Il 16 dicembre si è svolto lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil contro la manovra finanziaria varata dal governo e ritenuta insoddisfacente. La mobilitazione era stata criticata da più parti, incluso il Garante per lo sciopero e la terza grande confederazione sindacale, la Cisl.
“Aumenta la distanza tra il palazzo della politica e il Paese. Noi invece diamo voce al disagio sociale che c’è nel Paese… Il Parlamento farebbe bene ad ascoltarci”, ha detto il leader Cgil Landini. E ancora: “Pensiamo che il Paese vada cambiato, con una riforma fiscale e delle pensioni degna di questo nome e cancellando la precarietà. È l’inizio di una battaglia”. Per il segretario generale della Uil Bombardieri “il Paese ha bisogno di risposte, che finora non sono sufficienti”.
Lo stop promosso da Cgil e Uil è andato avanti per circa otto ore ed è stato accompagnato da una manifestazione nazionale a Roma, in piazza del Popolo. Diversi lavoratori si sono radunati anche a Bari, Cagliari, Palermo e Milano, dove 20mila persone avrebbero preso parte al corteo secondo i numeri diffusi dalle sigle sindacali. In generale, sottolineano Cgil e Uil, l’adesione è stata alta, soprattutto tra i metalmeccanici.
I primi ad aderire allo sciopero sono stati Filt Cgil e Uiltrasporti, i sindacati del settore dei trasporti del Gruppo Ferrovie Italiane. Trenitalia aveva invece annunciato uno sciopero di quasi 24 ore, dalla mezzanotte alle 21 di giovedì. Qualche disagio anche a livello locale. L’Azienda Napoletana Mobilitá, per esempio, ha fatto sapere che a Napoli tra i dipendenti delle Funicolari l’adesione é stata del 65%. Leggermente più bassa quella del personale di tram e bus (54%).
Assente invece il settore della scuola, che aveva già incrociato le braccia lo scorso 10 dicembre. Stesso discorso per i servizi di igiene ambientale e la sanità, compresa quella privata delle Rsa.
Cgil e Uil hanno indetto lo sciopero puntando il dito contro i partiti di maggioranza per l’insoddisfacente trattativa sulla riforma fiscale. Maurizio Landini (in foto), segretario generale Cgil, ha accusato il governo di “aver chiuso la partita”, presentandosi ai sindacati “con una proposta che non ha modificato” sulla base delle loro richieste.
Pierpaolo Bombardieri, guida della Uil, ha chiesto di “cambiare nel merito le scelte” al centro della manovra. Al tempo stesso, si è detto però disponibile a tornare al tavolo con il premier Draghi e i suoi ministri.
“Da parte nostra non ci sono pregiudiziali o chiusure. Noi vogliamo arrivare a una discussione più ampia che ci è stata promessa ma finora non c’è stata. Ma siamo pronti a tornare al tavolo con il governo anche prima del 16 dicembre”, ha detto Bombardieri.
Tema centrale è stato quello fiscale. Il governo ha annunciato che la manovra punterà a tagliare otto miliardi di tasse. Risorse che, dicono Landini e Bombardieri, dovrebbero andare “al lavoro e ai dipendenti”, oltre che ai pensionati.
“Stiamo chiedendo che la riforma fiscale tuteli i salari e le pensioni più basse. Questo non sta avvenendo” e il provvedimento “non è la base di una riforma fiscale degna di questo nome”, ha detto il segretario della Cgil. “Quando un provvedimento dà 100 euro all’anno di miglioramento fiscale per chi prende fino a 20mila euro e 6-7-8mila euro a chi ha redditi di 3 o 4 volte superiori, questa è una riforma ingiusta, non accettabile”, ha commentato Landini.
Non solo. Alle sigle sindacali non piace tutto l’impianto che dovrebbe reggere la prossima Legge di Bilancio. Criticate anche le norme relative al settore scolastico, al contrasto alle delocalizzazioni, alla lotta alla precarietà e alle politiche industriali, giudicate non sufficienti a combattere quella che Landini definisce “pandemia salariale e sociale”, dove i più colpiti sono i lavoratori giovani e i pensionati.