso si sovrappongono problematiche di tipo fisico (disabilità) e psichico (doppie diagnosi) ai limiti dell’invalidità, che rendono di fatto impossibile qualsiasi tentativo di reinserimento lavorativo se non in situazioni protette (cooperative di tipo B). Per persone spesso senza casa o fissa dimora, l’intervento finisce così per assumere connotazioni marcatamente assistenziali. Noi, come comunità, ci troveremo a gestire sempre più casi di tipo psichiatrico che comporteranno una assistenza sanitaria del 100% e una prospettiva di reinserimento sempre più difficile.