“Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica: gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro.”
Queste le parole del ministro Lollobrigida: inqualificabili.
L’ipocrisia dello scandalo generatosi a seguito però lo è altrettanto, se non di più.
Perché? Leggiamo e analizziamo.
“Le parole del ministro Lollobrigida sono disgustose sono parole inaccettabili da chi ricopre il suo ruolo. Ci riportano agli anni ’30 del secolo scorso sono parole che hanno il sapore del suprematismo. Mi auguro che Giorgia Meloni e il governo prendano le distanze da queste dichiarazioni – conclude – fatte per altro nel giorno in cui il presidente Mattarella si trova in visita ad Auschwitz.”
Elly Schlein
“Non è questione di destra o sinistra. È che quella locuzione non è equivocabile ed è bruttissima ed è sbagliata. La teoria della sostituzione etnica è un mito neonazista secondo il quale i bianchi vengono sostituiti da non bianchi.”
Enrico Mentana
“È grave. Potremmo dire ‘gli è partita la frizione’, ma la destra reazionaria nel mondo ha sempre utilizzato tutti questi stereotipi. Sono parole chiavi terribili. Mi ha colpito molto che mentre Lollobrigida pronunciava queste parole il nostro Presidente Mattarella era ad Auschwitz, dove qualcuno ha cercato di mettere in pratica la sostituzione etnica.”
David Parenzo
Le critiche dei suddetti (che rappresentano parte del giornalismo e della politica italiani) sono, oltre che estremamente ipocrite, anche fallaci visto che trattano la “sostituzione etnica” come esclusivo appannaggio dell’ideologia nazista.
Le pulizie etniche con fine di sostituzione dei nativi con altri gruppi etnici/religiosi non sono teorie complottiste o passato storico.
Sono drammi in essere per tante popolazioni come quella Palestinese che, purtroppo, ne risulta la massima esponente.
Quello che accade in Palestina, infatti, è una pulizia etnica col fine ultimo della sostituzione etnica dei nativi semiti palestinesi con persone di fede ebraica aliene a quella Terra.
Non è qualcosa di occasionale, come vorrebbe far credere la propaganda sionista, ma di quotidiano che va avanti ufficialmente da 75 anni cioè dal 1948, anno in cui iniziò ufficialmente lo sterminio pianificato dai sionisti e messo in atto dalla neonata colonia d’insediamento israeliana sui palestinesi (la Nakba).
Scrivo ‘ufficialmente’ perché il progetto coloniale sionista prese vita prima del 1948, con l’entrata di coloni ebrei già da fine 1800.
Sul genocidio incrementale in atto che si avvale della pratica della pulizia etnica non mancano le prove: esistono documenti di storici (anche israeliani), libri e documentari di studiosi, verbali di riunioni, confessioni e lettere di militari che fanno luce sui massacri provocati dal terrorismo israeliano in Palestina (come brutali torture, sfollamenti coatti, esecuzioni sommarie di donne e bambini costretti a scavare la loro fossa, spinti dentro e poi uccisi a colpi di arma da fuoco, stupro di ragazzine, uccisione di 14 bambini che giocavano su cui furono lanciate granate).
Ancora oggi, volutamente, molti dei documenti rivelatori non vengono desecretati dagli occupanti israeliani perché rimangano nascoste queste e altre atrocità mosse contro i palestinesi, simili agli eccidi nazisti.
E se vogliamo peggiori visto che tutti i leader “democratici” israeliani erano a conoscenza dei massacri dei gruppi terroristici sionisti (Irgun, Haganah, Lehi, Palmach, Banda Stern).
Anche in Europa: tutti sapevano.
E oggi, tutti sanno ma si scandalizzano solo per le parole di chi impone memorie di propaganda.
E l’opinione pubblica segue a ruota questo filone.
Infatti, nonostante video, dirette social, testimonianze audio, funerali, macerie sono necessarie opere di convincimento sulla verità. E l’utilizzo di termini come ‘pulizia etnica’ solo in determinate circostanze strumentalizzabili, riportate all’inizio, è uno degli esempi di come, escludendo i palestinesi dall’equazione delle possibili vittime si vada a normalizzare e ad avallare proprio la sostituzione etnica che si sta condannando.
Poiché investiti di indifferenza, quindi innominabili, parrebbe che i Palestinesi non siano degni di poter subire razzismo suprematista: declassificati dalla vita, insomma.
Le cose sono due: o i palestinesi sono complottisti che fingono la loro morte in diretta e che amano vivere da esuli nei campi profughi invece che nelle loro legittime case, o i coloni israeliani sono dei fascisti, xenofobi, razzisti accecati dalla folle ideologia sionista che ha collaborato col nazismo e di cui ne è divenuta la sublimazione.
Quando questi ultimi, col benestare placido e colpevole di tutte le comunità ebraiche italiane, cacciano i nativi palestinesi dalle loro case per occuparle, sotto la protezione dell’ esercito illegale della colonia d’insediamento sionista meglio conosciuta come “Israele”, cosa stanno facendo secondo voi?
I suprematisti ebraici israeliani che in migliaia marciano inneggiando alla morte dei palestinesi, alla distruzione delle loro case e dei loro “villaggi” sono fake news?
E adesso, scandalizzatevi.
“È parere di chi scrive che la polizia etnica sia una politica ben definita di un particolare gruppo di persone per eliminare sistematicamente un altro gruppo da un certo territorio su basi di origini religiose, etniche o nazionali. Tale politica implica violenza ed è spesso associata a operazioni militari. Deve essere realizzata con tutti i metodi possibili, dalla discriminazione allo sterminio e comportata l’inosservanza dei diritti umani e delle leggi umanitarie internazionali. La maggior parte dei metodi di pulizia etnica costituiscono violazioni della convenzione di Ginevra del 1949 e dei protocolli supplementari del 1977.”
Drazen Petrovic, “Ethnic Cleansing. An Attempt at Methodology” in “European Journal of International Law”