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Legge Fornero: impossibile abrogarla prima del 2023

| 17 Agosto 2022 | ECONOMIA

Tante promesse ma alla fine la sostanza resterà. Nonostante molti partiti paventino l’ipotesi di cambiare la legge Fornero, l’architrave del nostro sistema previdenziale resterà in vigore anche nel 2023.

Troppo alti sarebbero infatti i costi strutturali per modificare una legge che, se cambiata, imporrebbecosti altissimi perdipiù in un periodo nel quale tutte le pensioni dovranno essere rivalutate a causa dell’inflazione di almeno il 7% in più.

Nessuno riuscirà quindi ad impedire lo scalino tra i 64 anni di Quota 102, richiesti nel 2022, e i 67 anni necessari per l’uscita di vecchiaia da gennaio 2023. Questo avviene per tre ragioni: non c’è tempo a sufficienza, visto che il nuovo governo sarà pienamente operativo a novembre; non ci sono ipotesi concrete sul tavolo e, anche se ci fossero, rischierebbero di essere insostenibili per i conti pubblici.

Anche per la Lega, che più si sta spendendo per modificarla, cambiare la legge Fornero rischia di essere difficilissimo: come nel 2018 al massimo si potrà operare una sorta di deroga, passando dalle precedenti “Quota 100” e “Quota 102” a “Quota 41”, che però non è una riforma, visto che non prevede la flessibilità strutturale in uscita, richiesta da molte lavoratrici e lavoratori che spesso non hanno contributi sufficienti per andare in pensione.

In particolare la proposta del partito di Matteo Salvini prevede la pensione anticipata per chi ha 41 anni di contributi, anziché 42 anni e 10 mesi per gli uomini o 41 anni e 10 mesi per le donne. Possibile con lo “sconto mamma” scendere ancora, di un anno per ogni figlio, e allo studio anche un’età pensionabile solo per le donne di 63 anni anziché 67. Per i giovani pensione minima da mille euro.

A queste proposte la Lega aggiunge anche l’opzione donna resa strutturale (che significa uscita a 58 anni con 35 di contributi, con ricalcolo contributivo), la proroga dell’Ape sociale e l’estensione del riscatto di laurea.

Discorso simile per Fratelli d’Italia e Forza Italia: se da un lato Giorgia Meloni propone di tagliare le pensioni d’oro e detassare la parte di pensione che gli anziani dedicano al sostentamento di figli e nipoti, Silvio Berlusconi invece sostiene di poter portare tutte le pensioni a 1000 euro per 13 mensilità, con un costo che si aggirerebbe per lo Stato intorno ai 30 miliardi.

Più moderata invece la proposta del M5S, che sul tema mantiene le posizioni del presidente dell’Inps Pasquale Tridico che sostiene ci sia la possibilità di uscire già a 63/64 anni con penalità o ricalcoli contributivi dell’assegno. Giuseppe Conte e i suoi sono anche favorevoli al riscatto gratuito della laurea.

Una proposta diversa è invece quella del Pd, che propone di rinnovare sia Opzione Donna che l’Ape sociale, con un occhio di riguardo alla lista di lavori gravosi che potrebbe essere ampliata.

Allo studio anche un’ipotesi di pensione di garanzia per i giovani e tutti quelli nati dopo il 1996 che rischiano di andare in pensione a 70 anni con assegni molto bassi, a causa dei lavori intermittenti e i salari ridotti da precarietà e part-time.

TAG: governo, legge fornero, pensioni
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