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Paesaggi dell’anima

Un'antologia di poesie, nata tramite i social, che ha unito le mani di poeti italiani e sudamericani in tempo di Covid.
| 19 Settembre 2021 | CULTURA

Antologia di poesie, di autori vari, curata da Enza Spagnolo e Maria Luisa Macaluso. Edizioni TraccePerLaMeta.

E’ la testimonianza di un evento straordinario, patrocinato dall’assessorato alla cultura del comune di Caltanissetta che, via social, ha riunito poeti italiani e sudamericani durante il look down della primavera 2021.

L’opera si apre con una dedica a tutti i poeti del mondo.

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A tutti coloro che, ancora oggi, sognano e fanno sognare attraverso la poesia.

A quei coraggiosi che si armano di fogli e matite, combattono le ingiustizie sulla Terra a suon di versi e non risparmiano strali.

Agli innamorati temerari che, contro ogni attuale corrente, con le loro liriche seminano libere emozioni, senza nulla pretendere in cambio, perché sanno che l’Amore è tale solo se vive di libertà.

Ai leggiadri, che percorrono la vita colorandola di sfumature baciate o sciolte.

E, allora, non rimane che tuffarsi in questo che non è solo un libro, ma una documentazione di come la poesia abbia il potere di legare tra loro persone di ogni parte del mondo col solo uso delle parole e della passione.

È un pot-pourri, uno di quelli coi colori abbinati bene e dal profumo intenso ma piacevole.

Accompagnano il lettore note romantiche, malinconiche, leggere… pensieri che svolazzano come nuvolette bianche in un cielo primaverile, quando l’aria tiepida addolcisce gli umori di tutti sulla terra.

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“Un giorno finirai di calciare un pallone di sogni

e inizierà la vita,

e quei giorni spensierati d’infanzia

saranno lontani anni luce.

Le corse spensierate,

le rincorse ad un pallone,

le partite senza fine,

il fischio finale, sul fare della sera,

di un arbitro con la tonaca,

sembreranno cose irreali,

come le figurine,

che compravi a dieci lire…”(Gianluigi Caron)

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“Cara mamma, sono rimasto qui

negli spazi sconfinati del Cosmo.

In questo angolo sperduto del Creato.

A Cerda.

Tu invece sei già oltre la barriera… “ (Cruciano Runfola)

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“Fiumi di pensieri fuggono.

Note alla finestra.” (Corrado Carbé)

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“Medusa mia metamorfosi

rendimi granitica forma

dove le mie ferite da scalpello

diventino feritoie

da cui far passare la luce.” (Belinda Castellano)

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Non mancano le provocazioni, perché la poesia è anche questo. Qui ci pensa Anna Maria Folchini Stabile con la sua dedica a Bukowski

 A Charles Bukowski

Può un uomo sbronzo

tra sbronzi

conservare stile,

tra un sorso di whisky e l’altro,

nascosta la bottiglia

in un sacchetto anonimo

di carta marrone

– marrone come… altro –

a celare

quella sua caduta di stile,

pietra al collo

di una vita sdegnata?

Può,

quando suo il dolore cosciente

si infilza nelle carni

di tutti

come spiedo rovente.”(Anna Maria Folchini Stabile)

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Poi, come capita spesso in Primavera, tutto si imbrunisce. L’opera si tinge di colori forti, fortissimi, rosso sangue. Un rosso che accusa e addita. Un rosso che non lascia interpretazioni.

 “La fossa

Eccomi a raccontarvi

di una morte,

la mia.

Ennesimo caso

di una donna uccisa,

femminicidio,

anzi omicidio,

cancellata

dalla quotidianità di un posto fisso,

dall’amore per i figli

e da quell’affetto

donato per errore,

con il nobile intento

di condurlo nel più sicuro porto.

Gli ultimi istanti

di un’esistenza mal spesa.

Il litigio,

le parole rimbombano

aggressive alle pareti

le mani stringono il collo

e io che cerco i suoi capelli

per strappare una parte di lui,

il petto si blocca e i polmoni

s’infiammano,

annaspo, rantolo,

la fame di ossigeno

oscura la scena,

marmoreo il mio corpo,

e il viso di lui

che un incubo appare

nel gesto

la mano fatale.

Grugnisce, si eccita

non molla la presa,

il desiderio di morte

mescola sesso e follia.

Sento in bocca

il sapore di fossa

una terra bagnata

del mio vissuto concimata.

A nessuno importa,

chi era il malvagio

e chi la morta,

volevo versare

le ultime lacrime,

mi è stato impedito.

ora il mio corpo

è scomparso

e il buio inspira ogni cosa.”(Fabio Clerici)

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 “Sono un albero

Germoglio sessuale dall’incontro-scontro

di due semi.

Se mi cerchi mi trovi legno verde

infrangibile al vento.

Cresco incline e inclinata al verso e

tingo l’ombra di me.

Ore secolari impongono l’attrito

tracotante a questa Terra,

incerta e fradicia dei miei bisogni occulti.

Poi d’un tratto infoltisce la chioma selvatica

 e maschera

riflessioni contorte e amori dendritici

della dolce metà latente.

Cerchi concentrici sul tronco legnoso e ruvido di tarli,

incidono cicli stagionali beanti di

rimpianti e resina,

lacrime scolpite, coagulate, sospese

alla propria origine.

Afferro zolle amare tra dita radicolari…” (Antonella Ballacchino)

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Suona come un abbraccio tra donne la poesia di Paola Surano dedicata alla donne in Mozambico. Nate e abituate alla miseria, eppure così dignitose col loro incedere elegante e il loro capo sempre rivolto a guardare l’innanzi.

Loro non hanno tempo da sprecare per guardarsi indietro o perdersi in inutili lamenti.

“È lunga la strada per le donne,

in Mozambico.

Si incamminano all’alba in gruppo

chiacchierando, un bambino

sulla spalla, un altro per mano

la tanica gialla dell’acqua

in bilico sulla testa; scalze

camminano e camminano

eleganti ed erette

con le loro capulane colorate

verso il pozzo più vicino,

lontano chilometri dal villaggio

se mettessero in fila tutti i loro passi sarebbero ormai lontane, le donne in Mozambico.”(Paola Surano)

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Il libro si chiude con una lirica ricca di speranza nata dal tratto delicato di Tiocleziano degli Ugonotti.

“Ho gettato al vento

semi di magnolia,

come lacrime di fenice

dal riflesso rubino.

Ad essi ho affidato

le mie gioie,

ciascuna per ogni seme,

come luce di speranza nella notte.

Un giorno

Avranno tronchi robusti,

e chiome floride,

dove sorridere dei miei anni..” (Tiocleziano Degli Ugonotti)

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Sono stata contenta di recensire questo libro.

Amo la poesia e devo dire che, negli ultimi tempi, sembra stia riappropriandosi del suo posto.

La nostra bella Italia è stata madre dei più grandi poeti, di quelli che vengono declamati in ogni posto del mondo.

La poesia è Patrimonio della Cultura e della Civiltà, come tale andrebbe tutelata e promossa.

La poesia ingentilisce l’animo umano e mai come ora il mondo intero ha bisogno di gentilezza.

TAG: paesaggi dell'anima
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