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Corte federale: chiesti 15 punti di penalizzazione per la Juventus

| 21 Gennaio 2023 | SPORT

Stangata della Corte federale sulla Juventus: ha accolto l’istanza presentata dalla procura Figc sulla riapertura del processo per le plusvalenze e ha sanzionato il club e i suoi dirigenti andando anche oltre le richieste del procuratore Giuseppe Chinè. La Juve è stata punita con 15 punti di penalizzazione in classifica, mentre Chinè ne aveva chiesti 9.

“La pena deve essere afflittiva, la Juventus in classifica deve finire ora dietro la Roma, fuori dalla zona delle Coppe Europee”, aveva detto il procuratore Figc Giuseppe Chinè nella sua requisitoria. Oltre ai 9 punti di penalizzazione, aveva anche chiesto 16 mesi di inibizione per Agnelli, 20 e 10 giorni per Paratici, 10 mesi per Cherubini, 12 mesi per tutti gli altri consiglieri.

“Ricorso inammissibile, assenti fatti nuovi”, era invece la difesa contenuta nella memoria difensiva della Juve. Ancora: “Nessuno degli elementi valorizzati dalla procura Federale” nell’ambito delle operazioni di mercato “dimostra l’esistenza di una artificiosa sopra-valutazione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori alle predette operazioni, con ciò rendendosi piena infondatezza dell’odierno ricorso”.

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Circa la “sussistenza di documenti interni e budget riportanti l’indicazione di plusvalenze come obiettivo strategico”, “non costituiscono affatto – avevano scritto i legali bianconeri – un elemento che possa fondare la natura fraudolenta e artificiosa delle operazioni concluse e dei valori ad esse assegnati”. Collegato da remoto da Torino, per seguire l’udienza, c’era anche il nuovo presidente della Juventus, Gianluca Ferrero.

Con i legali del club bianconero, anche il direttore sportivo Federico Cherubini e Fabio Paratici, ora dirigente del Tottenham. Oggi è stato soltanto il primo di molti giorni del giudizio che attendono la squadra nel 2023, tra giudici sportivi e ordinari. Data segnata in rosso è quella del 27 marzo, quando sarà il momento dell’udienza preliminare davanti al Gup di Torino.

La scorsa primavera sembrava che la vicenda fosse finita con un nulla di fatto. I giudici avevano sostenuto in sostanza che i deferiti non avrebbero potuto essere sanzionati, in assenza di una norma che disciplini i criteri per l’attribuzione del ‘valore’ dei calciatori. Il procuratore Giuseppe Chinè ha però aperto un’altra indagine sulla base di “numerosi nuovi indizi”, sulla base degli atti acquisiti nell’ambito dell’inchiesta “Prisma”.

Il giudice indaga sulle scritture private tra la Juve e i giocatori per presunti tagli fittizi degli stipendi, convinto di poter dimostrare come i bianconeri fossero il centro di un sistema che andava a truccare i bilanci con i trasferimenti di giocatori la cui valutazione sarebbe slegata dal loro reale valore sportivo. Così, è stata avanzata richiesta di revocazione della sentenza definitiva emessa lo scorso maggio dalla Corte d’appello federale.

I bianconeri puntavano a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Oppure al suo respingimento, sperando che venisse appurata “l’insussistenza” di qualsiasi illecito disciplinare e soprattutto “l’assenza di elementi nuovi sopravvenuti rilevanti per il giudizio rispetto alla decisione della Corte federale di appello e quindi la carenza dei presupposti dell’impugnazione”.

Proprio su questo puntava la memoria difensiva della Juve per l’udienza: il ricorso, sostenevano i legali bianconeri, è “inammissibile, in ragione dell’assenza, nel caso in esame, dei presupposti applicativi di tale mezzo di impugnazione straordinario”, cioè di “fatti nuovi”, secondo il principio per cui “nessuno può essere perseguito o condannato penalmente dalla giurisdizione dello stesso Stato per un reato per il quale è già stato assolto o condannato a seguito di una sentenza definitiva conformemente alla legge e alla procedura penale di tale Stato”.

Nella memoria difensiva della Juve si leggeva anche che il cosiddetto Libro Nero FP (dove le iniziali stanno per Fabio Paratici) “in realtà si risolve in un appunto su foglio A” e “la Procura federale omette totalmente di considerare la precisa spiegazione di tale appunto fornita dallo stesso Federico Cherubini (manager responsabile dell’area di mercato della Juventus, ndr) nel corso delle sue sommarie informazioni testimoniali del 27 novembre 2021”.

“In altre parole – era la tesi del collegio difensivo del club bianconero – per Federico Cherubini la plusvalenza, che in sé e per sé è pienamente lecita, diventa ‘artificiale’ quando, pur restando lecita (e ‘sana’), si lega alla vendita prematura di ‘ragazzi giovani’, per assecondare ‘anche obiettivi’ di ordine economico indicati ‘dall’area Finance'”.

Oltre alla Juventus erano coinvolti altri club, per i quali Chinè chiedeva l’ammenda. Si tratta di Sampdoria, Genoa, Pro Vercelli, Parma, Pisa, Empoli, Novara e Pescara, insieme a 52 dei loro dirigenti ed ex dirigenti, fra i quali Agnelli, Nedved, Arrivabene e Cherubini. Alla fine le sanzioni sono arrivate solo per la Juve e i suoi dirigenti, prosciolti gli altri club.

TAG: FC Juventus, FIGC, Penalizzazione, plusvalenze, procura
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