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L’arte umana e poetica di Venanzo Crocetti

| 3 Maggio 2022 | CULTURA

Arriva la primavera con i fiori, gli incontri e si intensificano le visite ai musei, fra arte e cultura nell’imbarazzo della scelta a Roma, nel suo immenso patrimonio. Tra questi il Museo della Fondazione Venanzo Crocetti sulla Cassia, dedicato al celebre scultore abruzzese.

La Fondazione voluta da Crocetti nel 1972, riassume e rappresenta attraverso le sculture e i disegni il suo mondo creativo e la ricchezza della sua anima. Le sue opere trasmettono oltre la meraviglia, la sua personale interpretazione della realtà, in una sensibilità profonda e sofferta.

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L’edificio di tre piani comprende oltre al museo, anche lo studio visibile da una parete di vetro. Segue la Casa Museo, la Sala Polifunzionale, l’Archivio, e la Biblioteca Antonio Tancredi, a cui si può accedere gratuitamente. I giardini curati con alcune opere esposte,  attendono e accolgono i visitatori in un rapporto umano simile a un abbraccio.

Venanzo Crocetti nasce a Giulianova il 3 agosto 1913 e si spegne a Roma il 3 febbraio 2003 nella sua casa, oggi museo. Ha un’infanzia difficile, segnata da molte perdite prima della madre a soli dieci anni, poi della sorella e poco dopo del padre, un maestro muratore, che sostiene la famiglia. 

Dopo queste mancanze resta solo con la sorella minore e vengono affidati alla nonna, ma con gravi ristrettezze economiche. Nonostante i disagi e i lutti, riceve il dono del disegno, quasi come una ricompensa per il dolore e gli affetti sottratti. Eccelle a scuola in quest’arte, disegna con il carbone sulle pareti di casa e all’asilo a soli quattro anni e frequenta gli artigiani del luogo. La sua vocazione artistica fermenta, mentre disegna per i paesani a richiesta il cane, i pulcini, l’uva.

I primi anni vissuti tra le colline, i borghi marinari, l’ambiente selvaggio e povero dei pescatori e l’incontro con il Maestro Ulizio, influenzano per sempre la perfezione della sua arte solitaria e poetica.

La svolta nella sua vita arriva quando nel 1928, a quindici anni si trasferisce a Roma, dedicandosi al lavoro e alla scuola serale. Si divide tra il restauro della Cappella Sistina e lo studio. Frequenta le accademie, partecipa a 18 anni al concorso dell’Accademia di San Luca e viene premiato con 5.000 Lire, somma che gli permette di dedicarsi serenamente alle sue creazioni.

Seguono altre partecipazioni e premi come la Galleria Nazionale di Firenze e la Biennale di Venezia nel 1934. Le sue opere vengono esposte alla grande Mostra d’arte italiana di Parigi e conosce altri pittori noti, tra cui Ferruccio Ferrazzi, che favorisce particolarmente le sue sculture. Anche il collezionista Ottolenghi compra molte sue opere contribuendo a farlo conoscere.

Con la fama vengono affidati nuovi progetti, tra cui la statua in bronzo di San Michele Arcangelo ad Aprilia nel 1936. La scultura la Madonna con il bambino per Petrucci e per il Vaticano la Porta dei Sacramenti nella Basilica di e San Pietro, inaugurata nel 1965. Inoltre, per il suo paese di origine realizza il Crocifisso in bronzo nel  Duomo di San Flaviano.

Il periodo di lavoro per il monumento ai Caduti in Abruzzo e la Porta dei Sacramenti si svolgono nel nuovo studio sulla Cassia. Crocetti, diventa devoto a San Michele dopo una caduta mentre lavora all’opera, riuscendo a salvarsi aggrappandosi alle sue ali.

La sua arte in questi anni sembra inarrestabile e il suo valore viene riconosciuto a livello internazionale, soprattutto in Giappone, dove ancora oggi si espongono le sue opere. L’amicizia con Tetsuro Akanegakubo responsabile del Centro di Scultura a Tokio favorisce la sua fama. Anche al Vaticano e a San Pietroburgo, al museo Ermitage sono esposte alcune sue opere, in una sala permanente, con i capolavori più significativi.

Inoltre, nel 1956, riceve la Cattedra a Firenze per insegnare scultura nell’Accademia, lamentando però negli anni la leggerezza degli studenti ritardatari, incuranti del suo impegno e della modella in attesa.

Negli ultimi anni il suo legame con l’Abruzzo, che stenta a riconoscerne il valore, s’intensifica, con il particolare rapporto fraterno che stringe con il Deputato e mecenate Antonio Tancredi, il quale con i suoi eredi e la Presidente della Fondazione Carla Ortolani, cercano di mantenere viva la memoria per diffondere la sua arte e umanità. Oltre alle opere in bronzo, marmo, disegni nel museo, si possono ammirare periodicamente altre mostre e collaborazioni con vari artisti.

Per Crocetti le figure geometriche e l’uso del triangolo sono elementi essenziali. A cui si aggiungono un mondo poetico di figure femminili tornite, dove la donna ha un ruolo centrale: tenera, semplice, carnale, scolpite in brevi momenti quotidiani. Ricordi d’infanzia, che si materializzano e diventano arte in un viso, una posizione o una figura.

La sua arte fissa un istante senza intellettualizzarlo troppo, in una semplicità pari alla sua grandezza. Una natura schiva e nobile, che non ama le esposizioni, i critici, l’ambiente mondano, ma puro, solitario e libero.

Crocetti, resta legato fino alla morte alla sua arte e ai suoi spazi, come l’unico matrimonio possibile e indissolubile. Un legame che non prevede unioni familiari, ma devozione, ispirazione, silenzio, rigore, arte.

Infatti, l’intera struttura museale è una sua creazione al pari di una opera, in cui ha dedicato tutte le sue energie, la ricchezza e il piglio manageriale. Il museo è il risultato dell’unicità di un Uomo e Maestro, che ha modellato se stesso in una creazione raffinata, amando e costruendo ogni singola opera d’arte, come una creatura sensibile: il suo animato Capolavoro.

 

Credo nella rivelazione dell’opera d’arte valida; quando l’opera stessa, riconquistando la sua pace e la sua iniziale solitudine, (cioè del tempo in cui, solitaria nello studio, si formava ad opera del suo artefice), si avvii per il suo cammino, difendendosi da sola se ne è capace. Il resto non può contare. (Crocetti, 1969, appunti di diario)

Museo Venanzo Crocetti: Home

https://www.museocrocetti.it

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