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Zelensky-Putin: si accusano sulle armi chimiche

| 12 Marzo 2022 | ESTERI

L’incubo delle armi chimiche si fa sempre più grande nella guerra in Ucraina. Nella giornata di venerdì 11 marzo, Mosca e Kiev si sono accusate a vicenda di possederle e di essere pronte ad usarle. Russia e Ucraina hanno rispedito al mittente le accuse, in una partita in cui è difficile capire  il livello di propaganda e false informazioni diffuse.

L’ambasciatore russo all’Onu ha sostenuto che le forze di Mosca hanno trovato in Ucraina prove della presenza di armi chimiche. Parlando ad una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu richiesto dalla Russia, Vasily Nebenzya ha parlato di una rete di “almeno 30” laboratori di ricerca biologica volti a rafforzare diverse “malattie letali”.

L’inviato di Mosca ha anche sostenuto che nei laboratori vengono condotti  “esperimenti biologici molto pericolosi” in coordinamento con gli Stati Uniti. L’ambasciatore tuttavia non ha fornito alcuna prova a dimostrazione delle sue affermazioni.

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Il ministero degli Esteri russo, in giornata, ha rincarato la dose scrivendo: “Gruppi radicali ucraini, sotto il controllo dei rappresentanti dei servizi speciali statunitensi, hanno preparato diversi potenziali scenari di utilizzo di sostanze chimiche tossiche per realizzare delle provocazioni.

Il loro obiettivo è accusare la Russia dell’uso di armi chimiche contro i civili”. Mosca ha diffuso un documento a margine del Consiglio di Sicurezza dell’Onu in cui si elencano questi scenari: il primo sarebbe un diversivo ad opera di una società ucraina dell’industria chimica che comporta “la distruzione di contenitori di grandi volumi contenenti prodotti chimici industriali”.

Secondo i russi, “le forze estremiste ucraine stanno pensando di mettere una mina sui serbatoi di ammonio presso l’azienda Azot nella città di Severodonetsk e Odessa Port Plant nella città di Odessa”. Un secondo scenario – prosegue il documento – prevede la distruzione di contenitori con sostanze chimiche tossiche “in aree altamente popolate”.

Il documento riferisce che dall’8 al 9 dicembre 2021 gli estremisti ucraini hanno consegnato nella regione di Donetsk barili di metallo da 200 litri con sopra scritte straniere. “Mentre venivano scaricati, quattro soldati ucraini hanno subito gravi ustioni chimiche e avvelenamento.

Il coordinamento generale della consegna e del deposito di merci pericolose è stato effettuato dal personale dell’appaltatore militare americano privato Forward Observation Group, con sede nello stato del Nevada. Nel corso della notte di due giorni fa – prosegue il dossier – a Zolochev, a nord-ovest di Kharkov, i nazionalisti ucraini hanno portato 80 tonnellate di ammonio”.

“Tali disposizioni – si legge nel documento – indicano indubbiamente i preparativi per l’uso di sostanze chimiche tossiche. Non c’è dubbio che le provocazioni in programma hanno lo scopo di accusare la Russia dell’uso di armi chimiche”.

Dall’Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky ha respinto le accuse russe di sviluppare armi chimiche: “Sono il presidente di un Paese degno, di una nazione degna. E nella mia terra non sono state sviluppate armi chimiche o altre armi di distruzione di massa”, ha affermato in un suo video intervento. Zelensky si è detto preoccupato: “Se vuoi conoscere i piani della Russia, guarda a cosa la Russia accusa gli altri di pianificare”.

Una tesi condivisa anche dall’ambasciatrice degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield, secondo cui “la Russia è solita accusare falsamente altri Paesi proprio delle violazioni compiute dalla stessa Russia”. Ha quindi negato l’esistenza di programmi per armi biologiche in Ucraina, rovesciando l’accusa su Mosca.

“L’Ucraina non ha programmi di armi biologiche, non esistono laboratori ucraini per armi biologiche sostenuti dagli Stati Uniti, né vicino al confine con la Russia né da nessuna altra parte”, ha aggiunto sottolineando che “è la Russia invece che potrebbe usare armi chimiche e biologiche in Ucraina”. Le accuse della Russia potrebbero essere un pretesto per un attacco, aggiunge Thomas-Greenfield accusando la Russia di inventare una “realtà parallela”.

“Se userà armi chimiche, Mosca pagherà un alto prezzo”, ha detto in giornata il presidente Usa Joe Biden precisando di non voler divulgare informazioni di intelligence.

Sulla questione è intervenuto anche l’ambasciatore cinese all’Onu, Zhang Jun: “Se in Ucraina non ci sono armi chimiche, basterà fornire le prove così che il mondo possa arrivare ad una conclusione”. Zhang Jun ha sottolineato che le “preoccupazioni sollevate da Mosca dovrebbe essere affrontate in modo adeguato”. “La Cina si oppone all’uso di armi chimiche da parte di qualsiasi Paese, qualsiasi circostanza. Sono armi di distruzione di massa”, ha sottolineando la necessità di “mettere fine al conflitto in Ucraina e lavorare per la pace”.

TAG: armi chimiche, Onu, russia, Ucraina
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