I sindacati hanno confermato lo sciopero del trasporto aereo per il 24 settembre, dopo il confronto con Ita. Domani i sindacati confederali invieranno una lettera al governo per coinvolgerlo nella vertenza.
Cleofe Tolotta dell’Usb parla di “trattativa difficile e in salita”. “Ita vuole mano libera sul contratto e vuole scegliersi i propri dipendenti senza tener conto dell’esperienza lavorativa” dice il segretario della Uilm, Claudio Tarlazzi, al termine del confronto con i vertici di Ita. “Le distanze che abbiamo registrato finora sono molto importanti – sottolinea – sia sotto il profilo industriale e altrettanto sotto il profilo occupazionale. Anche sulla parte contrattuale, quindi quella dei diritti dei lavoratori e sulla parte retributiva, sono molto distanti. Ita ha scelto di uscire da Assaereo, quindi vuole negoziare al suo interno il contratto di lavoro dei dipendenti. Si vogliono tenere le mani libere sull’aspetto contrattuale”.
“Per noi – aggiunge – è una condizione inaccettabile non applicare il contratto nazionale di lavoro. Se ci si vuole allineare alle condizioni di concorrenza in questo Paese bisogna attuare l’articolo 203 del decreto rilancio che prevede che il contratto nazionale sia il riferimento minimo per lavorare per le compagnie che hanno base in Italia”. “Ci saranno altri incontri con Ita per diminuire le distanze – continua Tarlazzi – perché ad oggi le distanze sono molto importanti sia sul piano industriale che sui diritti dei lavoratori. C’è molto da lavorare”.
“Il presidente di Ita ha spiegato che non si tiene conto dell’esperienza lavorativa – continua Tarlazzi – ma questo non va bene. Ita vuole scegliersi i lavoratori con i quali fare l’attività. Uno a uno e non tenendo conto di nulla, diritti compresi. Questa per noi è una situazione complicata e nuova, ma con distanze molto significative che cercheremo di ridurre nei prossimi incontri. Il percorso è molto complicato”. “Questa trattativa deve coinvolgere i ministeri competenti e deve anche andare a Palazzo Chigi – scandisce – visto che le condizioni di sviluppo della compagnia travalicano il confine dell’azienda stessa. Il settore necessita di condizioni di allineamento della concorrenza in un mercato molto contendibile, dove la concorrenza è distorta. Palazzo Chigi intervenga anche sul piano occupazionale perché dobbiamo dare garanzie di prospettiva ai 10.500 lavoratori di Alitalia e a tutti i lavoratori dell’indotto che hanno perso il lavoro in questi mesi per la crisi del trasporto aereo”.
“Noi ci occupiamo di 10.500 lavoratori di Alitalia e non solo dei 2.800 che Ita vuole assumere. Abbiamo chiesto l’intervento del governo perché servono risposte che Ita non può dare da sola” spiega Fabrizio Cuscito, segretario della Filt. “Ita – aggiunge Cuscito – ci ha comunicato che esce da Assaereo, l’associazione datoriale che applica il contratto collettivo nazionale di lavoro. Questo è paradossale perché avviene da una società controllata dallo Stato e quindi va contro la norma prescritta nel decreto rilancio che prevede l’applicazione dei minimi salariali del contratto nazionale di lavoro”.
“I lavoratori di Alitalia nel 2008 erano 22mila e oggi sono 10.500 e non è che i conti siano migliorati. Quello che abbiamo ribadito al presidente di Ita è che il costo del lavoro non è il vero problema di Alitalia. Il vero problema sono le alleanze sbagliate, contratti di leasing sbagliati e i costi del carburante negoziato in modo sbagliato. Questi sono i mali di Alitalia” sottolinea, aggiungendo che domani verrà inviata “una lettera ad Ita e ai ministeri competenti per chiedere l’allargamento della vertenza”. “Questa compagnia nasce per risolvere i problemi di Alitalia in amministrazione straordinaria – continua Cuscito – è un’operazione di sistema e così va trattata. Devono essere presi in considerazione tutti i lavoratori di Alitalia che rischiano di perdere il posto di lavoro. Non può essere creato un contenitore vuoto da riempire a piacimento di qualcuno”.
Al termine dell’incontro con i vertici di Ita, Salvatore Pellecchia, segretario della Fit Cisl, spiega: “Il presidente Altavilla ha sottolineato che Ita è una start up, una azienda nuova, questo è un dato di fatto incontrovertibile però noi in maniera altrettanto schietta abbiamo sottolineato che per noi i 10.500 lavoratori di Alitalia hanno diritto a una tutela occupazionale e salariale. Questa è la ragione per cui riteniamo che parallelamente a questo incontro vada aperto il confronto con i commissari straordinari, ma necessariamente anche con i ministeri competenti”.
“Il piano industriale di Ita prevede al 2025 104 aerei e noi dobbiamo creare le condizioni per far arrivare le lavoratrici e i lavoratori che in questo momento non troveranno la possibilità di ingresso in Ita, pronti. Non dovranno perdere i titoli professionali di cui sono in possesso adesso. Quindi la trattativa deve andare avanti su due canali paralleli” sottolinea. “Abbiamo anche chiesto di definire un protocollo sulle relazioni sindacali – aggiunge Pellecchia – perché non possiamo venire qui e apprendere le cose. Dobbiamo stabilire cosa è materia di contrattazione e cosa è materia di informazione. Al tempo stesso abbiamo chiesto l’attivazione di un organismo paritetico di garanzia per avere una sede di partecipazione sindacale che è pronta ad intervenire anche sulle scelte in tempo reale”.
“Quella di Alitalia è una situazione molto complessa, molto complicata che però ha delle risposte obbligate. Faremo ovviamente tutto il possibile per limitare i danni, però il settore è questo, i problemi sono quelli conosciuti e le condizioni che ha posto la Commissione Ue pure. Adesso, è anche compito degli amministratori di Ita trovare diciamo così, la via migliore possibile. Possibile però, non impossibile” dice il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, lasciando il Meeting di Rimini.
“Una serie di problematiche complesse, tecniche e sindacali, sono in fase di soluzione. Ma sono convinto che Ita possa essere un soggetto forte, robusto, in grado non solo di coprire un importante segmento della domanda, ma anche di fare accordi commerciali con altre società”. E’ la convinzione espressa dal ministro per le Infrastrutture e i Trasporti Enrico Giovannini, a margine del suo intervento al Meeting di Rimini. “Il settore del trasporto aereo è in grande movimento – osserva Giovannini – ma è su livelli molto inferiori rispetto ai flussi ante-Covid. Credo che una società di media dimensione ma sana, capace anche di innovare, ad esempio integrando i servizi aerei con quelli ferroviari, possa competere e soddisfare un importante segmento della domanda di trasporto aereo”.